duomo di Firenze

E’ notizia di questi giorni che il turismo nelle più importanti città d’arte italiane continua a far registrare trend negativi di crescita. La congiuntura sfavorevole che ha investito l’intero settore pare non aver risparmiato neanche Roma, una tra le mete turistiche più visitate al mondo, dove nei primi sette mesi del 2008 le presenze sono diminuite del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Colpa dell’euro, della crisi finanziaria in atto, di un’offerta statica e poco innovativa, ciò che è possibile dedurre da questa serie di dati – tutti preceduti da un inconfondibile segno meno davanti – è che il turismo in Italia necessita di ri-pensare se stesso, escogitando nuove strategie per tornare ad essere competitivo sul mercato globale.
Per cercare di ovviare alla rilevante perdita di turisti americani, giapponesi, ma anche italiani, gli assessori al turismo delle tre più note città d’arte italiane – Roma, Firenze e Venezia – si sono incontrati venerdì 24 ottobre al Festival della Creatività di Firenze per firmare un protocollo d’intesa, che prevede l’adozione di politiche turistiche coordinate da parte delle tre amministrazioni comunali. Punto focale dell’accordo si è rivelato essere la possibilità di istituire la cosiddetta “tassa sul cappuccino” o “tassa sul caffè”, attraverso cui destinare una quota minima dell’imposta sul valore aggiunto pagata dai turisti, alla manutenzione delle tre città. Ipotizzati anche interventi come la predisposizione di pacchetti turistici, che offrano prezzi vantaggiosi per chi decida di visitare le tre città in una sola settimana; e la realizzazione di una carta servizi, che consenta al turista di utilizzare tutti i mezzi pubblici e di visitare i principali musei delle tre città. Misure interessanti che rischiano, però, di non essere sufficienti se non adeguatamente coadiuvate da proposte capaci di rilanciare l’attrattività di ogni singola destinazione. Il comparto del turismo culturale, giunto ormai ad una fase di piena e consapevole maturità, deve mostrare di aver compreso la lezione secondo la quale non esistono città che possano vantare un apparente ed effimero “credito d’immagine”.