I distretti industriali sono un sistema in cui il raggruppamento d’attività  produttive specializzate ha favorito lo sviluppo di infrastrutture e servizi dedicati. Istituzionalizzati dalla legge 317/1991, sono il meccanismo attraverso cui si affida alle Regioni il compito di individuare “aree locali caratterizzate da un’elevata concentrazione di piccole imprese specializzate in un determinato settore produttivo”.
La sfida dei distretti culturali è trasportare il modello di sviluppo del distretto industriale in progetti di marketing territoriale: in Italia ogni realtà  locale presenta delle unicità  e questo rende difficile presentare politiche di sviluppo e valorizzazione omogenee.
Questi microcosmi identificano la comunità  e la rappresentano. Data questa frammentazione, diventa difficile pensare a un progetto di sviluppo economico e sociale unico, perché si perderebbe di vista la pluralità  alla base del patrimonio culturale italiano.
Quando si parla di distretto culturale si identificano quelle aree delimitate in cui si è intrapreso un processo di sviluppo territoriale associato alla valorizzazione del patrimonio culturale. Nell’ottica dello sviluppo sostenibile occorre ricercare un equilibrio, un’area di incontro tra le dimensioni di sviluppo ambientale, economico e sociale.
Con l’idea di distretto culturale si ambisce a creare nuove opportunità per le comunità  locali utilizzando i servizi artistici e culturali per attrarre turismo, contrastare il declino economico industriale e tracciare una nuova immagine della città . Il distretto culturale si costituisce, ad esempio, attorno a una rete museale o a un insieme di beni culturali e paesaggistici in un sistema territorialmente delimitato di relazioni. Queste interagiscono e valorizzano le dotazioni culturali in modo sistematico e unitario, tenendo conto della realtà  del tessuto urbano, economico, sociale e ambientale in cui ogni attore locale concorre verso l’obiettivo comune della valorizzazione del territorio e delle proprie identità .
Il primo distretto culturale italiano è un’area siciliana: le “Città  tardo-barocche del Val di Noto”. Una altro esempio, in via di definizione, è il distretto culturale di Torino, a forte vocazione museale: gli interventi degli ultimi anni sono il risultato di una concertazione fra Amministrazioni pubbliche e altri soggetti istituzionali, sia pubblici sia privati.
Un esempio su tutti di tale cooperazione è rappresentato dall’Accordo di Programma Quadro in materia di beni culturali tra Stato e Regione Piemonte che, siglato nel maggio 2001, prevede lo stanziamento complessivo di oltre 312 milioni di euro provenienti da Stato, Regione, Fondazioni bancarie, Comuni sede del patrimonio culturale oggetto di interventi.
Il traino dello sviluppo dei prossimi anni sarà  la profonda trasformazione strutturale, urbanistica ed economica connesso alla convergenza tra la tradizione manifatturiera, la vocazione museale e la vocazione tecnico-scientifica torinesi, in vista di un consolidamento dei settori dell’innovazione industriale e dell’ Information & Communication Technology, su cui Torino sta già  giocando un ruolo di città  leader. Per il successo di questo modello è indispensabile che l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano armonizzati con i bisogni futuri oltre che con quelli attuali.

Riferimenti:

www.noinos.it/azioni.asp  
www.comune.torino.it/giunta/linee.htm