Musei Virtuali

Da un docente di Comunicazione nei musei ci si sarebbe aspettato un volume in cui fossero indicate istruzioni per l’uso, pacchetti di informazione confezionati in un manuale per addetti museali, curatori e ricercatori sulle applicazioni della tecnologia nei musei. Fortunatamente, al contrario delle aspettative, la prospettiva d’analisi di Francesco Antinucci è totalmente capovolta: indicare come non fare innovazione tecnologica è l’obiettivo del suo libro.
L’ordine delle riflessioni che solleva Antinucci è relativo alla modalità di fruizione dell’opera d’arte da parte del visitatore. Allestita in una struttura espositiva, l’opera rappresenta un “segno” la cui interpretazione necessita di “codici linguistici” adeguati per una corretta decodificazione. La soluzione proposta consiste nel “ristabilire effettivamente il circuito comunicativo delle opere” riuscendo a “coniugare realmente pubblico di massa e trasmissione culturale”.
Ma come fare a ridurre il gap strutturale tra visitatore e opera d’arte? In assenza di applicazioni tecnologiche il vero problema coesisteva nell’incapacità di poter “spiegare il visivo con il visivo” (Ragghianti, 1974), ma nell’universo tecnostrutturato contemporaneo gli ostacoli sono di altra natura. Da una parte i limiti della ricerca tecnologica nel campo dei beni culturali che oscilla tra improduttività e inconcludenza perché orientata al mantenimento dello status quo. Dall’altra i limiti del sistema di consumo culturale in cui il museo-contenitore brandizzato prevale sull’importanza e il significato dell’opera-contenuto. Una tendenza generale supportata dalle statistiche degli accessi ai musei italiani. Se il Colosseo, primo per numero di presenze in Italia, contenitore culturale da primato, continua ad essere sovraffollato – e di conseguenza esposto a maggiore danno – e circa 300 musei italiani registrano un flusso tendente allo zero ci si dovrà pur interrogare sulle politiche gestionali attuate a livello nazionale.
“Benché le modalità di ristabilimento del circuito comunicativo vadano ancora studiate e strutturate”, una certezza è che “l’organizzazione espositiva del museo va drasticamente cambiata”. Se si abbandonano le finalità espositive attuali ”“ “orientate all’analisi e al confronto, al discorso critico sulle opere ”“ privilegiando, invece, la ricostruzione dei loro presupposti comunicativi, l’assetto espositivo cambia radicalmente. Il sito web del museo viene presentato come esempio per un nuovo possibile allestimento museale in cui il mezzo-tecnologia supporti una più facile fruizione. Solo nelle ultime pagine di questo percorso esplorativo alla scoperta dei musei virtuali, con una rassegna “negativa”, si arriva ad una loro definizione che il puntuale autore descrive come “la proiezione comunicativa a tutto campo del museo reale”.

Musei virtuali
Come non fare innovazione tecnologica
Francesco Antinucci
Editori Laterza 2007 euro 15
ISBN 978-88-420-8286-6