palazzo vecchio_salone dei 500

Le PMI rappresentano in Italia la quasi totalità delle imprese, se si considera che su 4.338.766 imprese, 4.335.448 (ossia il 99,9%) sono imprese di piccole e medie dimensioni, che contribuiscono per oltre il 70% alla formazione del valore aggiunto e per oltre l’80% all’occupazione, costituendo l’ossatura del sistema produttivo nazionale.
Con lo scopo di promuovere lo spirito imprenditoriale di quella che viene considerata la struttura portante dell’economia reale e dei processi di sviluppo territoriale, è partita il 29 gennaio scorso un’iniziativa itinerante dedicata in maniera esclusiva al mondo delle piccole e medie imprese, il “Roadshow PMI” di Confcommercio, che da Ancona giungerà a Cagliari passando per diverse città del Nord, del Centro e del Sud d’Italia.
Durante il terzo incontro tenutosi lunedì 9 marzo nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, si è parlato del rapporto che intercorre tra le PMI ed il mondo della cultura, con la presentazione del Rapporto “Cultura e PMI”, realizzato dal Format per Confcommercio.
La ricerca che ha interessato un campione rappresentativo di mille imprese italiane di dimensioni medio-piccole, mette in evidenza come la cultura sia un’importante risorsa competitiva sottoutilizzata, con sette imprese su dieci che manifestano la propria insoddisfazione nei confronti delle modalità con cui viene sfruttato il patrimonio culturale italiano. Nonostante l’attuale crisi del sistema economico mondiale, l’81,9% delle imprese sostiene che gli investimenti pubblici a favore del settore culturale andrebbero potenziati, e le imprese che più avvertono questa esigenza sono quelle che operano nei settori del commercio e dei servizi.
In particolare, le risorse pubbliche dovrebbero essere investite in tre settori prioritari: la valorizzazione del sistema museale e dei siti archeologici (idea che risulta essere prevalente nelle micro e piccole imprese in tutta Italia, escluso il Nord Est); l’implementazione di tecnologie per l’accessibilità sulla rete del patrimonio culturale italiano; e l’organizzazione di grandi eventi.
In un Paese in cui il 57,9% delle Pmi considera le politiche di coordinamento nazionali non adeguate ai settori dei beni culturali e del turismo, e in cui di fatto manca una legislazione premiante per chi investe in cultura, le piccole e medie imprese che negli ultimi tre anni hanno finanziato almeno un evento culturale risultano essere il 45,3%, ottenendo un ritorno in termini di immagine (il 29,8%), oppure un ritorno economico (il 7,7%), oppure un beneficio per il territorio in cui operano (il 12,7%). A questo proposito anche se il 41,4% delle imprese vede l’investimento in cultura come uno strumento “molto” o “abbastanza” utile per le ricadute positive che è capace di innescare all’interno del contesto locale a cui l’impresa appartiene, il 49,2% delle imprese, attive soprattutto nel comparto dei servizi, ed il 58% delle imprese dei settori culturali, ritengono che un sistema di agevolazioni fiscali potrebbe incentivare il mecenatismo dei privati.
Se come sottolineato da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, il patrimonio culturale italiano “non è sufficientemente valorizzato per far crescere l’economia del nostro Paese”, diviene necessario “sensibilizzare di più le istituzioni su questo aspetto, e soprattutto accendere un faro su questa ricchezza che noi abbiamo, in modo da far sviluppare di più – soprattutto in termini economici – le piccole e medie imprese”.