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La responsabilità sociale d’impresa, ossia l’integrazione volontaria delle preoccupazioni ambientali e sociali delle imprese nelle loro attività commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate, è il tema centrale del Salone “Dal dire al fare”, che si tiene a Milano il 29 ed il 30 settembre, presso gli spazi dell’Università Bocconi.
Materia da sempre controversa, in costante bilico tra chi ne tesse le lodi e chi la denigra, la responsabilità sociale d’impresa rappresenta, oggi, un asset fondamentale per ri-pensare il modo di fare impresa all’interno di uno scenario economico completamente mutato rispetto al passato, in cui i consumatori sono diventati soggetti attivi capaci di influenzare le politiche aziendali attraverso le loro scelte d’acquisto, in cui vi è un’integrazione crescente tra gli aspetti politici, economici e sociali, in cui domina l’incertezza ed anche i mercati possono fallire.
Secondo una ricerca condotta da Unioncamere sulla responsabilità sociale d’impresa e gli orientamenti dei consumatori, che ha coinvolto un campione di 2.000 imprese e 1.500 famiglie, è possibile individuare due distinti orientamenti alla CSR, secondo la dizione inglese di Corporate Social Responsibility: quello delle imprese impegnate nella dimensione interna della CSR, composto da aziende che intervengono in forma congiunta nella gestione delle risorse umane, nella salute e sicurezza sul lavoro, nell’informazione e coinvolgimento dei soci e degli azionisti; e quello delle imprese impegnate nella dimensione esterna della CSR, che sviluppano interventi mirati al coinvolgimento e alla soddisfazione degli stakeholder a monte (fornitori) e a valle (clienti) dell’intera filiera produzione-consumo, al rafforzamento della propria reputazione nella comunità di appartenenza e alla tutela del patrimonio ambientale. Solo lo 0,6% dell’intero tessuto economico produttivo italiano segue un approccio multistakeholder alla CSR, con l’obiettivo dichiarato di fare della responsabilità sociale un tratto distintivo della propria cultura d’impresa, incorporandola direttamente nelle strategie aziendali. Dal punto di vista dei consumatori, invece, quasi due italiani su tre (63,8%) ritengono che il compito dell’impresa non sia limitato alla sola efficienza economica, ma contempla anche l’obbligo di contribuire alla soluzione dei principali problemi della società, anche se una quota consistente di intervistati valuta queste iniziative come mere manovre pubblicitarie (35,5%), adottate dalle imprese al solo scopo di ottenere maggiori profitti.
Se davvero tra i principali fattori ostativi allo sviluppo di comportamenti socialmente responsabili, vi sono ancora una carenza informativa e normativa, dovuta ad una scarsa conoscenza dell’argomento da parte delle imprese e ad un esiguo impegno da parte delle istituzioni nella predisposizione di incentivi e nella diffusione di campagne di sensibilizzazione, rivolte sia ai cittadini che alle imprese, dal “Dire al fare” si presenta come una proficua occasione per far conoscere la materia ad un vasto pubblico, dimostrando che un altro modo di fare impresa è possibile.
Giunto quest’anno alla sua quinta edizione, il Salone affronta e discute i principali temi legati alla Corporate Social Responsibility attraverso convegni, laboratori, eventi speciali. Oltre alla presenza di una Meeting Area per il matching tra le organizzazioni partecipanti, di un Temporary Stand in cui, a rotazione, gli espositori hanno la possibilità di entrare in contatto con i visitatori, e di Corner Informativi per l’esposizione e la distribuzione di materiale informativo, è presente anche uno spazio aperto ai giovani in cui gruppi di studenti delle scuole superiori e dell’università possono confrontarsi con le imprese, partecipando ad otto laboratori creativi che spaziano dall’economia alla comunicazione.