Il 13 giugno scorso si è svolto presso la sede della Provincia di Roma il convegno Welfare & Plus, organizzato – con il patrocinio della Provincia stessa e del comune di Monterotondo – dal gruppo di ricerca sul welfare urbano del Dipartimento Interateneo di Pianificazione Territoriale ed Urbanistica dell’Università degli Studi di Roma, che da anni lavora sull’argomento registrando le innovazioni più interessanti.
Il tema è centrale in tempi di competizione urbana, ma anche di razionalizzazione dell’uso delle risorse fisiche e finanziarie, per le implicite questioni di efficienza gestionale. Ma è ancora più rilevante ed attuale in relazione all’orientamento dell’Unione europea di convogliare gran parte degli sforzi di programmazione e finanziamento per il periodo 2007-13 in direzione del raggiungimento dell’obiettivo di coesione territoriale; in tale prospettiva la pari accessibilità ai servizi per tutti i cittadini europei è considerata una strategia fondamentale, come ha evidenziato, proprio al convegno, Iolanda Anselmo del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione del Ministero dello Sviluppo Economico.
Il gruppo organizzatore del convegno ha svolto quattro anni di attività di ricerca e riflessione sul welfare urbano – cui gli interventi di Manuela Ricci e Francesco Karrer (coordinatori del gruppo di ricerca) hanno fatto brevemente riferimento – nel corso dei quali sono stati messi a fuoco tutti gli elementi chiave: la collocazione a cavallo tra la pianificazione urbanistica e la programmazione di bilancio; la sua natura intrinsecamente intersettoriale, e le difficoltà gestionali che ne derivano; il profondo mutamento delle esigenze delle comunità locali e le difficoltà delle amministrazioni di formulare politiche adeguate e pertinenti; il fondamentale ruolo del settore privato, che richiede schemi cooperativi ancora non sufficientemente maturi. Su tutti, la necessità di misurare le soluzioni sulle specificità locali, che implica lo sviluppo di nuove capacità di indagine, interpretazione e progettazione; in questo senso, l’analisi di buone pratiche rappresenta un riferimento imprescindibile.
Ed è pertanto sulla condivisione di esperienze che si fondava la struttura del convegno, secondo un duplice binario:
– presentare alcune esperienze eccellenti di amministrazioni che hanno affrontato la questione del welfare con strumenti recenti ma ormai codificati (piano dei servizi, bilancio sociale), con spirito innovativo e risultati originali;
– indagare spazi paralleli di azione (come peraltro suggerisce lo stesso titolo del convegno), pertinenti ma tradizionalmente appartenenti ad altri campi di ricerca, nella convinzione che queste producano (in modo assai salutare) un ampliamento dei punti di vista da cui osservare il problema.
Appartengono indubbiamente al primo ambito i casi di Forlì e di Monterotondo (RM), che rappresentano le punte avanzate di un insieme di amministrazioni che autonomamente, in assenza cioè di uno specifico obbligo di legge, hanno voluto affrontare un percorso di messa in coerenza tra strumenti e settori di intervento differenti.
Il caso di Forlì, presentato da Stefano Foschi, è orientato alla massima integrazione possibile tra gli strumenti di governo del territorio: con il Piano Generale di Sviluppo si è inteso infatti sperimentare uno strumento che svolgesse un ruolo di raccordo tra pianificazione urbanistica, di settore (mobilità, commercio, …), programmazione di bilancio e delle opere pubbliche. L’obiettivo, decisamente ambizioso, è stato quello di “condurre a unità tutta l’azione del Comune e dei soggetti che operano sul territorio”; lo sforzo si è quindi prima concentrato nell’orientare alla massima interazione l’organizzazione interna, e successivamente nella identificazione delle linee di intervento, che assumono quindi una implicita valenza strategica.
Nel caso di Monterotondo l’occasione della redazione di una Variante generale al Piano Regolatore Generale è stata colta per compiere un ragionamento complessivo sul sistema dei servizi. A tal fine è stato predisposto uno strumento dedicato (piano dei servizi), che ha svolto anche un ruolo di messa in coerenza tra diverse iniziative di riqualificazione urbana, ed il bilancio sociale, con il quale si è avviata una concreta integrazione tra i numerosi settori operativi competenti in materia di servizi. Secondo l’efficace espressione dell’arch. Lozzi, i servizi hanno rappresentato “un puzzle da ricomporre” (mobilità, cultura, sport, servizi sociali, ambiente, istruzione).
Il variegato gruppo delle esperienze “altre” ha visto succedersi iniziative prevalentemente orientate allo studio delle nuove domande, come nel caso delle Comunità Urbane seguite dal Dipartimento INDACO (Disegno Industriale) del Politecnico di Milano, la ricerca EDEM condotta da Openpolis e presentata da Vittorio Alvino (progetto, ideato dall’Associazione DEPP , di un insieme di strumenti internet aperti e a disposizioni di tutti per favorire l’informazione, la trasparenza e il controllo della politica da parte delle persone), l’esempio del “Lexik des cités” dell’Associazione “Permis de vivre la ville – Paris”.
L’attività dell’Unità di ricerca Design e Innovazione per la Sostenibilità, presentata da Giordana Ferri, è stata tesa alla messa in valore di diverse esperienze, più o meno spontanee, di organizzazione di servizi innovativi cooperativi ed alla loro riproposizione sperimentale in alcuni contesti milanesi. Il settore è di crescente importanza nella ridefinizione del concetto di qualità urbana, in quanto consente di identificare soluzioni ottimali e sostenibili alle nuove esigenze delle comunità, in particolare delle sue componenti più deboli (anziani, giovani, single, …): dai già diffusi car sharing, centri anziani, a progetti più nuovi e complessi quali l’agricoltura partecipativa, i walking bus, la manutenzione cooperativa del verde comune e la coabitazione, come forma massima di condivisione. Da questa visione emerge una nuova cultura dell’abitare, ma soprattutto una nuova cittadinanza: la collaborazione, nelle parole degli autori, “genera valore”.
Sulle comunità urbane delle periferie parigine, fino alla codificazione del loro specifico lessico, si concentra il lavoro di “Permis de vivre la ville” coordinato e presentato da Marcela Perez, fortemente orientato allo sviluppo del senso di appartenenza e di identità locale delle diverse componenti etniche. L’obiettivo è dichiaratamente quello di favorire lo sviluppo di una maggiore coesione e consapevolezza culturale; tutti i mezzi di comunicazione sono a tal fine preziosi: il lessico è “disegnato” dal suo autore, Cedric Nagau, e “cantato” dal rapper, idolo delle banlieu, Diziz la Peste.
A cavallo tra innovatività e continuità si collocano infine le iniziative di amministrazioni di livello nazionale, che si pongono la finalità di stimolare comportamenti virtuosi degli enti locali in tema di gestione del welfare:
– la creazione di un meccanismo di finanziamento per “Obiettivi di Servizio” da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, che definisce per le regioni del Mezzogiorno, dove ancora troppo forte è il divario con il resto del paese in termini di qualità urbana, un meccanismo premiale per le amministrazioni locali “virtuose” in termini di politiche dei servizi;
– i “Contratti urbani di coesione sociale”, introdotti in Francia a integrazione dei progetti di riqualificazione urbana dalla cosiddetta legge Borloo , strumenti di durata triennale basati sul partenariato tra Stato ed Enti locali per la realizzazione di progetti integrati di riqualificazione urbana centrati su azioni di stimolo allo sviluppo economico e di realizzazione di attrezzature pubbliche.
Anche la scala provinciale è stata oggetto di riferimenti espliciti: il prof. Karrer ne ha illustrato le importanti potenzialità proprio per la gestione del tema del welfare, in quanto livello più idoneo sia alla definizione di ambiti di gestione intercomunale di servizi (per i centri di dimensione più ridotta) che alla regolazione dei rapporti tra grandi centri erogatori ed hinterland fruitori.