Distretto culturale. Già  il nome evidenzia l’accostamento: lo sviluppo locale è caratterizzato dalla valorizzazione della propria storia, della sua evoluzione e del risultato culturale contemporaneo che essa genera.
In Piemonte molte zone stanno cercando di cavalcare il momento favorevole, dovuto all’ondata glocalizzante, utilizzando il distretto culturale come cappello sotto il quale riunire varie policies atte ad assumere la cultura come veicolo fondamentale nella connotazione e nell’identificazione locale. Vedere sotto la voce (abusata) di “marketing territoriale strategico”.
Non solo i capoluoghi, ma anche la Provincia, stanno giocando la stessa partita: trovare la propria eccellenza e spenderla come risorsa per la crescita economica e sociale. Alcune sfide sono già  state disputate e vinte. E’ il caso della zona delle Langhe e del Roero con i loro vini. Non è solo la sinergia dei produttori a costituire l’identità  del distretto; anche la presenza dell’Università , con il Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia.
Oppure la nascita del “sistema Slow Food”, che in 20 anni di attività  ha saputo lavorare sulla domanda, moltiplicando i consumatori-conoscitori: coloro, cioè, che non si limitano a valutare il prodotto in base al rapporto qualità /prezzo, ma che allargano la cerchia delle informazioni anche agli elementi culturali, al contesto e alla tradizione.
In questo si pone l’accento sulla cultura locale, più di ogni altra cosa. Il tutto è sfociato nell’ambiziosa candidatura della zona come Patrimonio dell’Umanità , conferito dall’UNESCO. Non sarebbe la prima volta che verrebbe riconosciuto ad un paesaggio vitivinicolo il carattere di unicità  ed integrità ; la stessa sorte è già  toccata all’Alto Douro portoghese, alla zona del Tokaj ungherese o di Saint Emilion in Francia. Altre partite si stanno svolgendo senza che i giocatori ne siano consapevoli: è il caso del car design.
In questo esempio ritroviamo una cultura automobilistica che si è intrecciata con l’estro di personaggi come Bertone, Giugiaro e Pininfarina. Da qui il via a un’intera industria fondata sul design. Aggiungiamo la presenza, anche in questo caso, di corsi incentrati sul Design Industriale organizzati dal Politecnico o alla compresenza dell’Istituto Europeo di Design o all’Istituto di arte Applicata e Design.
Il tutto condito con due assaggi che fanno presagire una potente virata degli investimenti: un poderoso ri-allestimento del Museo dell’Automobile, per opera dell’architetto francese Franà§ois Confino (che già  ha ridato lustro alla Mole Antonelliana con il Museo Nazionale del Cinema) e il International Car Design Expoforum, previsto a maggio 2008 nella cornice di Torino 2008 World Design Capital, con la speranza che diventi un appuntamento fisso biennale del settore automotive.
La differenza esistente tra i due distretti citati finora è la consapevolezza e la volontà  delle istituzioni nell’appoggiare un progetto di lungo termine, raccogliendo le istanze, organizzandole e dando loro forma, come solo il settore pubblico può e dovrebbe fare. In alcuni casi questa spinta bottom-up non ha la forza o la lungimiranza necessarie e l’esito dell’esperienza è ancor più incerto. Prendiamo il distretto culturale museale torinese.
Da anni si vocifera di un “Hermitage Sabaudo” che coinvolga tutti gli istituti incentrati sui Savoia, ma i lavori hanno assunto un andamento lento. Altre sfide, infine, dovrebbero essere disputate al più presto per sfruttare un potenziale di crescita che altrimenti rischia di trasformarsi in costo economico sociale.
Pensiamo alle strutture olimpiche del torinese. Se la concertazione tra gli attori territoriali riuscirà a convincere e coinvolgere gli abitanti e le imprese sulla bontà del progetto, esisterebbero già le infrastrutture per un’offerta escursionistica nelle valli che sia complementare ad altri distretti culturali torinesi, come quelli, prima citati, del car design e museale.
I rischi sono ovviamente dietro l’angolo, non ultimo quello di esagerare con i caratteri salienti di un territorio perdendosi tra i mille e non comunicando una vera identità.

Riferimenti:

www.eblacenter.unito.it/working_papers.html  
www.omero.unito.it/downloads/WP5-Baraggioli.pdf  
www.aiccon.it/file/convdoc/sacco.pdf