Oltre 50 miliardi di euro per ricerca, istruzione e innovazione. Sono questi i 3 lati del “triangolo della conoscenza” tracciato dal Settimo Programma Quadro, lo strumento finanziario dell’Unione Europea che guiderà  le frontiere dello sviluppo scientifico del vecchio continente nel periodo 2007-2013. Con progetti già  in esecuzione e nuove proposte all’orizzonte, il 7°PQ si presenta con un obiettivo di base semplice quanto ambizioso: affidare alle facoltà  e competenze umane (il “brain power”) la speranza di fronteggiare le più impegnative sfide future, dai cambiamenti climatici alla sostenibilità  delle risorse naturali, che investono un contesto chiaramente soprannazionale. In gioco c’è la creazione di uno Spazio Europeo della Ricerca (SER), fatto di reti di eccellenza interconnesse fra di loro ma anche il perseguimento dei fini di crescita, competitività  ed occupazione che ispirano la Strategia di Lisbona dell’UE.
Il corposo stanziamento è ridistribuito sui 4 programmi che compongono il 7°PQ: Persone, Idee, Capacità  e Cooperazione, di cui quest’ultimo raccoglie la parte più considerevole dei fondi. Vi è una specifica procedura a regolare la partecipazione: la Commissione Europea stimola enti ed individui delle sfere sia pubblica che privata attraverso una serie di “Inviti”, consistenti nell’emissione di bandi relativi alle molteplici aree tematiche di fondamentale rilevanza per la ricerca. Si va dalla salute alle biotecnologie, dall’ambiente al trasporto senza tralasciare energia, comunicazione e le più sofisticate innovazioni in materia di nanoscienze con l’accortezza, però, di favorire l’iniziativa dei proponenti in merito ai dettagli concreti dei progetti, secondo un metodo “bottom-up”. Il finanziamento dipende da 3 criteri “indipendenti” di valutazione: rilevanza scientifica e tecnologica della proposta, qualità  dell’attuazione ed impatto potenziale.
Semplicemente un altro Programma Quadro? Non esattamente. Innanzitutto si segnalano, rispetto alla programmazione precedente, l’estensione della durata a 7 anni e l’aumento del 60% dei fondi disponibili, segnali che denotano, anche di fronte ai singoli stati, la necessità  di investire nella ricerca nel medio-lungo periodo. Fra le altre novità  anche l’intento di creare un Consiglio Europeo per la Ricerca. Il messaggio è inequivocabile: l’Europa può e deve fare di più, scoraggiando la fuga dei cervelli e investendo sulle nuove leve della ricerca, chiamate ad accogliere il 7°PQ con un approccio basato sulla trasversalità  tematica delle proposte. Innovazione tecnologica, tutela della persona e trasporti si intersecano, ad esempio, nei progetti “Saferider” e “Roadidea” approvati nell’ambito delle “Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione”, tema proposto nel programma Cooperazione, che gode del maggior finanziamento (oltre 9 miliardi). In tali casi sullo studio delle nuove tecnologie, applicato al miglioramento della sicurezza stradale, convergono numerosi partner di varia natura operanti in distinti paesi dell’UE e delle sue frontiere esterne. Se le reti europee di eccellenza della ricerca si consolideranno attraverso una più profonda cooperazione tra le realtà  del “triangolo della conoscenza”, il 7°PQ sarà  qualcosa di più di un altro semplice PQ. Ma per accelerare lo sviluppo di nuovi e migliori prodotti, processi e servizi – è il pensiero del Commissario Europeo per la Scienza e la Ricerca Janez Potočnik – bisogna rafforzare il rapporto tra università  e settore privato.
Persone ed enti interessati dal 7°PQ sono avvertiti: i tempi sono maturi per progetti di ricerca fortemente integrati. E una nuova ondata di “Inviti” è in corso.

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