Culture21 srl – Gruppo Monti&Taft Ltd
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Intervista a Viviana Checchia e Anna Santomauro – Curatrici del Progetto 1 H art
Partiamo dall’idea. Un percorso che parte dal museo, percorre le strade e arriva nel privato delle case? Quando e come è nata l’idea del progetto 1 H art?
L’idea di 1hart nasce da una profonda riflessione sui problemi di fruizione dell’arte contemporanea e non. Vari studi, a ridosso tra l’arte, l’economia e le neuroscienze, hanno cercato di scoprire e stabilire quali sono i parametri attraverso cui e secondo i quali rivolgiamo la nostra attenzione verso una cosa, un oggetto piuttosto che ad un altro.
Si sono riscontrate, così, più e più volte difficoltà dovute ad uno scarso senso di appartenenza nei confronti di certi ambiti, avvertito dal pubblico generico.
La nostra è così diventata una sfida ma allo stesso tempo un progetto di promozione per avvicinare il pubblico all’arte abbattendo una serie di ostacoli. E perché no, proprio all’arte contemporanea interpretata come più ostica ed insensata. Riteniamo che l’arte contemporanea, soprattutto quella dei nostri giorni, sia un’ arte relazionale un’ arte comunicativa e per questo molto più vicina al nostro pubblico.
La ricerca degli artisti coinvolti come è avvenuta (anche a livello internazionale)? Ci sono criteri di selezione da parte di voi curatrici? È ancora aperta la selezione?
L’adesione degli artisti al progetto 1 h art è arrivata in seguito a una open call, diffusa tramite i canali ormai consolidati quali mail, social network e siti internet dedicati all’arte contemporanea. Le richieste sono state moltissime, anche grazie a un consistente uso del passaparola tra gli stessi partecipanti, ma non tutte sono state accolte. Abbiamo dovuto selezionare il materiale giuntoci, in base non solo al nostro gusto, ma soprattutto al possibile impatto che i progetti avrebbero potuto avere sul pubblico. Abbiamo cercato di privilegiare proposte in grado, a nostro avviso, di creare un contatto intimo e diretto, comunicativo e critico con il fruitore.
L’“offerta artistica” è variegata: performance, video arte, lecture, presentazione portfolio, installazione, wall painting, workshop, ecc. Si va dalla resistenza creativa dello Stupidity Removal Service di Giuditta Nelli alla Bussola delle emozioni di Elena Arzuffi. Il concetto di arte per voi è…
V.C. L’arte è libera espressione, è contatto e rapporto. Nel nostro progetto gli stili, le tecniche, i mezzi ed i metodi del fare arte sono secondari: l’importante è arrivare al pubblico, è trasmettere.
Non cerchiamo di istruirli ma di solleticarli attraverso arte fresca ed innovativa.
A.S. L’arte è la capacità dell’uomo di creare nuove chiavi di lettura con le quali interpretare il mondo e la contemporaneità, di aprire nuove strade o di modificare quelle esistenti, di dar vita, attraverso la visione, il senso, la relazione e il contatto, a nuove molteplici e possibili realtà.
I progetti che abbiamo scelto sono molto diversi tra loro, come diversi sono i mezzi che ciascun artista ha scelto di utilizzare: il lavoro di Giuditta Nelli, si propone di convertire ciò che comunemente è identificato come segno di stupidità in un’operazione artistica; Anna Maria Tina, invita il fruitore della sua ora d’arte a creare nuove unità di misura con cui rapportarsi alla propria casa; Luigi Negro, con Giancarlo Norese e Luigi Presicce, andrà di casa in casa portando avanti un’indagine emotiva, fatta di racconti, piccole azioni, foto e ricordi; Rita Canarezza e Pier Paolo Coro si faranno invitare da parrucchiere e barbieri, ascoltando e registrando storie tra lacca e schiuma da barba. Questi e molti altri artisti lavorano per investire di nuova luce luoghi, fisici e dell’anima, gesti, rituali, e strutture mentali, rivelando e comunicando al pubblico nuovi possibili modi di avvicinarsi all’arte e, perchè no, alla vita… in fondo, non sono poi così distanti.
“1 h art cerca di stabilire rapporti più stretti e di sollecitare attraverso vari canali il sostegno privato. La gente comune (famiglie, dipendenti statali, studenti…) potrà così diventare parte integrante di questo congegno, richiedendo un semplice servizio a domicilio. In questo modo 1 h art crea un sistema aperto, fatto di generazione e ridefinizione continua”. Ci spiegate in che modalità pensate che questo “incontro” possa contribuire a costruire “nuova arte e nuova condivisione”?
Crediamo che l’arte si crei negli occhi di chi la guarda, nelle mani di chi la tocca e nell’intimità di chi la assorbe e la interiorizza. Esiste però il rischio di un messaggio che, spesso, non è così chiaro ed immediato. Azionare un meccanismo che spinga artista e pubblico l’uno nelle braccia dell’altro può significare dare a quest’ultimo qualche strumento in più per considerare l’arte e il fare arte come uno dei tanti aspetti della propria vita. Di qui potrebbe derivare una presa di coscienza, uno stimolo ad appoggiare, promuovere, sostenere l’attività artistica. Per l’artista questa potrebbe divenire un’occasione di crescita e di apprendimento, sia sul piano artistico che su quello umano: non si tratta di una specie di tranello con il quale portare la gente comune al museo, ma di un vero e proprio incontro, di una nuova interessante conoscenza, di un atto coraggioso grazie al quale aprirsi a nuove possibilità e a nuove relazioni. E, perchè no, potrebbe diventare semplicemente qualcosa di cui parlare a cena con gli amici!
“L’arte farà qualcosa per il pubblico, il pubblico farà qualcosa per l’arte”…Si potrebbe definire 1 h art una nuova forma di volontariato? Un volontariato dell’arte che mira ad “assistere artisticamente” il fruitore occasionale?
Non parlerei proprio di volontariato, anche se allo stato delle cose non abbiamo nessuna forma di sovvenzione e quindi lavorando gratis siamo, effettivamente, dei volontari.
Ma non lo chiamerei così, siamo davvero molto lontani dal concetto di volontariato. Il nostro progetto è stato interpretato da qualcuno come la banca del tempo, ed effettivamente si avvicinerebbe più a questa tipologia di scambio che ad altro: noi diventiamo gli artifici di un meraviglioso baratto.
Inneschiamo un processo di promozione che, speriamo nel tempo, renderà i suoi frutti e porterà più visitatori anche nei contesti più istituzionalizzati.
L’iniziativa è pubblicizzata soprattutto mediante il sito web http://1hart.net/. Il sito rappresenta certamente un canale per il “reclutamento” degli artisti e la proposta del servizio di “arte a domicilio” attraverso la presentazione delle tipologie di “ore d’arte” messe a disposizione dagli artisti. Avete pensato di rendere pubbliche anche le testimonianze dei fruitori, materiali video o fotografici delle performance artistiche? Insomma, un feedback delle esperienze…
Inoltre, potete darci un’idea dell’esito di alcune performance e dirci quante sono state già svolte. Com’è la risposta del pubblico in termini di quantità di richieste e di grado di coinvolgimento?
Il sito è effettivamente una parte integrante del nostro progetto. Pensiamo di rendere pubblica solo una traccia degli incontri per ora, ma l’obiettivo è quello di far confluire tutto il materiale documentario raccolto nel corso di un anno in una mostra presso il project space neon>campobase di Bologna, che è uno dei nostri partner insieme a Sabot Gallery (Cluj-Napoca) e Stanica (Zilina).
I primi incontri sono sul punto di svolgersi, dopo la pausa estiva ci sono state le prime richieste e tra poco daremo inizio al meccanismo di 1 h art (stiamo già assistendo allo scambio di email tra un’artista e la sua ospitante). Arrivare a un pubblico generico non è semplice, per questo la promozione è un momento cruciale del progetto, perchè questo si realizzi in maniera autentica e capillare.
Credits Photo:
Che fine ha fatto Baby Jane?
Rita Canarezza & Pier Paolo Coro
Hairdressers project, 1997- 2009
Stupidity Removal Service
Giuditta Nelli