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E’ stato presentato giovedì 18 giugno a Roma, presso la sede dell’Archivio Centrale dello Stato, il Portale degli Archivi di impresa promosso dalla Direzione Generale per gli Archivi (DGA) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC).
Gli archivi di impresa, e più in generale gli archivi economici, rappresentano un’importante testimonianza del processo di industrializzazione che interessa, con intensità e modalità di volta in volta diverse, sia i Paesi economicamente più sviluppati che quelli in via di sviluppo. Ne deriva, quindi, una doppia valenza – sociale ed economica – che fa degli archivi di impresa uno strumento indispensabile per conoscere e comprendere le dinamiche ed i processi che, attraverso l’evoluzione del mondo industriale, hanno portato ad una trasformazione radicale ed irreversibile delle società e dei rapporti che intercorrono tra le stesse.
Secondo uno studio di Hans Eyvind Næss sull’esperienza europea degli archivi di impresa, esistono quattro differenti modalità attraverso cui è possibile contribuire alla conservazione degli archivi. Nella prima sono le imprese stesse che decidono di conservare i loro archivi per finalità proprie di ricerca e marketing, aprendoli solo parzialmente al pubblico. E’ quanto accade, ad esempio, per la maggior parte delle banche e degli istituti di credito che operano da più secoli: queste istituzioni possiedono quasi sempre un archivio storico, che in più di un’occasione si è rivelato essere un efficace strumento attraverso cui ricostruire la storia dei singoli istituti e del sistema bancario, in generale. Nella seconda modalità la conservazione degli archivi di impresa è il risultato della cooperazione tra le diverse realtà aziendali e le camere di commercio regionali. Nella terza modalità le aziende decidono di cooperare con le autorità centrali o locali, e con archivi pubblici o biblioteche, trasferendo i propri archivi all’interno di queste strutture. Nella quarta modalità, le iniziative per la costituzione, l’organizzazione e il finanziamento degli archivi di impresa sono in buona parte promosse da associazioni di archivisti economici, che si sforzano di cooperare con i dirigenti aziendali e le autorità amministrative, per dare forma ad un tipo di archivio economico accessibile, e che lavorano seriamente allo sviluppo di modelli professionali e a linee guida per l’utilizzo e la conservazione degli archivi di impresa.
In Italia il dibattito intorno agli archivi di impresa e alla loro tutela e valorizzazione inizia negli anni settanta del secolo scorso, per delinearsi in maniera maggiormente strutturata a partire dagli anni ’80, con la pubblicazione nel 1984 di un numero unico della “Rassegna degli Archivi di Stato”, interamente dedicato agli archivi di impresa. Con l’avvento degli anni novanta si assiste alla formazione di un interesse crescente nei confronti degli archivi di impresa. Nel 1998 viene pubblicato, infatti, il primo “Manuale di archivistica per l’impresa” di Paola Carucci e Marina Messina, nato dall’esperienza dei corsi di archivistica d’impresa organizzati a Milano dal Centro per la cultura d’impresa, a cui fanno seguito una serie di conferenze e dibatti sul tema, oltre che l’uscita nel 2003 del volume “Archivi d’impresa” di Giorgetta Bonfiglio Dosio.
Attualmente uno degli ostacoli principali ad un rapido sviluppo degli archivi di impresa è rappresentato dalle opinioni, molto contrastanti, nei confronti sia del valore che dell’utilità degli investimenti atti a preservare tali documenti. In molti casi, secondo quanto emerge dalle analisi di Hans Eyvind Næss, il costo degli archivi ha spinto la direzione aziendale ad astenersi dall’intraprendere un’azione consapevole per conservare il proprio archivio. Anche se può sembrare un paradosso, accade sovente che siano proprio gli archivi delle grandi compagnie ad essere soppressi per motivi economici, in quanto hanno un volume maggiore di quelli delle compagnie minori, e quindi costi di gestione e di mantenimento più alti.
A questo proposito Giorgetta Bonfiglio Dosio ha messo in evidenza come i problemi legati agli archivi di impresa siano tra loro strettamente interconnessi, in quanto la carenza di norme specifiche si somma alla progressiva riduzione delle risorse – sia di natura pubblica sia interne alle aziende -, che a sua volta mette a rischio la stabilizzazione delle iniziative finora realizzate, e compromette la prosecuzione e l’espansione dei programmi futuri. A completare un quadro già di per sé non roseo, si aggiungono la perdurante insensibilità della maggioranza degli imprenditori nei confronti della tutela e della conservazione della memoria e del patrimonio industriale, la conseguente esigua richiesta di archivisti specializzati da destinare alla gestione dei documenti delle imprese, l’inesistenza di soluzioni conservative che consentano una concentrazione a tappeto degli archivi, l’esiguità di percorsi formativi specifici, coordinati con l’intero sistema formativo.
La creazione di un Portale per gli Archivi di impresa da parte della Direzione Generale per gli Archivi (DGA) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che sembra rispondere sia all’esigenza di preservare gli archivi nella loro materialità, sia di sviluppare nuove modalità di utilizzo e di comunicazione del patrimonio conservato, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie e di modalità di fruizione altamente interattive, si spera possa essere la prima tappa di un percorso volto ad assegnare il giusto peso al mondo degli archivi e della cultura di impresa.