Quando l’arte contemporanea colloquia con il territorio – urbano ed extraurbano – nascono interessanti fusioni e progetti di fertilizzazione incrociata e vitale contaminazione. Prendiamo il caso di “Enel contemporanea“, un progetto culturale nel quale la grande azienda Enel si impegna e riflette sul ruolo che l’energia ha nell’ambito dell’arte contemporanea. Da questo spunto è nato un evento che fino alla fine del 2007 ha coinvolto tre artisti, Angela Bulloch, Jeppe Hein e Patrick Tuttofuoco, in tre diversi punti della capitale: da Piazza del Popolo all’Ara Pacis fino a Piazza Sauli, nel cuore della Garbatella. Proprio in Piazza Sauli è stata ospitata l’installazione “Hexagonal Water Pavilion” del danese Hein, caratterizzata da una particolare fontana che permette ai visitatori di interagire con i getti d’acqua, diventando così parte integrante dell’opera stessa e dando loro la possibilità di dare un senso in-solito ad un elemento assolutamente noto quale è l’acqua.
Ed è proprio la scelta di coinvolgere punti tanto diversi del territorio urbano che caratterizza l’iniziativa artistica, improntata da una parte all’attenzione ai temi dell’innovazione e della modernità sui quali l’azienda ha inteso investire e, dall’altra, al coinvolgimento di un tessuto urbano a volte soffocato dalla monumentalizzazione e con pochi margini per gli interventi di arte pubblica e contemporanea. Un quartiere popolare come la Garbatella sembra invece capovolgere i termini della questione affidando ai cittadini il compito di partecipare alla produzione di senso del progetto artistico, come la fontana di Hein testimonia.
Dal territorio metropolitano al territorio dei centri più piccoli sempre con il tramite dell’arte contemporanea: è lo spazio che l’iniziativa “L’Arte si Mostra in Succursale” si propone di riempire. In questo caso lo spazio che viene dato al territorio è di segno opposto: sono gli artisti locali ben radicati nel loro territorio di appartenenza che possono disporre gratuitamente degli spazi delle filiali delle banche al fine di trasformarli in inusuali gallerie per le loro opere. L’impegno viene dal gruppo Banca Sella, che ha deciso di dare spazio agli artisti contemporanei locali aprendo ad un diverso modo di colloquiare con il territorio.
Il legame di scambio reciproco che i portatori di interesse locali tendono a stringere con l’arte contemporanea è testimoniato dal sempre maggiore peso dato alle politiche culturali e alla creazione di contenitori ad essa dedicati; una tendenza, a dire il vero, sempre più evidente in vivaci città di provincia più che nei grandi centri metropolitani. Esemplari in tal senso sono le attività previste in città quali Faenza e Padova. Tra le iniziative più complesse che legano la progettazione sul territorio ad uno strumento di comunicazione, sensibilizzazione e riflessione costituito dall’arte e dalla cultura, si segnala il progetto di Festival dell’Arte Contemporanea previsto a maggio a Faenza. Il progetto si inserisce nel quadro di una sempre maggiore sensibilità da parte delle pubbliche amministrazioni locali verso i temi della conoscenza e dell’innovazione come strumenti di sviluppo dell’economia territoriale.
Padova è invece ospite e fautrice della creazione di una fondazione per l’arte contemporanea costituitasi nel marzo dell’anno scorso, la fondazione March per l’arte contemporanea. Una fondazione che ha tra i suoi obiettivi principali proprio l’integrazione dell’arte contemporanea nel territorio, nel suo humus e nel suo tessuto imprenditoriale. Un progetto che prevede formazione, residenze per artisti e archivi d’arte per sostenere i giovani artisti nel loro percorso di sperimentazione e per liberarli dai vincoli di mercato per la creazione di un sistema di arte locale fertile e ben connesso ed individuato rispetto al sistema internazionale. Da sottolineare il particolare legato al nome della fondazione: fondazione march perché legata al periodo della sua nascita (29 marzo 2007), mentre durante l’anno assume il nome dei mesi che scorrono. Una fondazione con 12 nomi, quindi, idea partorita dalla mente dell’artista Jonathan Monk. L’arte, anche in questo caso, può essere partecipe un intero processo di vitalizzazione, spazio di apertura, lavoro in fieri, mobile ed orizzontale che anima luoghi e suoi abitanti.

Riferimenti:
www.artsblog.it
www.gruppobancasella.it
www.corriere.it
www.undo.net