letterature di migrazioneLa letteratura di migrazione è un fenomeno sociale ed editoriale relativamente recente, la cui portata nel campo letterario, culturale, sociale, semiotico ed economico è notevole. Gli argomenti correlati alla sua diffusione nel settore editoriale spaziano dalla riflessione sui mutamenti linguistici e autoriali, sul problema della costruzione dell’identità e dell’integrazione, sul valore educativo che trasmette la fruizione di questi libri, all’apertura a nuovi settori di mercato.
In Italia il fenomeno della letteratura di migrazione nasce a partire dagli anni novanta, notevolmente in ritardo rispetto ad altri paesi europei. Si pensi alla Francia con Tahar Ben Jelloun di origine marocchine o alla Gran Bretagna con Salman Rushdie di origine indiana. La presenza massiccia di immigrati di prima e seconda generazione, effetto del passato coloniale di quei paesi, e la conoscenza della lingua, rispettivamente francese e inglese, negli stati di origine degli scrittori, ha facilitato la pubblicazione di racconti e una maggiore predisposizione dei lettori ai temi trattati. Situazione che in Italia era differente sia per il passato storico che per il tessuto sociale che si è generato intorno agli immigrati.
L’interesse per questo genere è legato, secondo i critici, a un fatto di cronaca: l’uccisione, nel 1989, di Jerry Masslo, un lavoratore stagionale di Caserta. L’omicidio suscitò notevoli polemiche e dal processo che ne seguì si venne a conoscenza del mondo di sofferenza, violenza e povertà in cui vivevano quotidianamente gli immigrati costretti a lavorare sulle nostre terre in condizioni di sfruttamento. La letteratura sembrò diventare per alcuni di loro un mezzo attraverso cui comunicare il disagio in cui erano costretti a vivere. Nello stesso periodo le case editrici si interessarono a questo genere letterario e, pur senza un progetto editoriale, pubblicarono diverse opere (Delfino, 2003).
Inizialmente i racconti riguardano storie di vita degli immigrati che, grazie alle competenze culturali e linguistiche di giornalisti e scrittori italiani, iniziano a raccontare la loro biografia, la nostalgia dei paesi di origine, il processo di adattamento nel nuovo territorio e l’esperienza del viaggio. Non riscuotendo il successo di pubblico desiderato, le case editrici più importanti abbandonarono le pubblicazioni di questo tipo e, nella fase transitoria, rimasero solo alcune associazioni come La Tenda; alcune riviste tra cui Mani Tese, Nigrizia e Terre di Mezzo; il premio letterario Exs&Tra; alcune piccole case editrici ad esempio Fara, Sinnos, Sensibile alle foglie, Datanews ed Edizioni Lavoro.
Se inizialmente si sviluppa una letteratura di testimonianza, in un secondo tempo sono nate opere volte a superare la componente autobiografica e la dipendenza linguistica. L’italiano diventa per questi autori una forma di narrazione che entra a far parte del contenuto del racconto stesso.
Attualmente la letteratura degli immigrati circola grazie all’impegno di piccole case editrici, di iniziative locali, di riviste.
Questo tipo di letteratura è ancora di nicchia e la tiratura limitata, dunque lo sforzo da parte degli editori per sostenerla è notevole. Eppure esistono casi che testimoniano la ricchezza di un investimento di questo tipo. Uno di questi è la Sinnos, una casa editrice che si è sempre occupata di editoria e di informazione sull’informatica e la legislazione che riguarda gli immigrati. Questo è uno dei tanti esempi che il panorama italiano propone e che si inserisce in un percorso di recupero dei carcerati.
La cooperativa sociale Sinnos è nata nel 1990 da un gruppo di detenuti della casa di reclusione di Rebibbia in collaborazione con alcuni volontari esterni appartenenti all’associazione di volontariato C.I.S.D.I., attiva da diversi anni a Rebibbia. Lo scopo era quello di ri-inserire nel mondo del lavoro i detenuti italiani e introdurre quelli stranieri nel mercato italiano. Negli ultimi diciasette anni la cooperativa è riuscita ad assumere tre cittadini detenuti e ha creato la Zip Multimedia, un’altra piccola cooperativa. L’integrazione è tale che ha offerto lavoro anche a soggetti liberi tra cui una cittadina straniera.
Questa Cooperativa si propone di diffondere, all’interno di un ambiente dimenticato come quello del carcere, una cultura dell’incontro sia nella struttura organizzativa, la cooperativa, sia nei valori proposti, l’accettazione dell’altro, sia nel prodotto venduto, libri che promuovono la letteratura di immigrazione.
Il catalogo comprende sei collane principalmente rivolte a bambini e ragazzi. Dal 2002, inoltre edita la rivista “Gli Stranieri”, una rassegna di studi, giurisprudenza e legislazione sulle problematiche dell’immigrazione.
Occupando soci svantaggiati la cooperativa ha anche diritto a delle agevolazioni come la riduzione dei contributi e, grazie a un accordo con il Comune di Roma, ha potuto assumere uno straniero. La casa editrice lavora come tutte le piccole realtà simili: ricevono il materiale, a volte cercano gli autori, con i quali hanno normali contratti sui diritti d’autore. Vengono distribuiti in tutta Italia e come tutte le piccole case editrici deve cercare maggiore visibilità per la vendita .
Un esempio, quella della Sinnos, che mostra come il ritorno economico della lettura può avvenire attraverso percorsi sicuramente singolari ma estremamente efficaci. Oltre a produrre posti di lavoro, la casa editrice permette di avvicinare il mondo della diversità attraverso strumenti quali i racconti e, in generale, i libri che a loro volta portano il lettore a partecipare attivamente a un processo di mediazione culturale. Nel caso specifico viene chiamato in campo il valore pedagogico della lettura e della letteratura di migrazione. Scrive Vinicio Ongini (1999) che “Il prefisso multi viene usato con molta facilità multietnico, multirazziale, multiculturale. E’ diventato quasi un tic linguistico. Ma multi significa appunto molti e quindi allude alla pluralità di appartenenze, alle tante identità, ai bisogni differenziati, alle diverse lingue, ai ritmi, ai tempi diversi di cui è fatto il paesaggio della scuola multiculturale. Allora un criterio generale per allestire scaffali e biblioteche multiculturali a scuola può essere quello della varietà e della pluralità degli strumenti di lettura”.


Bibliografia:

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Sitografia:
www.armandognisci.homestead.com
www.cestim.it
www.digilander.libero.it/vocidalsilenzio/
www.el-ghibli.provincia.bologna.it
www.letteranza.org
www.sagarana.net

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