shanghaiShanghai, 18 milioni di abitanti distribuiti su un’area di 6.340 km², é uno dei pilastri centrali dello sviluppo cinese. Centro finanziario, commerciale e delle comunicazioni di primaria importanza, con un PIL che nel 2007 manteneva una crescita del 13,3%, sembra incarnare la stereotipata visione occidentale di una Cina interessata solo allo sviluppo economico, dimentica o disinteressata del proprio patrimonio culturale e diffidente nei confronti dell’evolversi dei processi artistici e creativi legati alla contemporaneità.
Ma a saper ben osservare esistono spazi dove le trasformazioni coinvolgono anche arte e cultura. Uno di questi è l’M50 di Moganshan Lu, ex area industriale riconvertita che ha visto progressivamente insediarsi nei suoi 40.000 mq. di superficie un crescente popolo di creativi. Più di 130 artisti provenienti da tutto il mondo, oltre a gallerie d’arte, studi di design e architettura, case di produzione cinematografica e televisiva hanno, infatti, trovato sede nelle sue strutture. Tra di essi anche ShanghART gallery dello svizzero Lorenz Helbling, e BizArt dell’italiano Davide Quadrio, due tra le più note gallerie della città e tra le più attive nel paese. Situato nella zona nord-occidentale di Shanghai lungo le sponde del fiume Suzhou Creek, il complesso si articola in una serie di edifici nati progressivamente a partire dagli anni ’30 per ospitare la produzione della fabbrica di filati Xinhe e diventati spazio dedicato all’arte dopo l’abbandono delle attività produttive.
Questo processo di riconversione funzionale non é stato giustificato da una volontà di trasformazione socio-economica del tessuto urbano o finalizzato al recupero delle aree metropolitane degradate, ma ha visto le sue origini nell’iniziale diffidenza delle autorità di governo verso attività che implicitamente pongono il problema della libertà d’espressione e di un suo eventuale controllo. Localizzarle in un’area decentrata e degradata é apparso quindi come il compromesso migliore in un paese che sta attraversando tumultuose trasformazioni, soprattutto attorno a questi temi. Ma come in ambito economico ed urbanistico le evoluzioni sono rapide e continue, così anche l’atteggiamento nei confronti del settore culturale è cambiato. Le autorità metropolitane hanno, infatti, affermato la volontà di fare dell’esperienza di Moganshan Lu la base di un piano di trasformazione urbana che dovrebbe irradiarsi progressivamente verso l’intera città di Shanghai.  Le linee guida di questo progetto dovrebbero essere individuate nel rispetto del patrimonio storico, nel rafforzamento del legame esistente tra scienza, tecnologia e cultura e in uno sviluppo definito people-oriented.
Obiettivo reale o semplice propaganda, solo il tempo potrà dirlo,  ma i segnali di una città che sta portando avanti un processo di trasformazione culturale orientato alla creatività possono essere colti anche in altri ambiti. La presenza a Shanghai di istituzioni focalizzate a livello internazionale su arte moderna e contemporanea come il MOCA – Shanghai, lo Zendai Museum e lo Shanghai Art Museum e l’organizzazione di manifestazioni come Shanghai Contemporary e Shanghai Biennale danno un’idea della direzione intrapresa. Per non parlare dell’assegnazione del prossimo Expo 2010, focalizzato sul tema Better City, better life, o dell’ospitalià data ad uno dei tre World Heritage Training and Research Institute che l’UNESCO ha creato sul territorio cinese per la conservazione del patrimonio e la formazione di una nuova classe di manager culturali.
Qualcosa sta cambiando, anche se in maniera meno rapida ed evidente che in altri settori, e negli ultimi dieci anni il governo urbano si è progressivamente reso conto del potenziale economico delle industrie creative e dei settori ad esse collegati. Una delle conseguenze di questa presa di coscienza è la nascita di numerosi parchi creativi, ben 75 dal 2006. Simili ai parchi tecnologici e scientifici e nati sia all’interno di campus universitari che fondati ex-novo in strutture apposite, essi hanno dato vita ad una crescente concentrazione di imprese che impiegano complessivamente  200.000 persone per un giro d’affari di circa 20 miliardi di yuan. È comprensibile, quindi, il crescente peso delle industrie creative all’interno del PIL metropolitano che, secondo le ultime previsioni, dovrebbe raggiungere il 10% nel 2010.
Questo sviluppo ha, inoltre, dato origine ad una specifica piattaforma, lo Shanghai Creative Industry Center, partecipata dal governo metropolitano, dalle imprese e dagli istituti di formazione  e volta alla promozione del settore, all’internazionalizzazione, alla ricerca e al coordinamento degli attori locali. Con le stesse finalità sono nate due fiere interamente dedicate alle industrie creative, la prima, Shanghai International Creative Industry Week, nel 2005 è giunta alla terza edizione, mentre la seconda, Creation, vedrà ad ottobre il suo secondo anno.
Il settore é, quindi, in crescente accelerazione e Shanghai si sta progressivamente posizionando allo stesso livello dei più importanti centri di rilevanza mondiale come Londra, New York e Tokyo. Il processo è in atto e il cambiamento non potrà essere solo economico, ma, come già sta avvenendo, coinvolgerà progressivamente l’atteggiamento generale nei confronti dell’arte e della cultura.
Riferimenti:
www.m50.com.cn
www.creationexpo.com
www.siciw.com
www.scic.gov.cn