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Probabilmente l’etimologia della parola “Carnevale” deriva da carne levare o carnem-laxare, espressioni che rimandano all’osservanza del precetto cattolico per cui non si dovrebbe mangiare carne durante i 40 giorni di quaresima.
Resta il fatto, che nel periodo precedente la quaresima tutto sembra concesso e la fantasia di ognuno può raggiungere picchi esorbitanti, proprio come condensavano i latini nell’espressione Semel in anno licet insanire (una volta l’anno è lecito impazzire) durante i culti dionisiaci. Le tradizioni legate al Carnevale sono innumerevoli e si differenziano non solo per le maschere, le follie e i carri di cartapesta che dilagano in tutto il mondo, ma per il diverso rapporto che ogni manifestazione carnevalesca intraprende con il proprio territorio. Il Carnevale si fa in questo modo specchio di quelle che sono state le vicissitudini storiche, le sofferenze, le tradizioni e i costumi dei territori, rivisitate e inghirlandate per un’occasione allegra.
Non è un caso, a questo proposito, che simbolo del Carnevale veneziano, il Carnevale italiano più famoso, sia la bauta, la maschera dell’uguaglianza che veniva indossata da uomini e donne veneziani già a partire dall’anno Mille durante gli avvenimenti importanti, facilitando non solo le avventure e gli incontri amorosi, ma permettendo anche ai più poveri e ai forestieri di sentirsi per un breve lasso di tempo simili ai potenti delle antiche oligarchie.
La creatività e il talento degli antichi artigiani toscani ha invece reso celebre il Carnevale di Viareggio, il quale vanta l’invenzione del primo carro in cartapesta realizzato da coloro che furono poi ribattezzati all’inizio del Novecento “maghi della cartapesta”, in onore delle loro costruzioni imponenti ma leggerissime raffiguranti personaggi mitici o famose personalità locali.
Viareggio e Venezia, le icone indiscusse del Carnevale italiano, tendono dunque ad evidenziare l’arte in due modi diversi: la prima con le maschere e i costumi d’epoca tipici della Serenissima, la seconda con i carri in cartapesta raffiguranti ogni anno personaggi diversi. Per il 2009 la prima proporrà per il secondo anno consecutivo la rassegna “Sensation” in cui ogni rione sarà collegato ad un senso, mentre la seconda cercherà di attrarre residenti e turisti con carri allegorici legati alle cronache politiche contemporanee: dalle riproduzioni cartacee del ministro Brunetta a quelle del Presidente Usa Barack Obama.
Allontanandoci da questi due grandi fulcri, sono numerose le proposte culturali dello stivale che si svolgono principalmente dal 19 al 24 febbraio.
Sauris, ad esempio, immersa nelle Alpi Carniche, vanta uno dei Carnevali più antichi d’Italia, in cui il clou della manifestazione è rappresentato dalla lunga passeggiata notturna sulla neve in cui le lanterne di fuoco illuminano i volti coperti dalle tradizionali maschere facciali in legno, tipiche del Voshankh friuliano.
A Ivrea, in provincia di Torino, le celebrazioni mantengono intatti i legami con un passato medievale che viene rivissuto attraverso la famosa battaglia delle arance: da una parte la popolazione, dall’altra i carri dei tiranni dalle fattezze nascoste a simboleggiare la ribellione degli umili e il bisogno di giustizia che si traduce in una battaglia senza esclusione di colpi.
In Trentino, Val di Fassa e Val di Cembra rievocano al tradizione ladina. In Val di Fassa tipica è la sfilata dei personaggi che portano sul viso le maschere lignee della tradizione ladina realizzate dagli artigiani locali. Le “mascherèdes”, questo il loro nome, si esibiscono infine in spettacoli che richiamano alla memoria la “Commedia dell’Arte” cinquecentesca, con canzonatori che si esprimono nella lingua parlata nella vallata fassana. In Val di Cembra, invece, le celebrazioni del Carnevale sono retaggio degli antichi riti precristiani di propiziazione e fecondazione. I giovani del paese, infatti, sono impegnati a tagliare nel giorno di martedì grasso l’albero più bello della vallata che dovrà poi essere trascinato giù nel paese fino alla “busa del Carneval” dove verrà dato alle fiamme sotto gli occhi attenti dei più anziani, in grado di prevedere l’andamento dell’intero anno in base all’orientamento delle scintille.
Degno di nota per la sua bizzarria e la sua forte radice medievale è il Carnevale di Rocca Grimalda, in provincia di Alessandria, dove si dà vita ad un vero e proprio corteo nuziale corredato da arlecchini, zuavi armati, campagnole e mulattieri. Il rito è legato alla leggendaria opposizione della popolazione al jus primae noctis, secondo il quale le donne del feudo dovevano trascorrere la prima notte di nozze con il signore locale incaricato di testarne l’illibatezza.
Tra danze e lotte di spada, durante il corteo tutti sono invitati a fare offerte di cibo e di vino da legare alla cosiddetta “cassa propiziatoria”, il grande palo di castagno sorretto dai mulattieri che verrà portato fino in fronte al falò dove i balli in maschera continuano fino a tarda notte.
Non ci resta dunque che scegliere tra le tantissime alternative possibili. Basta munirsi di una maschera colorata che ci dia l’illusione di una breve trasformazione e di una bella manciata di coriandoli e striscioline. Per il resto, paese che vai, carnevale che trovi.
Riferimenti:
www.viareggio.ilcarnevale.com/
www.carnevale.venezia.it/
www.carnevalediivrea.it/