pietrabbondante_teatroCompito dell’archeologia moderna è di trasformare i simboli di remote civiltà in simboli del nuovo. Non è un’impresa facile: non ci possono essere errori di interpretazione, né politiche stagnanti. Tutto deve rientrare in quel disegno perfetto che le civiltà antiche, secoli e secoli fa, hanno previsto per la loro organizzazione territoriale.
Sin dai tempi dell’Italia postunitaria, infatti, le attività legate agli scavi archeologici sono state di competenza degli enti e degli organismi pubblici locali e nazionali affinché fosse proprio la sensibilità degli amministratori del territorio a guidare le attività di una ricerca identitaria, culturale e storica testimoniata dai ritrovamenti.
Oltre all’amor di conoscenza, infatti, anche la redditività economica degli investimenti in questo settore rappresenta un input importantissimo che mira, nello specifico, a ritorni utili in termini di indotto turistico.
L’Italia, culla dell’arte e testimone indiscusso del susseguirsi delle epoche storiche, conserva innegabilmente nel suo sottosuolo innumerevoli testimonianze di civiltà antiche.
L’ultimo caso di rinvenimento è avvenuto proprio in una delle regioni con un’alta densità di siti archeologici: il Molise, terra ricca di tracce storiche relative all’organizzazione politica e religiosa di uno dei popoli più oscuri nella storia, i Sanniti.
Dopo due mesi di scavi e dopo anni di intenso lavoro a Pietrabbondante, provincia di Isernia, Adriano La Regina, archeologo nonché ex Soprintendente della Regione Molise, ha rinvenuto, infatti, una terrazza porticata, l’unica domus publica di cui ci sia rimasta la planimetria, il luogo in cui si assisteva alle riunioni senatorie o si ammiravano spettacoli, testimonianza dell’organizzazione tribale su scala nazionale del popolo sannita.
Come valorizzare, allora, l’eredità culturale lasciata dai Sanniti su questo territorio? Non esiste una risposta univoca che riesca ad accogliere le esigenze, tutte diverse, riguardanti beni culturali, scavi archeologici, turismo, economia del territorio.
Da anni il Molise è alla ricerca di politiche adeguate per lo sfruttamento dei suoi itinerari e dei suoi siti archeologici. Di labili riscontri è stato il Piano di valorizzazione delle risorse naturali, architettoniche, archeologiche ed artistiche denominato “Percorso per lo Sviluppo sostenibile del Molise”, piano pensato ad hoc per il potenziamento dei sistemi regionali, in una concezione dello sviluppo basata sulla promozione e sulla messa in rete delle diverse risorse locali.
Così come di effimera esistenza l’accordo di programma approvato di recente con delibera di Giunta Comunale n. 848 dai comuni di Pietrabbondante, Isernia, Sepino e Larino per il finanziamento di una serie di interventi volti alla promozione del turismo attraverso il patrimonio archeologico della regione, scaturito per lo più dalla necessità di restauro e mantenimento delle risorse locali e dall’esigenza di riscoperta di itinerari preziosi come quelli che da Avignone, passando per Pietrabbondante, Vastogirardi, San Pietro Avellana, arrivano fino a Pescopennataro ricchi di suggestivi scenari naturali, reperti archeologici  e tradizioni antiche.
Una delle maggiori attrattive turistiche di questa regione rappresenta dunque, contemporaneamente, anche una sua criticità. Bisogna inoltre considerare che la normativa che la riguarda è, non a caso, la più datata e frammentata. Il suo corpo principale risale addirittura alla fine degli anni ’70 e poche sono state le concrete iniziative volte a caratterizzare le specificità del territorio, che si rivelano ancora del tutto insufficienti a captare i grandi flussi turistici che si dirigono invece verso il vicino Abruzzo o nei siti archeologici di Pompei o Ercolano.
L’ Osservatorio Regionale per il Turismo istituito dalla L.R. 29 settembre 1999 n.34, con funzioni di monitoraggio e informazione non ci fornisce di fatto dati rincuoranti sulla situazione del turismo locale. Nel 2007, infatti, le presenze turistiche registrate nella sola provincia di Isernia , sono poco più di 48 mila: un dato che testimonia come, nonostante la ricchezza di reperti archeologici presenti, quest’area rimanga fuori dall’immaginario collettivo del turista tipo che non trova stimoli adeguati al suo prototipo di viaggio culturale.
Altro tentativo per ovviare a questa marginalità nel settore turistico, sono stati i 275 mila euro stanziati dalla Regione Molise negli scorsi giorni per i lavori nel parco del Museo Paleolitico di Isernia, una delle maggiori attrattive della regione a livello europeo. Un nuovo stimolo dunque per la promozione di risorse culturali presenti nel territorio che speriamo questa volta, non vengano sepolte dall’indifferenza.