Intervista a Silvia Fiorentini, Ufficio Marketing e Comunicazione del Consorzio del Chianti Classico

Dalla struttura in due organismi, il Consorzio Vino Chianti Classico, che curava le attività di tutela e vigilanza, e il Consorzio del Gallo Nero, dedito invece a promozione e valorizzazione, nel giugno 2005, anno della fusione delle due strutture, si è passati ad un referente unico. Cos’è cambiato a livello di funzionamento interno e funzioni attribuite al Consorzio stesso, soprattutto alla luce della costituzione della Fondazione?
Il 2005 ha rappresentato un momento molto importante nella storia del Consorzio Vino Chianti Classico, essendo questo il più antico consorzio italiano di produttori senza fini di lucro. Nato nel 1924 come consorzio unico, già all’epoca riuniva all’interno di una stessa istituzione le funzioni di tutela, protezione del prodotto e promozione. Purtroppo nel 1987 il Consorzio ha dovuto scindersi in due organismi differenti, in prospettiva della legge che avrebbe imposto ai consorzi di tutela l’obbligo di cessione del marchio a tutti gli utilizzatori della denominazione. La funzione di salvaguardia è rimasta al Consorzio Istituzionale del Vino Chianti Classico, mentre quella di promozione e della valorizzazione dei vini venne affidata ad un neo- Consorzio del Gallo Nero (poi Consorzio del Marchio Storico- Chianti Classico). Questo fatto ha altresì comportato un problema di comunicazione: il doppio marchio divenne sempre più fuorviante per il pubblico, soprattutto perché alcune bottiglie avevano il Gallo Nero mentre altre non lo utilizzavano. E’ stato quindi fondamentale nel 2005 tornare all’origine: il Consorzio di tutela ha poi adottato come marchio il Gallo Nero trasformandolo da marchio privato a marchio legato alla denominazione in contrassegno di Stato, divenendo identificativo del territorio e dell’intera filiera produttiva.

La forma consortile è apparsa come lo strumento naturale e necessario per la tutela dei plagi e la promozione dello sviluppo del territorio vinicolo. Esso però presenta anche una struttura complessa, con oltre 600 soci iscritti. A suo avviso quali sono i limiti maggiori riscontrati nel corso degli anni e quali margini di miglioramento esistono?
Realtà molto frammentaria ma anche molto complessa. Oltre 640 produttori che insistono su un territorio di 70000 ettari di terreno tra Firenze e Siena. La forma consortile è sicuramente una struttura necessaria e naturale: il fatto che il Consorzio rappresenti oltre il 95% della produzione significa che c’è un quasi totale riconoscimento dei soci. L’unione dei soci è anche la loro forza ed essere rappresentati a livello istituzionale da un consorzio forte quale è il Consorzio Chianti Classico permette di raggiungere un’immagine credibile sia a livello locale che non, coinvolgendo anche realtà quali le piccole aziende, che traggono beneficio dall’essere consorziati (es. partecipazione ad eventi ed manifestazioni internazionali, vetrine irraggiungibili singolarmente per i produttori ). L’idea cardine del consorzio è di essere un’unione libera e volontaria di produttori senza scopo di lucro: tutto quello che i produttori immettono viene reinvestito in varie attività di controllo sulla denominazione e sulla promozione. Esso rappresenta quindi la forma giuridica ottimale: non ritengo quindi che ci siano possibilità di miglioramento e volontà di cambiamento. Eventualmente esiste la possibilità di un più efficace sfruttamento del marchio a livello commerciale di merchandising. Tale decisione è ancora in fase di valutazione da parte del Consorzio (eventualità di costituire in futuro una forma associativa diversa a livello di merchandising e di immagine per lo sfruttamento di questo marchio).

Consorzio e territorio. In questo contesto, il Chianti Classico rappresenta un simbolo univoco fortemente identificativo, voce del territorio chiantigiano e delle aziende consorziate. Che rapporto si è instaurato tra Consorzio e stakeholders di riferimento?
E‘ un rapporto sicuramente positivo quello esistente tra portatori di interessi e l’ente consortile. Testimonianza di questa forte integrazione vi sono le altre figure o enti che affiancano il consorzio, quali la Fondazione per la tutela del territorio (scopo di valorizzazione identità culturale del territorio) e il Consorzio Terre del Chianti; quest’ultimo riunisce anche le altre realtà di riferimento del chianti, come artigiani e commercianti, importante soprattutto in vista di una futura gestione globale del territorio (da ricordare anche che nel maggio 2007 vi è stato un riconoscimento del territorio per le strade vino e olio del chianti classico). Tutte queste figure sono sicuramente importanti per la potenzialità di richiamo per il turismo ma anche per un miglioramento dell’offerta complessiva dell’area in questione. Elementi che il Consorzio da solo non può promuovere, richiedendo l’aiuto di queste preziosi contributi affinché il territorio continui ad autopromuoversi per avvantaggiare anche le altre realtà esistenti, oltre a quelle vinicole ed olivicole.

Sull’onda del proliferare di fondazioni, quali modelli gestionali strategicamente rilevanti per il conseguimento di determinanti performances economiche, nel 1991 è stata costituita anche una Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico. Quali sono state le esigenze peculiari che hanno spinto a tale scelta, vista l’esistenza di un rinomato Consorzio per la Tutela del Chianti Classico?
La Fondazione è nata nel 1991 per volontà del Consiglio di Amministrazione del Consorzio stesso. L’obiettivo della sua costituzione era di riservare a essa delle funzioni quali la tutela e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico, storico ed artistico del territorio, che il consorzio vino chianti classico non poteva curare direttamente. Tra i suoi principali obiettivi vi è quello di sviluppare sinergie con le amministrazioni locali, interessandosi anche dei vari piani paesaggistici ed edilizi promossi dai comuni del territorio in questione. La Fondazione diviene quindi un organismo di tutela e controllo del prodotto, monitorandone anche il commercio, limitando gli scempi sul territorio del chianti. Il territorio stesso del Chianti è di fondamentale importanza: é il valore aggiunto dietro ad ogni bottiglia di vino e di olio. Unico al mondo con un’identità particolare, ricco di storia cultura e bellezze che fidelizzano il consumatore. Per questo è importante che la fondazione lavori per la valorizzazione della cultura di questo particolare territorio. Una delle attività principali della Fondazione è volta al restauro del Convento di S. Maria al Prato a Radda in Chianti, nel quale a partire dal 2009 verrà inaugurato un museo di arte sacra appartenente al territorio toscano, con opere provenienti dalle varie diocesi e un centro servizi ed eventi (manifestazioni e seminari di specializzazione) gestiti direttamente dalla Fondazione.

Fondazione e Consorzio. Due strumenti differenti che possono apparire inconciliabili. Eppure la realtà del Chianti Classico sembra trovare la formula per farli coesistere. Nello specifico, quali sono le attività che la Fondazione gestisce direttamente e quali rimangono in capo al Consorzio, racchiuse all’interno della generica denominazione di tutela e valorizzazione del Chianti Classico e del suo marchio?
Non sono conciliabili in questo caso ma sinergici in quanto la fondazione si occupa di funzioni che il consorzio non segue direttamente, come la tutela e la valorizzazione. Il consorzio si pone quindi come “guardiano del territorio”, garantendone l’integrità che rende unico e riconoscibile il prodotto, un’organizzazione moderna, strutturata e professionale per svolgere al meglio le funzioni per cui è nato: la tutela e la valorizzazione del Vino Chianti e del suo marchio. La macchina consortile si sviluppa in diversi organi: dal fronte della salvaguardia, che vede impegnati il laboratorio di analisi, l’ufficio tecnico ispettivo e quello legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione. Alla Fondazione viene riservata principalmente l’attività di tutela del patrimonio ambientale del territorio chiantigiano, il suo sviluppo sociale ed economico e la valorizzazione delle sue eredità storico-culturali, promossi attraverso studi specifici e costanti monitoraggi.

Prossimi obiettivi?
Gli obiettivi del Consorzio sono sicuramente quelli di raggiungere la totale rappresentanza del territorio, con una quota di associati pari al 100%. In quest’ottica si inserisce anche la volontà di lavorare come “sistema” , sviluppando anche altri settori, come quello di una società creata per il merchandising, che agisca sulla base della forza del prodotto della terra del Chianti. Agire quindi per il territorio, cercando di preservarne la forte identità.