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Lo stato dello sviluppo territoriale italiano riscontra ancora, dopo 17 anni dall’entrata in vigore della L. 142/90, un sensibile ritardo: su 106 Piani Provinciali previsti, solo 53 risultano approvati, 12 adottati, 33 sono in corso di elaborazione, mentre 8 sono le province che non hanno ancora avviato la propria attività pianificatoria. Questi sono i dati emersi dal “Rapporto dal Territorio 2007” elaborato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), curato da Pierluigi Properzi. In particolare, occorre analizzare per macroaree geografiche l’analisi effettuata; rispetto ai valori registrati nel 2005 si riscontra una quasi totale completezza dei piani provinciali nel Nord- Ovest, in cui la regione Lombardia esercita una forte azione di traino. Il Nord- Est risponde invece con una situazione sostanzialmente invariata rispetto alla configurazione del 2005, a seguito dell’introduzione di leggi regionali che hanno comportato l’adozione di nuovi piani territoriali provinciali (Veneto). Ciò che spicca è la situazione del Centro, che si conferma come la macroarea più dinamica e avanzata in termini di pianificazione territoriale (soprattutto in Emilia Romagna). Situazione stabile anche al Sud, in cui viene approvato solo il piano territoriale della provincia di Vibo Valentia e adottato quello della provincia di Napoli. Ciò che conforta è anche l’attenzione ai contenuti dei piani stessi: in questo senso sorprende in positivo l’azione di pianificazione esercitata dalla Regione Sicilia, che punta su progetti di sviluppo sostenibile divenendo soggetto attivo nella gestione del territorio, attuando un programma per la definizione dei ruoli e avvalendosi anche di un Comitato Tecnico Scientifico per la predisposizione di piani di riqualificazione ambientale. Una spinta accelerativa di buona politica territoriale che di certo scuote in parte il lungo periodo di immobilità nell’attività di pianificazione (tra il 2005 e il 2007), prefigurando, soprattutto al Sud, una nuova fase di rinnovamento dei piani provinciali; l’introduzione di una nuova legge urbanistica a livello nazionale potrebbe quindi portare a compimento questa spinta propulsiva proveniente da alcune regioni?