Rovereto_1Alessandro Dal Lago e Serena Giordano hanno scritto a proposito della Biennale di Venezia del 2003 che “l’arte – un’esperienza che dovrebbe rivolgersi in primo luogo al nostro sguardo […] – esiste perché, alla fine, è incorniciata intellettualmente”. Detto altrimenti, questo significa che una grande kermesse, come una biennale o una mostra d’arte, per acquisire valore necessita di qualcuno che tessa un discorso intorno ad essa; ha bisogno del lavoro dei curatori, dei critici, degli organizzatori, degli sponsor e ovviamente delle opere degli artisti. Questo processo valido per tutta l’arte in generale, diviene ineluttabile se applicato all’arte contemporanea.
Un recente studio sul rapporto tra l’arte contemporanea e gli italiani – commissionato all’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (Ispo) da Terna, in occasione del lancio della prima edizione del Premio Terna per l’arte contemporanea -, ha messo in evidenza come i linguaggi artistici della contemporaneità stentino ancora ad essere compresi ed apprezzati – solo il 18% del campione preso in esame si dichiara, infatti, interessato al settore, e sale al 60% la percentuale di chi non hai mai visitato una mostra, una fiera o una galleria d’arte contemporanea. Eppure a fronte di una palese difficoltà a confrontarsi con opere che richiedono categorie interpretative, che sovente risultano essere appannaggio di una ristretta minoranza di appassionati ed esperti, un inaspettato 34% sostiene che l’arte contemporanea debba essere sostenuta tanto dal settore pubblico, quanto da quello privato.
Proprio in questi gironi è in corso in Trentino Alto Adige la settima edizione di Manifesta, la Biennale Europea di Arte Contemporanea, nata ad Amsterdam nel 1996, famosa per la sua natura itinerante e per la volontà di trasformare luoghi estranei ai tradizionali circuiti dell’arte in spazi espositivi e culturalmente attivi. E quanto è accaduto nei territori delle province autonome di Trento e Bolzano, dove area industriali dismesse, come l’ex Alumix di Bolzano, l’ex Peterlini e la vecchia Manifattura Tabacchi di Rovereto ospitano grandi mostre ed installazioni, che oltrepassano i confini fisici delle strutture architettoniche ed invadono lo spazio pubblico circostante, catturando lo sguardo di passanti curiosi.
Un evento che, a quasi un mese dalla sua inaugurazione, continua a far discutere per i rilevanti costi necessari per la sua realizzazione – le amministrazioni provinciali hanno investito in Manifesta7 un totale di tre milioni di euro -, per la scelta delle opere esposte, per le effettive ricadute economiche e culturali che sarà in grado di generare, per ciò che resterà sul territorio una volta che “la Biennale sarà smantellata e le opere avranno ripreso la via di casa”. Si spera qualcosa di più del semplice catalogo.