Intervista a Massimo Rosa – fondatore e coordinatore di JobAngels

jobangelsDott. Rosa, JobAngels è un social network in cui dei professionisti delle risorse umane dedicano parte del loro tempo ad aiutare gli utenti che sono alla ricerca di un nuovo posto di lavoro. Innanzitutto, come le è venuta questa idea e come è stata sviluppata?
L’idea della creazione di JobAngels è nata in una maniera abbastanza tipica e normale per chi opera nel settore della ricerca del personale. I professionisti delle risorse umane, infatti, sono abituati a ricevere ogni giorno centinaia di candidature per i più svariati tipi di impiego e anche solo per ricevere delle informazioni riguardanti il curriculum, l’orientamento professionale, e tutti quegli aspetti che entrano in gioco nel momento in cui ci si pone alla ricerca di una posizione lavorativa.
Questa mole di candidature, oltre ad essere aumentata negli ultimi 2/3 anni, è anche notevolmente cambiata nell’impostazione: molto spesso infatti, ricevo mail che sono delle vere e proprie richieste di aiuto. Confrontandomi con dei miei colleghi, ho notato come questa fosse  una tendenza abbastanza comune. Abbiamo cosi deciso di organizzare una sorta di sistema di risposte a queste richieste, ispirandoci ad una piattaforma di botta/risposta come può essere  Twitter, ad esempio, dove molto semplicemente gli utenti possono inserire un messaggio di massimo 500 caratteri e postare così le proprie richieste di aiuto. Le richieste vengono poi rese visibili tramite una bacheca online sul sito che viene visionata da una rete di professionisti nell’ambito delle risorse umane che quotidianamente, accanto anche al loro lavoro “ufficiale”, apportano professionalità tentando di rispondere alle numerose richieste.

Come funziona l’organizzazione e il disbrigo degli “help” che arrivano on-line? Avete una rete di collaborazione con altri enti? E, una volta recuperate le informazioni richieste, come mettete in contatto chi cerca e chi offre lavoro?
Dal punto di vista organizzativo, siamo per il momento ancora un po’ deboli. Siamo partiti sull’onda dell’entusiasmo ma adesso il sistema si sta facendo sempre più complesso. All’inizio, infatti avevo inserito solo una decina di JobAngels, ora ce ne sono circa un centinaio che, con una certa frequenza, si adoperano per rispondere alle esigenze degli utenti.
La gestione informatica è stata fatta, in questa fase iniziale, in maniera piuttosto “amichevole” in quanto l’iniziativa non ha scopo di lucro e di conseguenza neanche la possibilità di attingere a dei fondi dedicati. Tutto ciò che viene stanziato e investito è a spese dei singoli collaboratori che hanno organizzato il tutto.
Lo stesso sviluppo del software è stato fatto in maniera gratuita da parte di alcuni informatici che hanno prestato le loro competenze a questo scopo: noi cerchiamo di gestirlo al meglio monitorando le richieste per evitare spamming o situazioni in cui le aziende approfittano dello spazio bianco per lanciare messaggi agli utenti. Dalla parte di chi richiede un lavoro, inoltre, abbiamo una sorta di documento in cui vengono fornite le istruzioni su come redigere gli help in modo che questi si concentrino sui dati oggettivi, dichiarando in maniera concisa le proprie esperienze e aspirazioni. Nel momento in cui il JobAngel risponde all’help il messaggio viene evaso.
Non effettuiamo dunque collocamento professionale, anche perché la legge non ce lo consentirebbe.

Chiunque, quindi, può diventare un JobAngel?
Sì. Chiunque, andando sulla bacheca e leggendo una richiesta a cui sa di poter rispondere, può tramutarsi in Jobangel. Se si conosce un’azienda che sta cercando un determinato profilo rintracciabile nella bacheca, non si sottopone però all’azienda il curriculum nello specifico ma si contatta l’utente mettendolo al corrente della domanda di quest’ultima.
In questo modo si rovescia il cosiddetto collo di bottiglia, perché ci sono moltissime persone dalla parte della domanda che aiutano poche persone nella ricerca.

JobAngels è online dal 1 maggio. Da allora, in termini di dati numerici, quante persone hanno richiesto aiuto al vostro servizio e sono riuscite a trovare lavoro tramite gli angeli del lavoro?
Sono circa 2.000 le richieste che, fino ad oggi, sono arrivate sulla bacheca. Accanto ad ogni richiesta c’è infatti un numero progressivo che le quantifica. Nel primo mese circa il 40% delle richieste pervenute sono state evase e questo perché sia io che i miei collaboratori ci siamo posti 2 obiettivi fondamentali: il primo è la percentuale di risposta.
Una percentuale di risposta intorno al 50% ci permette di ottenere dei risultati abbastanza soddisfacenti. Chiaramente non possiamo pensare di risolvere tutti i casi, in quanto molte volte anche la natura stessa degli help ce lo impedisce. Un  messaggio del tipo “Cerco lavoro, aiuto!” non ci permette di aiutare l’utente perchè non abbiamo a disposizione nessun dato oggettivo.
Il secondo obiettivo è quello della qualità e della pertinenza della risposta: invitiamo gli Jobangels a rispondere solo nel momento in cui si crede fermamente che la risposta data sia risolutiva. Se un angel non ha una risposta pertinente può astenersi o consigliare l’help ad un altro collaboratore che crede possa avere conoscenze adeguate per evaderlo. La strada da seguire, quindi, è quella della crescita in quantità e qualità di risposte date.

Il sito dell’iniziativa riporta in rilievo lo stemma del 100% no spam, evidenziando che non si accettano spot, pubblicità o inviti ad aderire a piani di multilevel. JobAngels, inoltre, non opera come collocamento professionale ed i suoi collaboratori sono professionisti volontari che provengono da altre realtà aziendali. Si può dire quindi che sia un vero e proprio esperimento di “Welfare Network”?
Tutte le personalità inserite nel progetto sono professionisti delle risorse umane, nell’80% dei casi psicologi del lavoro, prevalentemente addetti alla selezione o alla gestione del personale all’interno di aziende o all’interno del job placamento universitari.
Una ricerca di qualche anno fa dell’IFOL parlava di un’incidenza del 50% del passaparola sul collocamento professionale: chi cerca lavoro lo trova soprattutto tramite passaparola o conoscenza personali.
Il punto di partenza di questo sistema è quindi solidissimo in quanto coniuga la forza comunicativa dei social network al passaparola, coniando ciò che si è definito “social welfare” : aiuta gli utenti in maniera veloce, senza intermediazioni e, soprattutto, gratis.
Ciò che facciamo è pura consulenza sulla redazione del curriculum, ad esempio, sia a livello fisico sia a livello concettuale, indicando all’utente alcune strade che potrebbe percorrere per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Se un utente, ad esempio, è orientato verso il settore informatico e i JobAngels sanno che ci sono dei bacini in cui è possibile inserire il proprio cv o che ci sono delle aziende informatiche che al momento ricercano informatici, noi facciamo in modo che tali informazioni giungano all’utente, in maniera del tutto gratuita.
Oppure facciamo delle ricerche di annunci in un determinato settore e le sottoponiamo al candidato per farlo venire a conoscenza degli annunci già disponibili.
Questo tipo di consulenza, fino ad oggi, era solo a pagamento.

La sua esperienza nel campo delle risorse umane vanta delle iniziative creative da lei ideate e coordinate che evidenziano una volontà di uscire dai rigidi schemi convenzionali della ricerca del lavoro, avvertita spesso come causa di stress e di sfiducia. Esempi tangibili sono l’ideazione dei primi “Negozi  del lavoro”, sviluppatisi oggi come agenzie interinali, “Posto di lavoro”, una free press sulle offerte di lavoro, e ancora la Curriculum T-Shirt nonché diverse pubblicazioni sulla “curriculum guerrilla”. Lei, invece, come ha trovato, ideato e sviluppato il suo lavoro?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro di vent’ anni a quando ero un giovane direttore di produzione che, per motivi professionali ha iniziato ad occuparsi delle risorse umane.
Vent’anni fa “risorse umane” era un termine quasi sconosciuto. La ricerca del personale veniva svolta da pochi operatori,in maniera abbastanza riservata. Facendo alcuni corsi aziendali mi sono poi appassionato all’argomento e, nell’arco di un paio di anni, ho fatto sono diventato una sorta di imprenditore di me stesso, costituendo una micro società di selezione del personale che all’inizio ha avuto non pochi problemi di start up, in quanto gestita da un giovane senza troppa esperienza quale ero io all’epoca, ed era inoltre localizzata in una provincia abbastanza isolata quale quella di Cuneo.
Ho scelto quindi la strada dell’innovazione lanciando l’idea degli ormai famosi “job shop” in Italia, i negozi vetrinati che offrono lavoro. Queste iniziative hanno fatto in modo che ricevessi le attenzioni dei media e da lì in poi il cammino che ho intrapreso è stato sempre improntato nel segno dell’innovazione.
Molto probabilmente casi come la Curriculum t-shirt, sono stati un po’ forti ma muovevano semplicemente dal fatto che l’abbigliamento è sempre più spesso utilizzato per comunicare più che per vestirsi. Questo, unito alla difficoltà dei giovani di “procacciarsi” opportunità ha realizzato questa “guerrilla”
Una volta i nostri padri crescevano, entravano a lavorare in un’azienda e lì restavano per tutta la loro vita. Oggi i giovani non restano quasi mai nello stesso posto di lavoro per più di 2 anni: tra agenzie interinali, contratti a progetto, lavoro co.co.pro o co.co.co, si cambia lavoro sempre più spesso.

Quali sono gli obiettivi che si è posto per JobAngels?
Per il momento siamo un manipolo di entusiasti, di operatori che lavorano a questa iniziativa in maniera non troppo organizzata ma con tanta buona volontà. L’obiettivo è quello di riuscire a darci una struttura più organizzata. Il prossimo step, spero entro la fine dell’estate, sarà quello di riunirci in una Associazione di promozione sociale senza scopo di lucro. E continuare con lo stesso entusiasmo di sempre.