In quali azioni si traduce l’interazione fra le aziende del “Paesaggio dell’eccellenza” e la cittadinanza che abita il territorio? Quali i risultati che ci si attende?
L’associazione “Il Paesaggio dell’eccellenza” opera nel territorio corrispondente all’area che si trova circa a metà della regione Marche, compresa fra i fiumi Potenza e Musone. All’interno di questo territorio c’è una vasta zona, che fa capo alla città di Recanati, ma comprensiva anche del territorio del maceratese, che arriva fino al mare. Qui c’è, storicamente, una forte concentrazione industriale: ad esempio, operano qui il gruppo Guzzini, il gruppo Pigini, la Tecnostampa, la Clementoni, la Brandoni, Valenti, FBT, Acrilux, Garofoli e tante altre…
Sono, insomma, tantissime le aziende associate a questa associazione, nata per cercare di sensibilizzare i territori rispetto alla cultura industriale che queste aziende hanno creato da oltre 100 anni. Rispetto al territorio circostante, questa parte delle Marche ha da sempre una forte vocazione industriale, nata con le aziende degli strumenti musicali: a Castelfidardo è stata infatti inventata la fisarmonica; qui si è creato un tessuto industriale basato sulla lavorazione degli strumenti musicali e sulla lavorazione del corno.

Tutte le aziende che adesso fanno parte della Associazione sono il frutto di un know-how, di una expertise, di una voglia di fare che vengono da quella tradizione. Queste aziende sono molto sentite nel territorio circostante, anche perché, tipicamente, hanno la maggior parte dei lavoratori che proviene dal quel territorio. Nella stragrande maggioranza dei casi, poi, i lavoratori di queste aziende rimangono lì fino alla pensione: il turnover è molto basso, perché trovano tutti un ambiente molto positivo.Tra gli interventi che abbiamo condotto rispetto alla nostra attività c’è “Tracce”, una mostra di cultura industriale che racconta le aziende del territorio e le sue eccellenze. La mostra è visitabile ormai da un anno ed è composta da varie sezioni, tra le quali Comunicazione, Innovazione, Arte. Cerchiamo così, attraverso questi filtri, di rappresentare ciò che le aziende hanno fatto, anche in termini di responsabilità sociale. Sicuramente la mostra è stata occasione per un dialogo fra le aziende e il territorio circostante. Abbiamo poi allestito tanti eventi, anche in collaborazione con Museimpresa. L’ultimo si chiama “Notturno industriale”, ed ha avuto sede a Montelupone: durante un concorso fotografico sull’architettura industriale abbiamo proiettato pubblicità e Caroselli degli anni ’50 nella piazza di questo comune storico, proprio sui muri dei palazzi. In questo modo, abbiamo contribuito ad allargare l’iniziativa oltre una cerchia ristretta, aprendoci alla popolazione: un esempio di continua ricerca del dialogo tra la cultura aziendale e il territorio. Il nostro, più che un progetto, è il tentativo di costituire una Associazione e di fare cultura industriale sul territorio. È una vocazione, un processo, più che un progetto: quindi, non ce ne siamo dati “la fine”. Potenzialmente, il nostro lavoro potrebbe durare parecchi anni. Ci siamo, però, dati degli step: uno dei principali è la costituzione di un Museo permanente che racconti il patrimonio industriale delle aziende che fanno capo all’associazione e cerchi un dialogo con il territorio. La mostra “Tracce” ha come sottotitolo: per la costituzione di un Museo del Patrimonio Industriale. Da ciò si capisce che la mostra è il primo step di uno degli obiettivi principali, cioè creare il museo. Tra gli obiettivi dell’associazione rientra anche il cercare un dialogo con le scuole (la nostra mostra ha ospitato più di 500 studenti), e il voler creare, con eventi e iniziative, una consapevolezza della cultura industriale sul territorio marchigiano.

Avete potuto riscontrare che l’atteggiamento degli abitanti del territorio sia stato effettivamente modificato dagli interventi che via via avete sviluppato?

A mio avviso, il territorio è venuto, sia pure in diverse misure, a conoscenza delle attività e ha dato una risposta. La mostra ha avuto un ottimo riscontro di pubblico e anche altre iniziative hanno avuto sempre apprezzamento dal territorio. Del resto, l’Associazione ha solo un anno di vita: i tempi per far conoscere un settore di nicchia come il nostro sono più lunghi di quelli di uno spettacolo tv, ovviamente. Ma essendo la nostra vocazione rivolta verso gli eventi e la comunicazione, anche grazie ai mass media che ci hanno sempre seguito, “Il Paesaggio dell’eccellenza” è ben conosciuto nella regione. È stato da poco avviato un rapporto di collaborazione con la rivista di cultura industriale “Progetti”, di Ancona, e ciò ha permesso di essere conosciuti anche in questo territorio. Nell’ambito della cultura d’impresa nazionale, invece, penso che la nostra Associazione sia ormai uno dei riferimenti, vista anche la collaborazione di strutture come Tafter o Museimpresa, e di quotidiani come il Sole 24 Ore, eccetera.

Il fatto che le imprese e i comuni cittadini parlino “linguaggi diversi” è stato in qualche occasione un ostacolo? Attività come le vostre possono essere un ponte per superare la distanza tra questi due universi?

In realtà non sono del tutto d’accordo che le due prospettive siano opposte: la maggioranza delle famiglie a cui ci rivolgiamo trova lavoro in queste imprese, e dunque vive da sempre l’impresa non come una separazione netta. Questo stesso tipo di imprenditoria è formato da famiglie che hanno costruito l’azienda, il rapporto che si crea con i lavoratori è generalmente confidenziale, penso ad aziende come Marcello Giorgio, Somipress, Soema, lo Studio Conti etc. Questo ha fatto sì che la maggioranza delle persone abbia un rapporto familiare con l’azienda. Questo in altre parti d’Italia, soprattutto al nord, non avviene quasi più, l’azienda diventa un soggetto più lontano. Nelle Marche, al contrario, ancora molti dei lavoratori vedono l’azienda come loro, in un rapporto molto confidenziale con l’imprenditore.

Riferimenti:
www.paesaggioeccellenza.it