miniLa geografia culturale cambia in continuazione. Luoghi pressoché sconosciuti diventano improvvisamente popolari grazie ad un evento, una costruzione futuristica, un aeroporto che ospita voli low cost. Luoghi che sono sempre più spesso mete di viaggi di occasionali viaggiatori, ma anche oggetti di attenzione della curiosità di studiosi  e esperti del settore.
Il progetto Check-in Architecture, ora approdato alla 65 Biennale di Venezia, nato da un’idea di Mario Flavio Benini dell’agenzia di comunicazione Metaflow, con la collaborazione di un comitato scientifico composto da Andrea Lissoni, Luca Martinazzoli e Luca Molinari, è un esempio di progetto di ricerca sui generis che mira ad indagare e analizzare la relazione che intercorre tra architettura e tessuto urbano in maniera interdisciplinare.
È infatti un nuovo concept – un progetto cross mediale – che ha l’obiettivo principale di rispondere ad una domanda: come la nuova condizione di spazio, stravolta dalle nuove generazioni e quindi dalle nuove tecnologie, viene percepita da coloro che hanno contribuito a questo cambiamento? E la risposta non è univoca e scatena tutta una serie di percezioni che non coinvolgono solo gli aspetti visivi, ma anche quelli sociali, artistici ed economici creando una rete di individui pronti a relazionarsi, confrontarsi, scontrarsi attraverso dei reportage che non sono solo il riflesso di una realtà, ma dei contenitori di idee e di arte.
Centinaia di studenti da tutta Europa hanno avuto la possibilità di partire alla volta di città in mutamento armati solo di videocamera e di uno spirito dinamico e vitale, indispensabile per il successo della missione e per testimoniare lo stravolgimento urbano avvenuto sul campo.
Data la sua portata innovativa, la  creazione del progetto si è avvalsa del prezioso sostegno di partner istituzionali quali La Biennale di Venezia, l’Unione Internazionale degli Architetti (UIA), il XXIII Congresso Mondiale dell’Architettura di Torino 2008, il Comune di Milano e la Città di Torino, eletta Capitale Mondiale del Design nel 2008, ed è inoltre sponsorizzato dalla casa automobilistica Mini, che ha creato uno spazio virtuale appositamente pensato e incentrato sulla concezione di design, architettura, territorio, comunicazione, punto di incontro importante tra l’azienda e lo spazio urbano.
I filmati dei partecipanti sono stati, in questo contesto, la prova di una ridefinizione geografica senza precedenti, di uno stile di vita possibile grazie all’influenza di numerosi fattori sincretici che permettono di vivere in Italia e di lavorare in qualsiasi altra città del mondo, di produrre cultura senza confini alimentando immaginari sempre nuovi e sempre differenti.
Per 3 mesi checkinarchitecture.com ha proposto innumerevoli “missioni” in partenza dalle maggiori città europee e destinate in diversi paesi target, mete di diversi percorsi tematici.
La natura cross mediale dell’evento è rappresentata dall’immensa e polimorfa rete di diffusione del materiale che utilizza tutti i canali e i linguaggi della comunicazione a nostra disposizione: 2 mostre internazionali, 1 free press, 1 Urban Screen di 486 metri, 1 portale, 1 blog e media partner come Google, YouTube, Google Maps e Google Earth.
Tutti i video sono disponibili su un canale speciale di YouTube (youtube.com/checkinarchitecture), le rotte sono tracciate su Google Maps e i retroscena approfonditi sul portale e commentati su un blog on line che raccoglie consigli e curiosità su tutte le missioni effettuate.
Tutto il progetto è dunque una sfida lanciata alla nuova generazione, protagonista di uno stravolgimento epocale nel modo di viaggiare e di relazionarsi con i mass media e che può permettersi il lusso di vivere low cost.
Significativa in quest’ottica, la scelta di YouTube, smisurato archivio immateriale, che racchiude sperimentazioni, documentazioni ma anche, e soprattutto, gesti e performance del quotidiano, gusti e ossessioni personali che vengono condivisi e trasmessi nel virtuale, a riprova di uno spazio altro.
La riflessione che muove questi complicati intrecci pone in evidenza gli sguardi e le rappresentazioni degli spazi che ci circondano e che si frantumano per rigenerarsi, un’Araba Fenice che brucia pervasa da un gradevole profumo.
Ora alla Biennale di Venezia, i lavori dei 600 viaggiatori sono riproposti in una esposizione corale; sono i loro itinerari, volti alla ricerca di confini non più tracciabili: quelli che uniscono i luoghi fisici e quelli digitali, i luoghi statici e quelli dinamici, abitati tutti da “monumenti” di nuova generazione.

Riferimenti:
www.checkinarchitecture.com