Homepage di Google Book Search

La battaglia legale che da quattro anni vede schierati da una parte il motore di ricerca più famoso del mondo, e dall’altra editori ed autori statunitensi pare essere prossima alla sua conclusione definitiva. Entro marzo, infatti, le autorità competenti dovranno comunicare l’accettazione o meno dell’accordo extra-giudiziario che Google ha firmato lo scorso 28 ottobre 2008 con la Authors Guild, una delle più grandi associazioni statunitensi che riunisce svariati autori e case editrici. Oggetto del contendere il servizio “Google Book Search”, che permette di avere accesso a milioni di libri digitalizzati all’interno delle pagine dell’omonimo motore di ricerca, violando secondo la Authors Guild i diritti d’autore e di riproduzione di milioni di autori e case editrici.
L’accordo raggiunto – che gli editori e gli autori interessati dovranno accettare o rifiutare entro il 5 maggio 2009 – prevede un risarcimento di 125 milioni di dollari per le spese processuali sostenute dalla Authors Guild, più altri 45 milioni di dollari di risarcimenti a vario titolo. Google si impegna, inoltre, a creare una fondazione, denominata Book Rights Registry, attraverso cui gestirà gli introiti destinati ad autori ed editori, pari al 63% delle entrate totali guadagnate dal motore di ricerca californiano attraverso il servizio Google Book.
Come messo in evidenza da Marisa Taylor in un suo articolo dal titolo “Few free books in the Google Library” – apparso lunedì 26 gennaio su Digits, il blog del Wall Street Journal dedicato alle nuove tecnologie -, catturati dalle notizie che riguardano l’ampliamento del patrimonio librario del “Google Books Library Project” oppure dalle vicende legali in corso tra Google e la comunità degli autori e degli editori statunitensi, rischia di passare in secondo piano il fatto che, proprio a partire dall’accordo accettato da Google, sia le biblioteche sia gli utenti dovranno pagare per poter aver accesso a molti libri. Ogni biblioteca che deciderà di registrarsi al servizio Google Book Search avrà diritto ad un solo terminale ad accesso pubblico, dove gli utenti potranno visionare gratuitamente tutti i libri in formato digitale presenti del database del motore di ricerca. Al di là di tale opportunità, sarà possibile consultare solo il 20% o in alternativa 5 pagine consecutive dei libri coperti da copyright, tra cui vi sono anche molte pubblicazioni ormai fuori commercio. Per poter visionare il resto del materiale sarà necessario pagare una fee, che servirà a Google per coprire i costi di digitalizzazione dei libri.
Una decisione questa che ha suscitato accese reazioni da parte di molti istituzioni, e che ha portato l’Università di Harvard – uno dei partner storici del servizio Google Book, che fin dal 2004 aveva sostenuto il motore di ricerca in questa sua impresa -, a dichiarare di non voler prendere parte all’accordo che Google ha siglato con la Authors Guild, e di non voler mettere a disposizione del motore di ricerca la propria raccolta di libri protetti da copyright, adducendo come motivazione il fatto che così facendo “esistono troppi potenziali limiti all’accesso e alla consultazione dei libri” e “che non vi sono garanzie che il prezzo pagato per accedere al servizio sia un prezzo giusto e ragionevole”. Perplessità sono giunte anche da Robert Darnton, uno dei maggiori storici della cultura americana, che in suo contributo recente sulle pagine di The New York Review of Books ha messo in evidenza i principali rischi insiti in una manovra di questo tipo, che segna “un punto di non ritorno nell’evoluzione di ciò che chiamiamo società dell’informazione”, lasciando che gli interessi privati prevalgono su un bene pubblico come il libero accesso alle idee.
Una questione destinata a non esaurirsi in fretta, che potrebbe portare il più grande archivio di libri digitali al mondo ad essere accusato dall’autorità anti-trust, visto che come noto Google Book Search non ha al momento nessun diretto concorrente, oltre se stesso.