Le aree di confine fra gli stati del vecchio continente si propongono come nuovi scenari di confronto e di sviluppo, forti del supporto dell’Unione Europea che, sin dai primi anni ”˜90, ha creduto nella scommessa della coesione transfrontaliera attraverso l’iniziativa Interreg. Lo strumento è cresciuto attraverso tre cicli di progetti fino ad ottenere, nel 2007, la trasformazione (e promozione) in Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea.
Dei 7,75 miliardi di euro a disposizione del nuovo obiettivo, il 73,86% è destinato al primo dei tre “Volet” relativo alla “Cooperazione Transfrontaliera”, un segnale rivolto agli stati e ancor più agli enti locali delle regioni di frontiera (sia interne che esterne all’UE) affinché si impegnino per superare il concetto di frontiera come “divisione”.
L’Italia, da nord a sud, è pienamente interessata dalle politiche transfrontaliere europee essendo oltretutto delimitata da confini che non sono soltanto politici ma anche geografici. Si va dall’arco alpino che slancia lo stivale verso il cuore mitteleuropeo sino alle barriere marittime protese verso il centro del Mediterraneo e capaci di aprire una porta di comunicazione tra l’UE da una parte e l’area balcanica ed il Vicino Oriente dall’altra. Lungo tali confini la cooperazione transfrontaliera si svilupperà  nel periodo 2007-2013 attraverso gli otto programmi già  operativi con Interreg IIIA dei quali la metà  riguarda principalmente frontiere terrestri (Italia-Austria, Italia-Francia “Alcotra”, Italia-Slovenia e Italia-Svizzera) e i restanti quattro sono da collocare sui confini marini (Italia-Albania, Italia-Francia “Marittimo”, Italia-Grecia e Italia-Malta). A questi si aggiunge l’ex Interreg Transfrontaliero Adriatico (oggi trasformato nel “Nuovo Programma di Prossimità  Adriatico” sotto la forma di “Instrument for Pre-accession Assistance”), piano mirato ad accrescere la cooperazione fra l’Italia e i “dirimpettai” paesi balcanici in vista di un loro eventuale ingresso futuro nell’UE. Alle risorse della “Cooperazione Transfrontaliera” possono attingere enti pubblici amministrativi ma anche istituti, associazioni e soggetti individuati come possibili beneficiari ed attivi sui territori ammissibili.
Principale criterio per l’approvazione delle proposte resta la “valenza transfrontaliera” dei progetti i quali devono sviluppare un partenariato ben distribuito sulle due sponde della frontiera. Cosa cambia rispetto ad Interreg? Innanzitutto la diversificazione dei progetti che potranno essere “semplici”, “strategici” o assumere la veste di “Piani Integrati Transfrontalieri”. Queste ultime due tipologie, maturate sulla base del feed-back della programmazione precedente, garantiranno l’attivazione di progetti su più ampia scala inerenti alcune priorità  trasversali come la formazione, il bilinguismo, la cooperazione in campo amministrativo e limiteranno il proliferare di azioni singole e non coordinate. Passando in rassegna gli obiettivi specifici che i progetti transfrontalieri sono chiamati a perseguire spiccano la competitività , la sostenibilità  delle risorse naturali (con particolare riferimento ai delicati equilibri ambientali di montagna e mare) ma anche l’innovazione e le reti di comunicazione. Poi il turismo, un settore che nelle aree di frontiera svolge una funzione di “catalizzatore” grazie alla capacità  di innescare processi di sviluppo con effetti benefici a livello ambientale, culturale ed economico-occupazionale. Credono nelle potenzialità  turistiche alcune proposte nate nel nuovo programma Italia-Francia “Alcotra” come la creazione di una “Route du Sel” capace di interconnettere i luoghi legati alla “Via del Sale tra la Provenza e il Piemonte in un unico circuito o l’idea di dare vita ad un percorso tematico dei “Giardini Storici” pedemontani, sulla scia di un consis