Intervista a Ugo Biggeri – Presidente Fondazione culturale Responsabilità Etica

Terra Futura-Fortezza da Basso-Firenze

Come tu stesso hai messo in evidenza durante la conferenza stampa di presentazione di Terra Futura, esattamente negli stessi giorni in cui a Firenze si tiene la sesta edizione della mostra-convegno delle buone pratiche di sostenibilità, a Trento si svolge per il quarto anno consecutivo il Festival dell’Economia, che ha come tema portante il binomio “identità e crisi globale”. Attraverso uno sguardo prettamente economico, gli esperti radunati ai piedi delle Dolomiti tenteranno di spiegare le cause dell’attuale crisi e di ipotizzare come sarà il mondo dopo la crisi. Partendo dalle stesse premesse anche Terra Futura ha messo al centro dell’attuale edizione la congiuntura negativa che ha colpito tutti i mercati indistintamente, sostenendo che “il tempo è opportuno” per puntare su equità, solidarietà e responsabilità per uscire dalla crisi. Ma era davvero necessario giungere a questi estremi per capire l’importanza racchiusa in questi tre termini? Qual è il reale significato che si nasconde dietro i concetti di equità, solidarietà e responsabilità? E soprattutto in che modo questi tre fattori possono contribuire in concreto a superare l’attuale momento di crisi?
Terra Futura esiste da sei anni, e sono sei anni che diciamo che dobbiamo far incontrare le varie anime della società, quindi gli imprenditori, le istituzioni, i cittadini, chi fa economia, le associazioni, proprio per discutere di sostenibilità, di un diverso modello di sviluppo perché abbiamo sempre denunciato tutta una serie di crisi, che secondo noi erano e continuano ad essere importanti. Infatti anche nel passato c’è stata qualche polemica con il Festival dell’Economia che, invece, non ha mai avuto un occhio critico sulle questioni economie e finanziarie che stavamo affrontando, e neanche su questioni climatiche, sull’esaurimento delle risorse, del petrolio, ecc. Noi come Terra Futura partiamo dal presupposto che questa crisi che stiamo vivendo non è soltanto una crisi momentanea della finanza, ma è una crisi del sistema che si aggiunge ad altre crisi che in questi anni abbiamo sempre evidenziato. Per risolverla non è questione di quanti miliardi di euro i governi metteranno per salvare delle banche altrimenti destinate al fallimento, ma è questione di reimpostare l’economia in un modo diverso e, se vogliamo dirla con uno slogan che rispecchia un po’ i nostri temi, è ora di finirla con la finanza e con l’economia irresponsabile, ossia che si ritiene non responsabile delle questioni sociali ed ambientali e che quindi, in generale, finisce per agire in modo irresponsabile, con l’accezione che noi tutti diamo a questa parola. Allora equità, solidarietà, rispetto sono dei modi per dirci possiamo costruire un sistema economico in cui la relazione delle persone con la natura è importante e costituisce da una parte il limite, ma dall’altra una grande opportunità di fare affari.

Terra Futura-Fortezza da Basso-Firenze

Quando si parla di buone pratiche di vita, di governo e d’impresa si fa sovente implicito riferimento alle realtà del terzo settore ed al comparto dell’impresa sociale. Un settore questo che cresce continuamente e che secondo quanto contenuto nella presentazione del primo rapporto sull’impresa sociale in Italia, che sarà pubblicato a settembre in occasione del “Workshop nazionale sull’impresa sociale”, comprende circa 7.300 imprese. Come si relaziona Terra Futura con il mondo del non profit? E qual è dal tuo punto di vista, il diverso ruolo dell’economia di cui le imprese sociali e gli attori del terzo settore sono portatori?
Il rapporto di Terra Futura col terzo settore è fortissimo, perché di fatto siamo l’unica manifestazione in Italia in cui gli organismi principali del terzo settore, praticamente senza eccezione, collaborano o sono partner dell’iniziativa. Noi crediamo e lo diciamo anche attraverso questa crisi, che Terra Futura ha mostrato negli anni, e mostrerà anche quest’anno, un sacco di buone pratiche, anche economiche e quindi di imprese sociali, fatte da realtà vicine al terzo settore. Però crediamo che sia venuto il momento in cui forse si guardi un po’ più dentro a queste pratiche, anche da parte dell’economia cosiddetta tradizionale, ossia crediamo che se un’impresa vuole essere competitiva e innovativa deve rivolgersi ai temi della sostenibilità ambientale e sociale, perché sul lungo periodo paga. E cominciamo anche ad avere degli esempi: la società etica SGR, che è una società del gruppo Banca Etica, che investe in azioni di imprese che fanno maggiore attenzione alle questioni ambientali e sociali, ha vinto un importante premio come società che ha ottenuto le migliori performance l’anno scorso. E’ importante sottolineare che si tratta di fondi etici, e di solito i fondi etici vincevano i premi perché erano fatti bene, e non perché facevano guadagnare più degli altri. Questo però è significativo, vuol dire che sul lungo periodo scelte di responsabilità ambientale e sociale pagano anche in termini di profitto. Come c’è questo esempio ce ne possono essere molti altri, ed in particolare la relazione tra consumatori e imprese può essere vissuta in maniera completamente diversa. Il terzo settore da questo punto di vista credo abbia fatto da apripista. Non credo che la soluzione sia in un’economia governata dal terzo settore, sarebbe un’ipotesi assolutamente non realistica. Ma credo che sia realistico pensare che le istituzioni e le imprese comincino sul serio a guardare all’economia responsabile con occhi decisamente diversi.

A livello istituzionale, invece, l’unica amministrazione che partecipa come attore protagonista, è la Regione Toscana. La Regione Toscana è da anni impegnata sul fronte delle pratiche ambientali sostenibili e un segno tangibile è l’approvazione da parte del Consiglio Regionale di un Piano energetico 2007-2010, denominato “2020: la sfida energetica della Toscana sostenibile”. Il governatore Martini ha parlato della necessità di un new deal verde, soprattutto in funzione anticrisi, preannunciando per le imprese toscane un cofinanziamento da 30 mln di euro, per favorire il risparmio energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili. In questa attuazione di pratiche sostenibili, la regione Toscana rappresenta un po’ il vostro ideale di “Terra futura”?
Con la Regione Toscana c’è un rapporto molto forte, di fatto è un co-organizzatore dell’evento. Sicuramente rispetto ad altre regioni italiane c’è una sensibilità molto forte. Terra Futura è nata proprio perché la Regione Toscana in un periodo abbastanza particolare, a cavallo tra il 2001 e il 2003, quando ci sono stati i fatti di Genova, quando c’è stato il social forum europeo di Firenze, ha dimostrato di voler andare a vedere, di volersi perlomeno interrogare senza prendere posizioni politiche, di fatto. Però ha cercato di capire cosa i movimenti cercavano di esprimere a livello mondiale. Quindi ha avuto un po’ più di attenzione, di volontà di ascolto, e questa è una cosa importante che gli va riconosciuta. Dopo di che crediamo che nella Regione Toscana ci siano delle pratiche di governo buono, non crediamo però che la Regione Toscana possa essere in questo momento un modello. Anche nella Regione Toscana si può sicuramente migliorare molto l’approccio alla sostenibilità sociale ed ambientale. Però sicuramente rispetto, purtroppo, alla generale disattenzione che tutta la politica, sia di centro-destra che di centro-sinistra, mostra sulle questioni della responsabilità sociale ed ambientale, la Regione Toscana rappresenta un’eccezione. A Terra Futura quest’anno verrà Colin Hines a parlare del green new deal inglese, come dimostrazione del fatto che in tutta Europa si sta affrontando attraverso decisioni politiche di sostenibilità, o attraverso ragionamenti di ampio respiro, cosa significhi fare economia in un mondo così diverso rispetto a come lo avevamo immaginato. E lo fanno governi come quello di Sarkozy, come quello della Merkel, come quello di Brown, che indipendentemente dal colore politico, hanno scelto di affrontare questi temi; mentre qui in Italia questi sono temi fuori dal dibattito politico, e anche l’opposizione non li pone assolutamente con forza. Da questo punto di vista sicuramente c’è una maggiore attenzione da parte della Regione Toscana, che fa si che la Regione Toscana sia un partner assolutamente importante. Insomma quello che sto cercando di dire è che la scelta della Toscana da parte di Terra Futura, è stata quasi una scelta obbligata vista la latitanza completa degli altri enti.

Terra Futura-Fortezza da Basso-Firenze

Obiettivo principale di Terra Futura è quello di garantire un futuro al nostro pianeta. Pur convinti dei meriti dell’iniziativa e delle sue enormi potenzialità, da osservatori esterni in qualità di cittadini, consumatori e lavoratori, l’idea di un futuro migliore e di un impegno volto a tutti i settori delle attività umane, dalla vita quotidiana alle relazioni sociali, dal sistema economico all’amministrazione della cosa pubblica, che si cela dietro Terra Futura potrebbe sembrare francamente utopistica per un solo appuntamento annuale di mostra –convegno. Esiste una strategia unitaria che “Terra Futura” e i suoi sostenitori portano avanti anche nel corso dell’anno? E come vengono attuate in concreto le idee lanciate durante la mostra-convegno?
Il partenariato che ha fatto nascere Terra Futura e l’ha promossa, che vede coinvolte oltre alla Regione Toscana e Banca Etica, anche ACLI, ARCI, CISL, Legambiente, Caritas Italiana e la Fiera delle Utopie Concrete, ha già prodotto dei lavori che continuano a produrre effetti durante tutto l’anno. Ultimo è stato un manifesto sulla riforma del sistema finanziario, che è nato l’anno scorso a Terra Futura, quindi con un bell’anticipo su quella che era la crisi che poi è scoppiata nell’autunno successivo, e che si è tradotto in una presa di posizione del congresso della FIBA, il sindacato dei bancari CISL, questo recente maggio. Il percorso proseguirà ed il manifesto sarà portato al G8. Detto altrimenti un percorso nato da Terra Futura l’anno scorso, continua a lavorare al di fuori di Terra Futura. Quindi queste pratiche sono proprie del DNA di Terra Futura.

Questa edizione vede l’esordio del social network ZOES, uno strumento pensato per dare continuità di espressione e testimonianza alle pratiche “sostenibili”. Come è organizzata e gestita questa Zona Equosostenibile del web?
Infatti a partire da quest’anno avremo qualcosa in più, perché nasce un nuovo portale dell’economia responsabile che si chiama ZOES – www.zoes.it – che sta per Zona Equosostenibile, ed è l’idea che i cittadini e le imprese – che sono interessati alle idee portate avanti da Terra Futura, ma anche da altre fiere simile tipo “Fa la cosa giusta”, o idee portate avanti da altre riviste culturali -, possano trovare una piattaforma web per dialogare e inventarsi modalità d’azione, di fare campagne, di scambiarsi idee con le metodologie del socialnetwork. Quindi sarà una sorta di Facebook per cambiare il mondo, invece che soltanto per scambiarsi le figurine. Anche questa è un’operazione in partenariato, Terra Futura è uno dei partner, ed è gestita dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica, che è il principale promotore di Terra Futura, insieme ad una Fondazione partecipata dalla Regione Toscana che si chiama Fondazione Sistema Toscana. Queste due fondazioni hanno messo a disposizione le idee e le risorse, e poi c’è un partenariato abbastanza ampio che farà funzionare la piattaforma.

Un’altra delle novità di quest’anno è l’istituzione di una Borsa delle Imprese Responsabili. Come si articola e a chi è rivolta questa sorta di fiera nella fiera?
Qui abbiamo pensato di favorire l’incontro. Terra Futura nasce proprio per favorire l’incontro e in realtà, abbiamo avuto sempre molta più disponibilità da parte del terzo settore o delle imprese legate al terzo settore ad essere presenti a Terra Futura, piuttosto che da parte delle imprese tradizionali, perché indubbiamente Terra Futura è un evento che si colloca in maniera polemica rispetto a tanti temi, ed in particolare a quello della responsabilità sociale ed ambientale d’impresa. Allora l’idea della Borsa delle Imprese Responsabili è proprio l’idea di un momento di scambio, di incontri persona a persona, su tematiche specifiche, durante i quali gli imprenditori possono capire come le idee di responsabilità sociale ed ambientale possano diventare delle idee interessanti per fare meglio il loro business, per far crescere le loro imprese. Quindi la Borsa è organizzata proprio secondo un’idea di scambio di esperienze, e di incontri personalizzati a seconda dei partecipanti.

Terra Futura-Fortezza da Basso-Firenze

Il programma culturale e le attività di arti e spettacolo sembrano entrare a pieno titolo nelle iniziative della mostra-convegno Terra Futura. Secondo te le arti e la cultura che ruolo ricoprono in questo processo che va verso una maggiore sostenibilità del globo? L’iniziativa “Alleanze culturali” inoltre testimonia la volontà e l’apertura al dialogo con tutti i soggetti interessati. Che riscontro avete ricevuto in termini di richieste e di qualità delle proposte?
La cultura non è affatto un qualcosa in più dentro Terra Futura. La cultura è quello che ha fatto nascere Terra Futura, e questa forse è la cosa su cui è più forte l’impronta del terzo settore, che normalmente quando fa delle cose le fa anche a partire dalla gente comune. Quindi a Terra Futura si viene anche per divertirsi, per riflettere in modo, diciamo così, innovativo attraverso l’arte, gli spettacoli, la musica. E questo è sempre stato un tratto caratteristico di Terra Futura, quello di poter incrociare gli aspetti culturali con la presentazione delle buone pratiche ed i convegni più o meno tecnici, che affrontano questo tipo di tematiche. Nello specifico “Alleanze Culturali” nasce perché ci siamo resi conto di una richiesta di convegni, di iniziative culturali dentro Terra Futura che va al di là delle capacità di accoglierle, nel senso proprio degli spazi fisici dove realizzarle. Allora abbiamo proposto anche qui una cosa innovativa, mutuata dai social forum, ossia che quando ci sono dei temi che si è disposti a presentare insieme ad altri, si possa farlo attraverso il sito internet di Terra Futura. A Terra Futura, infatti, gli eventi che ci sono, sono autogenerati dagli utenti, cioè sono le persone che vi partecipano che fanno delle proposte che normalmente vengono accettate dall’organizzazione per fare eventi di tipo culturale. Questo meccanismo è abbastanza innovativo, ed il meccanismo specifico delle Alleanze Culturali funziona per una buona parte degli eventi: un terzo degli eventi alla fine si realizzano costruendo delle alleanze ad hoc, per contenere da una parte i costi, e per aumentare le forze in campo, dall’altra.

Dopo sei anni di incontri, conferenze e dibattiti quali risultati sono stati raggiunti? In che modo Terra Futura è cresciuta con la forza delle buone pratiche?
Terra Futura è cresciuta bene. Come iniziativa sicuramente si è decisamente rafforzata e si sta aprendo ad alleanze a livello internazionale con altre fiere simili. Sui temi bisogna dire che qui, e non solo ovviamente per merito di Terra Futura, ma proprio perché c’è sempre più attenzione da parte dei cittadini e direi anche delle istituzioni e delle imprese, rispetto a sei anni fa tanti temi che sembravano assolutamente d’avanguardia, oggi sono molto più alla portata della conoscenza e dell’uso da parte di tanti cittadini. Questa è assolutamente una cosa positiva che ci fa un gran piacere, perché quelle sono le idee che a Terra Futura abbiamo portato, e vedere che anche indipendentemente da Terra Futura queste idee si sviluppano nella società in cui viviamo, ci da un segno di speranza. Insomma ricordiamoci che Terra Futura nasce dall’idea che possiamo effettivamente fare qualche cosa per rendere il nostro mondo più sostenibile e più socialmente responsabile. Quindi tutte le volte che poi effettivamente si va in questa direzione siamo contenti.