Con centri storici, edifici sacri, ville, palazzi e siti archeologici, creazioni di pittori, scultori, architetti, l’Italia presenta un patrimonio culturale che comprende numerose realtà variegate e policrome. Non a caso è il Paese che possiede il maggior numero di siti dichiarati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità – attualmente 41. Un’enorme ricchezza culturale che presenta una dimensione economica che va assumendo implicazioni e caratteristiche sempre più articolate. In un contesto economico globalizzato che vede confrontarsi le Regioni più che i Paesi nazionali, i beni culturali stanno diventando un forte attrattore del territorio, capaci di generare indotti economici locali in cui la cultura scatena un effetto moltiplicatore. Il cambiamento di paradigma in questa direzione “economica”, che lascia le politiche di conservazione e tutela del patrimonio a favore di una gestione che ne incrementi e sviluppi il potenziale, ha generato nuove riflessioni sulla possibilità di innescare dinamiche di sviluppo basate sull’innovazione. Innovazione che passa soprattutto per la tecnologia.
Nell’ormai lontano 2002 il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie di allora, Lucio Stanca, nell’intervento al convegno Beni Culturali e Innovazione Tecnologica affermava: “Quello tra beni culturali e nuove tecnologie è un rapporto che ha grandi potenzialità di sviluppo, sia rispetto al primo che al secondo ambito. Per i beni culturali, infatti, l’apporto delle nuove tecnologie può significare un’opportunità di preservazione, produzione, diffusione e accesso moltiplicati all’ennesima potenza, sia in termini quantitativi che qualitativi, rispetto agli strumenti tradizionali. Quello che ci auguriamo è che si passi al più presto da una fase in cui questo rapporto è ancora considerato ‘straordinario’, ad una in cui esso divenga una prassi quotidiana e normale”.
Il binomio beni culturali – tecnologia genera due ordini di effetti: l’uno legato all’applicazione delle nuove tecnologie nei processi di tutela – si pensi alla serie di problemi per il restauro, la conservazione e la fruizione del bene, che possono trovare risposte adeguate dall’impiego di alcune delle molte soluzioni tecnologiche che l’evoluzione tecnico scientifica mette progressivamente a disposizione-, l’altro a sistemi e politiche produttivi per la cultura, con l’esplosione delle reti di comunicazione e la progettualità per un riposizionamento del fattore cultura nell’economia nazionale. Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta l’elemento strategico di innovazione.
Dai musei virtuali alla digitalizzazione del patrimonio, passando per l’applicazione della tecnologia Rfid e l’uso del podcasting, una vasta letteratura indaga e profetizza. E i casi di progetti di successo non mancano. In un’occasione unica, che è un modo per fare il punto sulle soluzioni tecnologiche applicate in esperienze concrete ai beni culturali, sono presentati ad ArteQ Summit 2008, che si tiene a Milano il 19 marzo. Promuovere il patrimonio artistico internazionale in modo emozionante e coinvolgente con realtà virtuali fotografiche è la proposta più recente di I’MVR” – Interactive Multimedia Virtual Reality.
iTACITUS, invece,  è un progetto di ricerca europeo – un sistema telematico dinamico e personalizzato di servizi innovativi di pianificazione viaggio, auto-localizzazione ed augmented reality. Per vedere i luoghi e scoprirne il passato.  Si basa su un’avanzata interfaccia utente sui terminali mobili ed è in grado di utilizzare ogni interfaccia hardware: WiFi, Bluetooth, UMTS/GPRS ed anche raggi infrarossi.
L’arte si promuove anche attraverso il web 2.0 e il social network come il caso dell’East Lothian Museum, in Gran Bretagna, testimonia, con effetti benefici anche per il territorio che lo ospita.
E le università italiane non stanno a guardare. Marcello Conigliaro, Docente di applicazione tecnologica al turismo e ai beni culturali, Facoltà di Economia dell’Università di Palermo, la chiama rivoluzione antropocentrica della tecnologia. Il suo gruppo sta lavorando su delle applicazioni tecnologiche innovative per i beni culturali come la tecnologia senza pulsanti. Roma non rimane indietro: RFID Lab dell’Università di Roma “La Sapienza” sta portando avanti innovativi progetti inerenti le tecnologie “senza fili” a servizio dei beni culturali. Alla scoperta dell’arte nelle piccole e grandi città con i mobile devices. A Milano, presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, il Laboratorio Nomadis, un’iniziativa interdisciplinare promossa dal progetto QUA_SI per la prototipazione e la sperimentazione di applicazioni per tecnologie mobili, sta sviluppando il mobile learning, che potrà, tra l’altro, potenziatre lo studio dell’arte in contesti informali, ampliare la sfera dei fruitori, valorizzare i percorsi artistici/paesaggistici poco noti, stimolare l’apprendimento ubiquo della storia dell’arte.