fermoimmagine-bSuggestivo, ancorchè indagato in misura rigorosamente scientifica, l’interrogativo di partenza richiamato dal titolo: esistono città, nel mondo economicamente avanzato, dove si può vivere felicemente? Attraverso un’indagine sul campo, il gruppo di ricerca indaga il caso del centro di Fermo, nelle Marche, per cercare una risposta a questa domanda, proponendosi, tra l’altro, di identificare quali sono le condizioni e le caratteristiche della “felicità urbana”.
Il concetto di felicità si colloca all’interno della discussione politica ed economica sin dal diciottesimo secolo; pur adombrata nel secolo successivo a favore di indicatori di tipo quantitativo, negli ultimi decenni si è tornati ad indagare questa dimensione e a considerarla quale indicatore di rilievo da associare agli altri, la ricchezza ed il benessere economico, tradizionalmente considerati.
Indizi di pubblica felicità sembrano emergere in contesti urbani di piccole e medie dimensioni caratterizzati prevalentemente da una serie di fattori e comportamenti costanti: gli abitanti continuano ad abitare e a popolare per occasioni di interazione sociale, il centro storico della città dove vivono, gli immigrati sono ben integrati, lo stile di vita può essere considerato di tipo metropolitano ed i redditi sono abbastanza elevati. Centri dunque ben inseriti nel circuito della modernità in cui i cittadini tendono ad avere un’elevata qualità della vita.
Il caso di Fermo è particolarmente esplicativo poiché presenta le suddette caratteristiche accanto ad altre quali un’elevata qualità urbanistica e del paesaggio, un ambiente naturale ed un patrimonio storico-artistico perfettamente conservati. Una miscela di fattori positivi che ha favorito la permanenza, se non l’elevata attrazione, di attività qualificate.
Nel caso del territorio fermano, poi, il passaggio da un’economia di tipo agricolo, ad una di tipo industriale è stato effettuato senza produrre alcuna frattura, sulla base di un modello di sviluppo legato prevalentemente alla piccola impresa e ad uno stabile ed elevato senso di appartenenza e di coscienza civica. Essa sembra essere amplificata da un fattore persistente e costante nella vita fermana: l’interazione con le istituzioni e la possibilità di una partecipazione attiva alla vita della città, di una vera e propria “governance partecipata”. Esistono certo elementi che dicono di incertezza e di timore, ma essi non inficiano il quadro di sostanziale positività che emerge ed anzi, danno maggiore valore alla solidità di fondo da cui il territorio fermano è caratterizzato.
L’ipotesi di ricerca che parte dal presupposto che esistano territori in cui si può parlare a buon diritto di “felicità”, che possono essere considerati “felici”, risulta confermata e si basa su casi in cui si verificano generalmente le seguenti condizioni: elevato benessere, scarsa incidenza di fattori di conflitto, bassa disparità di reddito, presenza di fattori di coesione quali radicamento e solidarietà, ricorso a strumenti di pianificazione e di governo del territorio integrati con le politiche urbane, modificazioni dello spazio aperte ed in grado di favorire l’innovazione. Un contesto in cui la qualità del lavoro e della vita, l’elevato grado di socialità ed interazione evitano il prodursi di grosse tensioni, il rispetto per il patrimonio storico e artistico e per le attività culturali, producendo un turismo più qualitativo e meno quantitativo ed aggressivo di quello che caratterizza altri luoghi, sono i fattori, tra gli altri, che sembrano favorire il clima di benessere che gli abitanti descrivono.

Fermoimmagine. Studio sulla felicità urbana
a cura di Giorgio Piccinato
Quodlibet editore euro 20
www.quodlibet.it
ISBN 978-88-746-2211-5