Per un modello italiano di sviluppo
santagata_libro-biancoIl 30 novembre 2007, una commissione di studio ministeriale venne incaricata di produrre un Rapporto sulla creatività e produzione di cultura in Italia. I macro-obiettivi che l’equipe, presieduta dal professor Santagata, si poneva di indagare, erano principalmente due, ovvero quello definire un modello italiano di creatività e produzione culturale, binomio indissolubile ed asset irrinunciabile di sviluppo economico capace di posizionare strategicamente il nostro paese, contribuendo di per sé, se si considera l’intera filiera di produzione del  valore, al 9.31% del PIL nazionale; unito a ciò, l’ambizione di fornire un supporto alla conoscenza delle industrie culturali, fornendo al contempo elementi in grado di ricomporre una identità statica e chiara del settore. Il modello di studio elaborato non si discosta dalle statistiche rilevate negli altri paesi europei, inserendosi nel generale interesse manifestato delle politiche dell’UE per la promozione delle industrie creative e della conoscenza (dichiarazione di Lisbona, 2000).
Il volume raccoglie e amplifica gli spunti del lavoro collettivo della commissione, articolandone i contenuti in 17 capitoli, che rispecchiano le tre sfere in cui la creatività si declina nei processi economici caratterizzati dalla produzione di cultura. I primi capitoli sono dedicati al mondo della creatività in Italia, in cui la stessa assume un’interessante posizione di cerniera e di raccordo tra un modello di creatività per l’innovazione (tipico dei paesi nord- europei e nord-americani) e il modello della creatività per la qualità sociale, che interpreta la direzione dei processi creativi dei paesi del Mediterraneo, africani, latino-americani e asiatici. All’approfondita parte introduttiva seguono le tre sezioni dedicate ai settori delle industrie culturali e creative.
La creatività viene in primo luogo studiata nella sfera della cultura materiale, che è espressione del territorio e della comunità che in esso vive. In questa concezione, vengono presi in esame la moda, il design industriale e artigianato, l’industria del gusto e quella dell’ICT. Per questi settori si considera l’apporto creativo della cultura materiale che viene tramandata da generazioni e che costituisce un input essenziale di natura intangibile per la produzione manifatturiera e artigianale di qualità in Italia.
Segue poi la sezione dedicata all’accezione di creatività per la produzione di contenuti, informazione e comunicazione, in cui si trovano le industrie culturali che forniscono beni e servizi ad alto contenuto simbolico: editoria, TV e radio, pubblicità e cinema. Questi settori condividono alcune peculiari caratteristiche (già analizzate da R. Caves in “L’industria della creatività”), che a loro volta determinano anche la struttura produttiva e organizzativa delle industrie dei contenuti e dell’informazione; il mercato italiano viene curiosamente dipinto come “anomalo” sia per la presenza diretta o indiretta della politica, sotto la forma di condizionamenti normativi nel campo radiotelevisivo, sia per il ritardo strutturale nella diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che pongono il nostro Paese in ritardo rispetto ai produttori europei.
In terzo luogo, il processo creativo viene associato al patrimonio culturale storico e artistico di un paese, ovvero il capitale culturale legato a musica e spettacolo, architettura e arte contemporanee che sono frutto della creatività delle generazioni del passato, ma anche e soprattutto specchio della produzione artistica delle generazioni presenti. Il rapporto esistente tra creatività e patrimonio è bidirezionale, costituendo quest’ultimo una risorsa fondamentale per lo sviluppo della creatività che produce un impatto sulla qualità della vita, sull’industria, sull’artigianato e sul turismo. Se la cultura della conservazione viene considerata come un punto di eccellenza italiana, più incerta appare la capacità di produrre nuova cultura, attraverso musei, monumenti, paesaggio e di promozione delle industrie culturali. Si sottolinea inoltre quanto la dimensione della domanda di patrimonio sia sottodimensionata e bisognosa di strumenti fiscali più flessibili e accomodanti.
L’ultima parte ordina il materiale esposto nei capitoli precedenti, offrendo suggerimenti di politica culturale e raccomandazioni per i decisori politici, articolando gli spunti in ambizioni- obiettivi strategici di breve periodo e decisioni- azioni che i vari settori dovrebbero concretizzare nei propri ambiti di competenza, producendo quell’effettivo cambiamento a 360° che da più voci è auspicato.

Il libro bianco sulla creatività
Per un modello italiano di sviluppo
a cura di Walter Santagata
Università Bocconi editore euro 30
www.egeaonline.it
ISBN 978-88-8350-146-3