L’ultimo saggio di Massimo Ilardi ”“ docente di Sociologia Urbana presso la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno ”“ cerca di spiegare perché, dal punto di vista dell’autore, le tesi incentrate sui concetti di non luogo e di città infinita, imperanti negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, si dimostrino inadeguate a riflettere gli scenari odierni, dominati da altre logiche e campi di forza.
Se in un passato ancora recente, le città erano la rappresentazione di “spazi lisci” privi di confini, dove poter vagare all’infinito senza una meta, lasciandosi travolgere dal flusso continuo di uomini e cose, che transitavano liberamente al loro interno, oggi quegli stessi luoghi si presentano come “territori striati”, delimitati da barriere difficili da oltrepassare e da membrane poco permeabili alle influenze e alle contaminazioni reciproche. In quest’ottica, i non luoghi “non esistono più nel senso che non ci sono più le stesse condizioni sociali dentro le quali sono stati teorizzati”.
Gli individui, nelle odierne società dell’iperconsumo hanno smarrito la propria dimensione corale, hanno attribuito un valore eccessivo alla propria soggettività , accettando il falso mito dell’esistenza di un uomo solipsista, interessato in maniera esclusiva al proprio benessere materiale e perfettamente in grado di bastare a se stesso. Questo ha portato, a sua volta, alla nascita di nuove lotte interne agli spazi urbani, all’esplosione di forme di violenza gratuita ed incontrollata, all’individuazione di nuove linee di demarcazione ”“ sia fisiche che metafisiche ”“ tese ad instaurare una separazione tra ciò che è simile a noi e ciò che è altro da noi. La paura della diversità , di quanto non è riconducibile ai propri modelli identirari e simbolici, risulta essere la causa principale dei conflitti che animano i luoghi cittadini, dei crescenti fenomeni di intolleranza e di emarginazione. E allora cos’altro rappresenta la nascita di quartieri residenziali, di centri dotati di tutti i confort e servizi, di zone ben circoscritte in cui condensare e riunire immigrati ed extracomunitari, di periferie relegate ai margini delle città , se non la trasposizione a livello spaziale e architettonico delle ansie, del desiderio ”“ da una parte – di una libertà che non accetta limiti e condizionamenti, e – dall’altra – dei bisogni di sicurezza e controllo, espressi di continuo dall’uomo metropolitano?
Scrive Massimo Ilardi: “non è dunque più vero quello che si pensava un decennio fa, ossia che la nuova città del mercato avrebbe privilegiato la molteplicità , l’eterogeneità , il contrasto, l’accostamento di elementi diversi tra loro”.
L’autore, soffermandosi su questo e molti altri temi, desidera non solo offrire una rappresentazione del presente, ma individuare e suggerire nuovi linguaggi e nuovi codici attraverso cui affrontare le questioni sociali e politiche – legate alla progettazione e trasformazione dei territori – causa e al contempo effetto del tramonto dei non luoghi.

Il tramonto dei non luoghi
Fronti e frontiere dello spazio metropolitano
Massimo Ilardi
Meltemi Editore 2007 euro 13
ISBN 978-88-8353-590-1