Dal 10 luglio al 21 settembre 2008 si svolgerà un progetto tutto al femminile, di cui lei è l’ideatrice e curatrice, come parallel event di Manifesta 7. Si tratta di “Actions: art, culture, generation”, nato dal confronto generazionale e interculturale fra artiste locali, nazionali e internazionali per una esplorazione dell’intero territorio geografico trentino. Come è venuta l’idea e quali sono state le tappe della realizzazione?
L’idea è nata da una mia riflessione sulla presenza sempre più fitta di protagoniste al femminile nella ricerca artistica nel nuovo secolo. Nel Novecento le donne non erano assenti ma in netta minoranza. In passato si organizzavano così mostre riservate alle sole donne artiste come una sorta di protezionismo che permetteva loro di imporsi senza restare frenate da un confronto impari con le prestazioni maschili. Oggi non è più così. Queste “attenzioni” non hanno più motivi di persistere perché il confronto si svolge “alla pari”. Le tappe per la realizzazione di questo progetto sono state diverse e fondamentali: prima la scelta di suddividerlo per discipline artistiche e per locations distribuite in luoghi diversi raggiungibili con mezzi pubblici, poi per la richiesta alle artiste di produrre site-specific projects.

Come è avvenuta la scelta delle artiste partecipanti?
Dato che il progetto espositivo consiste in un confronto generazionale, culturale e interdisciplinare, si è cercato di far incontrare artiste già affermate con artiste emergenti, quasi tutte inedite. Figure femminili provenienti da tutti e quattro i continenti perché, nonostante la globalizzazione, ritengo che nel mondo dell’arte gli artisti riescono ad esprimersi liberamente. I nomi delle dieci artiste sono: Lien Botha (Sud Africa), Tatiana Festi (Italia), Annamaria Gelmi (Italia), Kaoru Katayama (Giappone), Lucia Madriz (Costarica), Elena Monzo (Italia), Maria Lucrezia Schiavarelli (Italia), Cinthya Soto (Costarica), Chiara Tagliazucchi (Italia), Ueia Lolta (Italia).

Le modalità con le quali il progetto è fruibile al pubblico lo rendono unico nel suo genere. Ci spieghi in che modo…
Le Province autonome di Trento e Bolzano hanno organizzato la presentazione pubblica di Manifesta 7 su un treno. Il progetto “ACTIONS” ha proseguito questo viaggio sulle rotaie in direzione di Venezia lungo la Valsugana. Il treno è il filo conduttore nonché il mezzo tecnico che collega le tre locations di questa mostra itinerante: quella di Trento (Galleria Arte Boccanera Contemporanea), di Villazzano (Parco Ente CRA) e Pergine Valsugana (Stazione Centro Intermodale). Si è anche inteso promuovere l’utilizzo di questo mezzo lungo il percorso ferroviario della Valsugana perché sono in pochi a sapere del suo rilancio e potenziamento nell’ottica di un servizio di “Metropolitana di superficie”.
Tatiana Festi, una delle dieci artiste in mostra, ha eseguito inoltre un intervento sul treno realizzando degli stickers sulle aperture: il fruitore, che sia visitatore o pendolare, diventa così egli stesso parte attiva dell’opera d’arte.

Pensa che l’arte abbia una responsabilità etica e sia uno strumento di sensibilizzazione sociale? Actions che messaggio particolare vuole comunicare?
L’arte tout court è per eccellenza uno strumento di sensibilizzazione sociale. Infatti un obiettivo importante di “ACTIONS. Art, Culture, Generation” – mostra ricca di opere site-specific nonché di contenuti artistici derivati direttamente da “indagini sul campo” – è quello di divulgare la conoscenza del territorio trentino attraverso le sue realtà più intime e peculiari: sia come terra di incontro e confronto tra Nord e Sud dell’Europa, tra l’Est e l’Ovest, che come luogo di patrimonio paesaggistico, culturale e urbano-industriale in cui le differenze possono convivere e collaborare. Un confronto, quindi, fra la popolazione trentina e quella estera, tra arte contemporanea locale e internazionale, al fine di riconoscersi come veri cittadini europei dialoganti, dotati di spirito sociale, culturale e politico collaborativo.

Manifesta rappresenta probabilmente la massima manifestazione dell’attenzione alle politiche culturali, all’arte in particolare, che la regione Trentino-Alto Adige sta mettendo in pratica, a partire dalla costruzione del Mart di Rovereto. In che termini pensa che la cultura possa essere una leva importante per la valorizzazione di un territorio? E l’arte nello specifico ha un peso specifico determinante in questo processo?
La cultura è importantissima perché amplia gli orizzonti e fa superare i provincialismi. Manifestazioni come la biennale Manifesta 7 – di notevole rilevanza internazionale – sono importanti per il territorio perché possono lasciare un segno anche dopo il loro passaggio, aprendo i confini locali dell’arte contemporanea. L’arte svolge un proprio ruolo “privilegiato” sul campo.

La decisione di aprire una galleria proprio a Trento, la galleria Arte Boccanera Contemporanea, nel maggio 2007, ha una motivazione legata alla scelta del peculiare territorio? “La galleria nasce con uno scatto generazionale rispetto a quelle già presenti sul territorio trentino” (ndr)…ci può spiegare cosa intende?
L’idea di aprire la galleria d’arte contemporanea a Trento è nata spontaneamente. Sono di origini trentine e la mia formazione professionale si è strutturata prevalentemente qui, dove mi conoscono per la mia profonda passione per l’arte accompagnata da un’assoluta serietà nonché costanza. Quando in una mia primissima intervista avevo sottolineato che la mia galleria nasceva con “uno scatto generazionale rispetto a quelle già presenti” intendevo dire che fin dall’inizio della mia attività mi impegnavo ad esporre giovani artisti emergenti italiani e stranieri tutti inediti in Trentino Alto Adige, con tre obiettivi ben precisi: crescere insieme a loro, coinvolgere nuovi giovani collezionisti e offrire “un’alternativa” ad un collezionismo trentino maturo, già educato all’arte contemporanea grazie al notevole lavoro svolto in regione dai colleghi che mi hanno preceduta.

Crede che esistano dei peculiari “luoghi dell’arte”?
Non penso si possa ancora parlare di particolari “luoghi dell’arte”. In passato era importante, se non fondamentale, il “Significante”, ossia la forma e quindi il luogo dove il collezionista e l’appassionato poteva fruire dell’opera d’arte. Ora ritengo che il testimone sia passato al “Significato”, ossia al contenuto: un forte progetto espositivo troverà sempre uno spazio specifico.