pesca-strascicoLa creatività e l’innovazione, considerate un optional fino ad alcuni anni fa, sono state riconosciute tra gli elementi essenziali per raggiungere l’eccellenza o, in tempi più recenti, per rimanere al passo con un mondo che cambia a ritmi sempre più veloci.
Nell’attuale crisi mondiale, in cui recessione economica e contrazione del mercato del lavoro sembrano colpire nazioni ed organizzazioni di ogni genere, come è possibile parlare di creatività e proporre percorsi innovativi in azienda?

Intervistiamo, a questo proposito, Franco Amicucci, che nel 2000 ha fondato un’azienda con il deliberato proposito di favorire e sostenere l’innovazione d’impresa. L’approccio eclettico, basato sul rigore scientifico da un lato e sulla creatività dall’altro, si è dimostrato particolarmente efficiente e, nel giro di pochi
anni, questa società di consulenza è diventata un solido partner di importanti aziende nazionali ed internazionali.
Ci incontriamo a Porto Potenza Picena, in un ristorante vicino al mare, dove un pallido sole cerca di farsi spazio tra nubi scure sopra un mare decisamente in tempesta.

Il termine “crisi”, come evidenziava John F. Kennedy, viene scritto, in cinese, con due ideogrammi: uno raffigura il pericolo, l’altro l’opportunità: la crisi internazionale che ci troviamo a vivere può essere considerata opportunità?
Proviamo a rovesciare ancora una volta questo ideogramma e partiamo dalle cosiddette “opportunità” di questi anni: un lungo ciclo di sviluppo, borse in continua ascesa, consumi crescenti a livello mondiale. Mi ricorda molto la pesca “a strascico” che si è affermata su questo mare. Pescate ricche e abbondanti ogni volta, ma poi, pian piano ci si è accorti che si stava devastando il fondo del mare e le condizioni base per la riproduzione del pesce: quell’opportunità si sarebbe trasformata, presto, in una crisi. A un certo punto ci si è resi conto della necessità di un fermo-pesca per ricreare le condizioni di una crescita equilibrata e rinnovata.
Ecco, ora a livello mondiale siamo in un periodo di “fermo-pesca”! Possiamo utilizzarlo per creare un nuovo ambiente per la crescita, evitando gli errori del passato.
Le crisi portano sempre opportunità di nuovi apprendimenti e, spesso, aprono orizzonti al momento impensabili.
Nei racconti degli anziani di questa terra c’è sempre il ricordo della crisi negli anni ’50 della Cecchetti, grande azienda meccanica (con più di 3.000 operai), che produceva carri ferroviari. Nell’immediato fu interpretato solo come un dramma (difficoltà economiche, licenziamenti, recessione), in poco tempo, però, furono
intraviste delle opportunità. Il decentramento della produzione calzaturiera di Vigevano (PV) trovò, nei meccanici della Cecchetti, una manodopera qualificata e a buon mercato; questa occasione, unita all’estro e alla laboriosità dei marchigiani, rappresentò un elemento cruciale per la nascita della futura imprenditoria locale che, nel corso degli anni, ha costruito uno dei più grandi poli calzaturieri mondiali.

In periodi così “incerti” che ruolo svolge la formazione per i processi di innovazione?
Nelle fasi “vincenti” delle organizzazioni, la formazione viene utilizzata per consolidare e replicare i modelli che hanno portato al successo. Lo ritengo un errore, perché è proprio nelle fasi vincenti che occorre riflettere sull’innovazione continua e sulla comprensione degli scenari in divenire. Ma la cultura d’impresa prevalente, quella che si è affermata negli ultimi anni, è stata una cultura del risultato a breve, della dominanza delle trimestrali sul lungo periodo. Non è così per tutti, per fortuna. Chi “tiene meglio”, come si usa dire in questi momenti, sono le organizzazioni che hanno investito nel capitale intellettuale, che hanno fatto della
conoscenza un vero e proprio fattore competitivo.
E’ vero che viviamo in un periodo di incertezza, ma è anche vero che da anni si afferma che una competenza del nuovo millennio è proprio quella di “saper vivere nell’incertezza”.
Un autore a me caro, Edgar Morin, nel suo saggio sui “I sette saperi necessari all’educazione del futuro”, ci ricorda che affrontare le incertezze è uno di questi saperi. Quando torna a casa, se questo “verdicchio” non ha offuscato troppo i suoi riflessi, può fare qualche ricerca per approfondire il pensiero di Morin sull’educazione all’incertezza.
Il mare, adesso, è troppo mosso e non riesco a vedere se ci sono imbarcazioni al largo. Ma la metafora del navigatore la trovo utilissima in questi periodi di grandi cambiamenti. Mi ha influenzato un recente libro della Montalcini sui “nuovi Magellani”, i navigatori nel mare della conoscenza, che si dirigono verso terre
sconosciute. Ci saranno scogli e tempeste, ma anche orizzonti meravigliosi e nuove terre. La formazione del navigatore deve fornire tutte le conoscenze sugli scogli già mappati, sui mari conosciuti, sulle tempeste di cui abbiamo la certezza dell’arrivo e sulle modalità per superarle. Ma dovrà formarlo, soprattutto, a gestire in autonomia il viaggio su terre nuove. Mi sembra che sia proprio questo il momento che viviamo.
Allora i manager d’oggi, come “nuovi Magellani”, devono possedere una molteplicità di competenze un po’ come la varietà di frutti di mare su queste “tagliatelle allo scoglio” …
Vedi, il cuoco di questo chalet, Luca, non è bravo perché conosce tutti gli ingredienti necessari per fare le tagliatelle allo scoglio, ma perché sa come combinarli nelle giuste “dosi” e nei tempi opportuni. L’elenco delle competenze manageriali è noto, e, mi permetto di dire, anche abbastanza banale.

Ma quali di queste utilizzare in tempo di crisi e con quale combinazione?
Credo che questa sarà l’epoca di una nuova selezione delle classi dirigenti. Gli stili vincenti negli anni scorsi si stanno dimostrando inadeguati in questi giorni. Sono rimasto sorpreso dallo stile di comunicazione del management Yahoo utilizzato nella gestione della riduzione del personale. Se è vero quanto pubblicato dai mezzi di comunicazione, è stato utilizzato il classico stile della vecchia società industriale, quello che veniva definito da “padroni delle ferriere”.
Tra le diverse competenze essenziali, alcune appaiono indispensabili in momenti come questi: al primo posto vorrei mettere l’assunzione di responsabilità, nel senso pieno del suo significato. Può sembrare banale, ma basta guardarsi intorno per accorgersi dell’importanza di questa parola, che non è solo una competenza, ma un valore intramontabile e raro.
Aggiungerei anche la capacità di visione a largo raggio, pensiero sistemico e innovativo, flessibilità intesa come capacità di cambiar modalità di navigazione al variare degli elementi ambientali.

Gli elementi ambientali mi fanno venire in mente Johansson, che nel libro “Effetto Medici” sottolinea che anche nelle organizzazioni attuali, come nella Firenze del Rinascimento, le idee più innovative sembrano nascere dall’intersezione tra concetti, culture e stimoli differenti: questo è uno dei suoi modelli di riferimento?
Devo ammettere che questo è l’aspetto che più mi appassiona e mi impegna professionalmente. Come sa, nel mio lavoro di consulente e formatore in questi anni ho rotto molti schemi consolidati, portando in azienda linguaggi e culture tradizionalmente lontane.
Quando ho iniziato a teorizzare che le classiche otto ore d’aula per fare formazione aziendale sono un’assurdità logica ed uno spreco incredibile, passavo per visionario nel migliore dei casi.
Poi, quando domandavo se avevano mai visto un bel film o una rappresentazione teatrale più lunga di due ore, qualcuno cominciava a riflettere. Le mie aule durano normalmente 90/120 minuti e vogliono essere più efficaci ed incisive delle classiche otto ore. I contenuti e le competenze da sviluppare rimangono le stesse, ma li veicolo utilizzando i linguaggi dell’arte, come la pittura, la musica, il cinema e, perché no, della pubblicità!

Ha mai visto un messaggio pubblicitario più lungo di 15 secondi?
Osservando i nuovi linguaggi della comunicazione e dei nuovi media, sono arrivato ad una nuova generazione di e-learning. Pillole di uno o due minuti al giorno, ma tutti i giorni dell’anno, dall’intranet, dal portatile e, fra poche settimane, anche dal BlackBerry e dal palmare: corsi manageriali completi di 15 minuti.
Questa innovazione non era possibile senza le contaminazioni di mondi opposti. Ho voluto combinare mondi apparentemente opposti, come la migliore produzione della nostra storia dell’arte e le più radicali innovazioni tecnologiche per l’apprendimento.
Del resto, quando si naviga in mari sconosciuti e si approda in una terra nuova, bisogna portarsi dietro un bel baule con gli oggetti ed i simboli che meglio rappresentano la nostra storia: solo così l’incontro sarà fertile e generativo di una nuova cultura.

Siamo giunti alla conclusione della nostra intervista e, gustando questo limoncello, mi piacerebbe una sua battuta conclusiva …
Beh, per prima cosa è importante avere chiari gli obiettivi che desideriamo raggiungere. Come ammoniva saggiamente Seneca, “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.
La seconda è che, soprattutto in periodi difficili come questi, diventa fondamentale sfruttare le potenzialità creative, ipotizzare scenari futuri, immaginare tutte le alternative possibili; Edgar Allan Poe era solito ripetere “Chi sogna di giorno conosce molte cose che sfuggono a chi sogna solo di notte”.

Un atteggiamento creativo, in definitiva, è possibile (e caldamente consigliato) anche in situazioni complesse come quella attuale, in cui i pochi e frammentari elementi posseduti possono essere ricomposti, seppur con qualche difficoltà, in un quadro d’insieme coerente. Anche il sociologo Edgar Morin (che nonostante
verdicchio e limoncello sono andato diligentemente a consultare) ricorda come si dovrebbero insegnare “principi di strategia che permettano di affrontare i rischi, l’inatteso e l’incerto e di modificarne l’evoluzione grazie alle informazioni acquisite nel corso dell’azione”. Incrementare le nostre abilità strategiche ed innovative contribuisce in modo significativo, come ribadisce Morin, “ad apprendere a navigare
in un oceano d’incertezze attraverso arcipelaghi di certezza”.

Nota: La versione integrale di questo articolo è pubblicata in www.ticonzero.info