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All’origine della raccolta di saggi curata da Roberto Bobbio, architetto e docente di Urbanistica, si trova un seminario tenutosi presso l’Università di Genova nel 2006, La città creativa. Spazi per le nuove economie urbane, al quale parteciparono numerosi urbanisti e amministratori interessati all’argomento, co-autori di questo libro. Gli esiti delle elaborazioni individuali che si intrecciano in questo volume vogliono proporre modelli di conoscenza e riflessione, che sappiano analizzare da diverse angolature le principali accezioni di “città creativa” e relative declinazioni di “urbanistica creativa”.
Ad aprire il dibattito è lo stesso Bobbio, che inquadra la potenzialità creativa di una città secondo una serie di indicatori che rilevano la presenza di ciascuna delle “3T” di R. Florida (talento, tecnologia, tolleranza), ovvero condizioni che definiscono la città come laboratorio di innovazione aperto verso l’esterno. Segue una sottile distinzione tra cultural economy e creative industry, da cui discende una definizione di città creativa come città che combina economia della cultura e industria creativa, spesso collocate in diverse porzioni del territorio urbano per diverse esigenze di spazio e accessibilità, ma a volte contigue, come a Londra, Parigi, New York, dove la produzione e il consumo di cultura stanno fianco a fianco o a poca distanza. La più convincente definizione di città creativa viene indicata nella “città della conoscenza”, dove risiedono la capacità di rinnovare e inventare: formazione superiore, comunicazione, ricerca, tecnologie avanzate sono soltanto alcuni degli ingredienti che fanno della conoscenza una vera strategia alternativa di sviluppo territoriale, innescando complessi spillover locali a lungo termine in grado di auto prodursi nel tempo.
A partire da questi input iniziali si snodano gli altri capitoli del libro, che approfondiscono attraverso casi studio concreti le dinamiche di creatività urbana produttrici di nuovi “valori aggiunti” e moltiplicatrici dei capitali investiti. Alcuni degli esempi riportati sono Bilbao e San Sebastian, analizzati secondo i tratti simili, essendo aree industriali e portuali obsolete da riconvertire; segue Torino, città simbolo della trasformazione creativa postindustriale, riletta alla luce del grande evento delle Olimpiadi invernali, considerate come episodio chiave della strategia di rilancio della città; concludono la disamina Genova e La Spezia, che hanno scoperto una in’attesa vocazione per la cultura e ne hanno fatto un punto di forza per migliorare la propria immagine, accompagnata da una radicale revisione delle politiche urbane.
Gli interventi riportati nei vari capitoli si ricongiungono nell’assunto comune che fa della creatività una risorsa sprecata se non corrisposta dalla presenza di un humus adatto a svilupparsi, ovvero un capitale umano di conoscenze in condizioni di cooperare per lo sviluppo e di mobilitarsi sul progetto collettivo del futuro. Per dirla con le parole di A. de Saint- Exupéry “Se devi costruire una città creativa, non radunare uomini per raccogliere pietre e distribuire compiti. Ma insegna loro la potente seduzione della creatività”.
Urbanistica creativa
Progettare l’innovazione nelle città
A cura di Roberto Bobbio
Maggioli Editore Euro 22
ISBN 978-88387-4330-4
www.maggiolieditore.it