Musei Vaticani

Stupisce apprendere che la percentuale di visitatori di uno dei musei più visitati al mondo, i Musei Vaticani di Roma, che non ricorda nessuna delle opere viste subito dopo aver terminato la visita, risulta essere pari al 50%. Ma stupisce ancora di più sapere che la percentuale di coloro che al termine del percorso ricordano di aver visto soggetti artistici non presenti nel museo è addirittura pari al 32%. Francesco Antinucci, Direttore di ricerca dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, è partito da questi dati per intessere una riflessione più ampia sui concreti effetti di una normale visita ad un museo e sulle reali potenzialità di questa istituzione culturale, approdando alla conclusione che molti dei problemi cognitivi dei fruitori, potrebbero essere efficacemente risolti affiancando al museo reale, un museo virtuale, visto come “la proiezione comunicativa a tutto campo” del primo.
Il rapporto Civita 2008 “Galassia Web. La cultura nella rete”, presentato mercoledì 26 novembre, pone nuovamente l’accento sul binomio tecnologia e cultura, indagando gli impatti economici e sociali dello sviluppo di internet e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione legati a contenuti di tipo culturale. La ricerca condotta su un campione di 110 musei italiani, di diversa tipologia e geograficamente dislocati, e altrettanti musei stranieri, ha messo in evidenza come negli ultimi dieci anni la presenza dei musei su internet sia più che triplicata, passando dal 15 al 51,9%. Non solo aumenta il numero di musei che hanno un proprio dominio o che si appoggiano al sito web dell’amministrazione da cui dipendono, ma contestualmente aumenta il numero dei visitatori virtuali, che in alcuni casi risultano essere nettamente superiori rispetto a quelli reali. E’ il caso, ad esempio, dei Musei Capitolini che a fronte di circa 300mila visitatori reali, fa registrare un numero di accessi al sito superiore alle 500mila unità.
Tra gli aspetti qualitativi analizzati dal rapporto Civita sui musei online, emerge una predilezione per la cura dei contenuti presenti sul proprio sito internet. Fattore questo che induce la maggior parte dei musei a tralasciare alcuni importanti aspetti connessi all’interazione con gli utenti, rendendo carenti i servizi di prenotazione e acquisto dei biglietti, il multilinguismo, le proposte didattiche e l’offerta di sevizi personalizzati ed interattivi.
Carente risulta essere, soprattutto, la disponibilità di risorse finanziare su cui i musei italiani possono contare per intensificare l’uso delle nuove tecnologie, che non supera mai le poche migliaia di euro, al contrario di quanto avviene oltre i confini nazionali. Al di là dei dati positivi, resta alto il divario tecnologico tra l’Italia e il resto d’Europa. “Una politica più incisiva per lo sviluppo delle applicazioni dell’ICT nel campo turistico e culturale”, come spiega Pietro Valentino, uno dei curatori insieme a Paolo Galluzzi del rapporto Civita 2008, “risponderebbe anche alle esigenze delle imprese che, dalla seconda metà degli anni Ottanta, hanno considerato il settore culturale, e prima di tutto la valorizzazione del patrimonio culturale, una zona privilegiata per la sperimentazione e l’introduzione” delle nuove tecnologie dell’informazione.