turismo-socialeCome fare a viaggiare in maniera economica e organizzata, arricchendosi culturalmente e socialmente? La risposta è turismo sociale. Sotto questa etichetta, che troppo banalmente viene associata esclusivamente ai viaggi organizzati per anziani o alle colonie estive per bambini, si cela un comparto turistico che presenta una base valoriale ben definita e degli obiettivi sociali condivisi e assimilati anche a livello europeo. In linea con l’articolo 24 della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo – “Ogni individuo ha diritto al riposo, al tempo libero, ad una limitazione delle ore lavorative e delle ferie remunerate” -, il turismo sociale promuove infatti l’accesso del maggior numero di persone alla vacanza, senza distinzione di età, appartenenza culturale, disponibilità economica e capacità fisica. Vi si possono così far rientrare il complesso di viaggi e di attività organizzato dai sindacati, quello di tipo familiare, quello di ispirazione religiosa, quello organizzato dalle imprese per i propri lavoratori, quello organizzato dalle istituzioni pubbliche, quello per i disabili, i giovani, gli anziani, e altre svariate realtà. Inoltre, fondato sui valori della socializzazione, della crescita della persona e del rispetto dell’ambiente, rappresenta un fattore di coesione sociale e di arricchimento culturale. A contraddistinguere quindi il turismo sociale dagli altri comparti turistici non sono tanto i target di riferimento quanto gli obiettivi che si propone di raggiungere, le modalità di gestione e i “soggetti” organizzatori.
Se nella fase iniziale – individuata con le iniziative di inizio del XX secolo di organizzazione di vacanze basate sull’esercizio fisico in montagna, come ad esempio le colonie di vacanze organizzate in Svizzera e in Francia e destinate ai figli di famiglie svantaggiate – il turismo sociale era pensato esclusivamente come un “servizio sociale”, ora lo stato dell’arte è sostanzialmente modificato, rendendo i viaggi sociali delle valenti alternative di vacanza. Infatti le modificate caratteristiche sociali ed economiche della popolazione europea, quali la crescita della quota di persone anziane (che sono più dinamiche e longeve rispetto al passato) e la disponibilità di maggiori redditi, la flessibilità di lavoro e le variazioni nei comportamenti di viaggio, hanno inciso nel generare nuove domande ancora inespresse di turismo, spesso portatrici di esigenze specifiche . E il turismo sociale ne è una risposta.
Inoltre un suo incentivo è annoverabile tra le possibili soluzioni ad alcune carenze strutturali del comparto turistico generale, quali la destagionalizzazione o la sostenibilità. Basti pensare che, oltre al chiaro obiettivo di “democratizzazione” della vacanza, manifesta una chiara volontà di integrazione dell’attività turistica nel contesto della destinazione, è gestito in maniera trasparente sotto il profilo del regime economico dell’attività – gli utili si limitano al livello necessario per il raggiungimento degli obiettivi sociali -, ed è capace di integrare nel prodotto turistico un valore aggiunto di tipo non monetario. Un turismo quindi, più legato alla qualità umana che al prestigio economico del luogo visitato. Ci si allontana dunque, dal classico luogo comune “trasporto albergo shopping”.
Anche a livello di politiche europee, si punta molto sul comparto, essendo in grado di generare valore sia nel campo dell’occupazione che delle politiche sociali. Nel corso della conferenza Turismo per tutti, per esempio, sono state presentate le iniziative più significative e positive intraprese da alcuni stati membri come quelle di Francia e Spagna. In Francia, l’Agenzia nazionale dei buoni vacanze (ANCV), un ente pubblico di carattere industriale e commerciale creato nel 1982, rappresenta uno strumento utile di politica sociale a favore del turismo. La prova tangibile è un fatturato molto elevato che nel 2005 è stato valutato intorno al miliardo di euro. In Spagna, invece, il programma di turismo sociale dell’Imserso porta in vacanza più di un milione di persone, in prevalenza anziani, che approfittano di viaggi organizzati in gruppo e in periodi di bassa stagione. Lo Stato spagnolo investe annualmente nel programma circa 75 milioni di euro e riesce ad ottenerne circa 125 milioni di euro, con una grande redditività economica, tuttavia anche grazie a diversi meccanismi fiscali (IVA, l’imposta sulle attività economiche, l’imposta sugli utili delle imprese e sul reddito delle persone fisiche), grazie ad un aumento degli introiti derivanti dai contributi alla previdenza sociale e grazie alle economie realizzate sui sussidi di disoccupazione.
A conferma della fiducia in un decisivo sviluppo, nella più recente iniziativa europea, nel 2006, un Parere della sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo della Comunità Europea, si è proposta la creazione di una piattaforma unica per l’Europa che coinvolgesse tutti gli operatori, essendo il panorama assai frammentato e differenziato. Operatori che, a seconda dei Paesi, sono federazioni e consorzi nazionali, enti pubblici che si occupano esclusivamente di turismo sociale, associazioni sportive o culturali, enti cooperativi, sindacati, organismi a gestione mista o paritetica. In Italia è la Fitus che aggrega le più importanti organizzazioni di turismo sociale al fine di affermarne il ruolo nei confronti delle istituzioni, di promuovere l’interscambio tra gli associati e di tutelare le istanze e i programmi dell’associazione. Vi fanno parte: ACSI, AICS, AIG, ANCTS, Carta Giovani, CITS, CTAcli, CTG, CTS, ETSI-Cisl, FederCultura Turismo e Sport, FITel (cgil, cisl, uil), TCI, UNPLI. È anche grazie alla sua intercessione che nella Finanziaria 2008 è stata prevista l’emissione dei cosiddetti Buoni Vacanze. A sua volta la Fitus rappresenta il Bel Paese all’interno del Bits, il Bureau International du Tourisme Social. In Italia, invece, l’appuntamento di riferimento per il settore è la BTSA – Borsa Internazionale del Turismo Sociale e Associato, che si svolgerà nella sua IX edizione a Viterbo dal 5 all’8 marzo 2009. Proprio in questa occasione sarà presentato il Primo Rapporto sul turismo sociale, curato dall’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale permanente costituito in ambito BTSA. L’annuncio rappresenta un segnale positivo nel processo di “sdoganamento” del turismo sociale dall’etichetta “di nicchia” e di una possibilità di indagine di una platea, vastissima, di cui però si conosce ancora molto poco in termini di numeri, di fatturato e di esigenze.

Riferimenti:
http://turismosociale.cts.it
www.cralnetwork.it