crisi-museiChe significato e ruolo attribuire oggi ai musei, nell’era della globalizzazione della cultura? “La deriva mercantile trasforma l’arte in spettacolo e i musei in luna park”. Questa è la risposta che dà Jean Clair: il celebre critico e storico dell’arte lo dice senza giri di parole in un polemico pamphlet di 107 pagine, suscitando accese discussioni dentro e fuori il mondo dell’arte. A spingerlo a pubblicare quest’atto d’accusa sulla crisi dei musei è l’accordo siglato tra Abu Dhabi e il Louvre, il quale, in cambio di 700 milioni di euro, affitterà il suo nome e diverse opere al nuovo museo dell’emirato. Un fatto senza precedenti, che pone una riflessione ancor più profonda sul ruolo delicato dello Stato, che si trova ad alienare le sue collezioni rispetto agli interessi di un privato. Come sostiene l’autore, il fatto che un passo simile sia stato compiuto obbliga a chiederci come il museo, figlio dei Lumi e della Nazione, possa sopravvivere alla loro scomparsa. Attorno a questa forte provocazione centrale si diramano i tre capitoli del libro (dai titoli emblematici, Simonia, Vanagloria e Accidia), che giustificano e ricostruiscono con sapienti esempi la progressiva mercificazione dell’arte, definita come “un idiotismo attraverso il quale si esprimono i capricci infantili di un individuo che crede di non dover più nulla a nessuno”. Ad accompagnare questo declino della cultura, l’impotenza delle istituzioni museali, incapaci di instaurare un legame sociale profondo con il visitatore, erroneamente attirato da una illusione di semplicità e immediatezza, valori che secondo Clair, dominano la cultura di massa. Ecco perché a concludere il cerchio si utilizza la metafora del vuoto: il museo oggi è un buco nero in cui tutto entra e niente ne esce, luogo dell’incoerenza che testimonia il momento di crisi e rottura che stiamo attraversando, attribuibile alla denazionalizzazione delle collezioni pubbliche. La globalizzazione, dipinta come forza centrifuga, attira a sé la massa delle collezioni, scardinando gli equilibri che venivano retti dalla presenza della vecchia comunità nazionale. Il disincanto che emerge leggendo un libro di tale levatura pone diversi interrogativi al lettore circa il destino di tali istituzioni culturali, ovvero mantenere la missione implicita di arricchire, conservare e trasmettere la memoria artistica di un paese alle generazioni future pur volgendosi alle dinamiche del mercato. L’autore stesso si difende dalla critica di una concezione elitaria dell’arte, mitigando in parte il pessimismo che aleggia nelle pagine con un rimedio universale all’apertura dei musei a tutti, ovvero l’introduzione di una vera politica d’educazione che prepara il visitatore al “rito” della visita. Ecco perche nelle ultime righe si legge così: “L’arte purtroppo domanda uno sforzo. Per comprendere e apprezzare determinate opere occorra avere un minimo di conoscenze. Invece, si pensa che il semplice fatto di guardare un quadro consenta uno stato d’estasi, quasi che si trattasse di un oggetto magico. L’oggetto artistico non è un oggetto magico. Purtroppo, questa illusione di semplicità e immediatezza domina la cultura di massa. Oggi tutto deve essere facile. Il che è una forma di disprezzo nei confronti del nostro passato”.

La crisi dei musei. La globalizzazione della cultura.
Jean Clair
Skira Editore 2008 16 Euro
ISBN 978-88-6130-640-0

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