Intervista a Carolina Lussana, responsabile della Fondazione Dalmine

Fondazione Dalmine Mostra faccia a faccia
Quando è nata la Fondazione Dalmine e quali sono state le tappe salienti della sua storia?
La Fondazione ha iniziato la propria attività nel 1999 per valorizzare l’archivio storico e la memoria dell’impresa Dalmine, un’azienda che ha 100 anni di vita e che nel 1996/’97 è stata acquisita da un gruppo globale, Tenaris, leader nella produzione di tubi in acciaio. L’impresa, che oggi si chiama TenarisDalmine, ha deciso di investire nella valorizzazione del proprio archivio in quanto traccia di una storia molto importante di relazioni con il territorio.
Il progetto culturale realizzato attraverso la Fondazione Dalmine è fortemente incentrato sulla memoria, sulla storia e sulla cultura d’impresa. Il cuore dell’operazione è stato ed è la valorizzazione dei documenti dell’archivio: fotografie, disegni, documenti, oggetti, volumi che, lungo un arco temporale di 100 anni raccontano la storia di un’industria siderurgica ma anche quella delle persone che nel corso del tempo si sono avvicendate nei suoi stabilimenti. Una storia di tecnologie, prodotti, processi, mercati, lavoro, luoghi.
Nel 1999, quindi, l’azienda ha pensato di ristrutturare un edificio a sua volta storico – una delle case che all’inizio del secolo erano state costruite vicino alle acciaierie per ospitare gli allora direttori generali della società – ubicato all’interno di un bellissimo parco adiacente l’area industriale. E in questo prezioso contesto è stata insediata la Fondazione e l’archivio. A partire da quella data abbiamo iniziato – da un lato – un’attività di valorizzazione conservativa di beni culturali, con la catalogazione e l’inventariazione del materiale d’archivio. D’altro canto abbiamo anche intrapreso varie attività di promozione di progetti, mostre, pubblicazioni, eventi legati non solo alla storia dell’impresa TenarisDalmine, ma anche alla storia industriale e alla cultura industriale, più in generale.

Oltre all’archivio storico, la Fondazione ospita anche una biblioteca. Che tipo di documenti sono conservati all’interno di questa struttura e a chi si rivolgono principalmente?
La biblioteca è la novità con la quale la Fondazione Dalmine festeggia il decimo compleanno. Fino ad ora, infatti, abbiamo conservato e messo a disposizione dei nostri utenti – che sono principalmente studenti, studiosi, ricercatori  e chiunque si interessi di storia industriale -, i documenti dell’archivio storico che contengono e raccontano la storia dell’azienda. Lo scorso anno abbiamo ricevuto in donazione un importante fondo librario, la biblioteca di un illustre studioso di storia d’impresa – Duccio Bigazzi – e abbiamo quindi deciso di valorizzare al meglio anche altri fondi librari già in nostro possesso.
Non si tratta più – quindi – di offrire ai nostri utenti solo dettagliati documenti, materiali e informazioni sulla nostra impresa, ma di offrire anche una vera biblioteca specializzata in storia e cultura dell’impresa, dell’industria e del mondo del lavoro. Un patrimonio di circa 6.000 volumi, catalogati nella rete SBN e accessibili quindi dai principali cataloghi on-line, che apriremo ufficialmente alla consultazione pubblica durante la Settimana della cultura d’impresa il prossimo 19 novembre 2009. Per quella data abbiamo organizzato un workshop per riflettere sulla relazione fra libri, industria e lavoro.
Fondazione Dalmine Mostra A ferro e a fuoco
Tra le attività portate avanti dalla Fondazione Dalmine vi è anche l’organizzazione di mostre ed eventi. Quali sono state le principali iniziative che avete realizzato in quest’ambito e che tipo di risposta avete ottenuto da parte del pubblico che vi ha partecipato?
Tra i nostri obiettivi di divulgazione c’è anche quello di facilitare l’accesso da parte del grande pubblico ad un argomento – la storia industriale – che potrebbe apparire destinato a specialisti, studiosi e addetti ai lavori. A partire dai fondi di documenti, immagini, fotografie, disegni che conserviamo all’interno del nostro archivio e dai contenuti tematici specifici cerchiamo così di immaginare utilizzi e percorsi di lettura di taglio divulgativo.
Nel corso degli anni sono stati diversi i temi su cui abbiamo concentrato la nostra attenzione. In primo luogo, il rapporto dell’industria con la città e con il territorio, ossia il punto di vista urbanistico-architettonico: Dalmine è infatti il nome storico dell’azienda, ma anche il nome della città dove l’industria ha sede. Questo elemento ci ricorda che la società siderurgica fu costruita cento anni fa in un’area pressoché isolata, e che attorno all’azienda è nata nel corso del tempo una vera e propria città industriale fatta di quartieri, di infrastrutture, di edifici pubblici e quant’altro. La storia di questa company town è ampiamente riflessa all’interno delle carte d’archivio, e questo elemento è stato il filo conduttore su cui abbiamo riflettuto con la mostra “Dalmine dall’impresa alla città”, presentata nel 2003 e nel 2004.
Un secondo filone di approfondimento – che ha dato origine ad un progetto tutt’ora in corso dal titolo “faccia a faccia” – è il tema delle storie e memorie individuali. In questo progetto abbiamo riflettuto sulla possibilità di rintracciare e ricostruire storie di persone che nel corso del tempo hanno lavorato nell’impresa e i cui volti sono ritratti nell’archivio fotografico aziendale. Attorno all’identità individuale, alla storia collettiva, e all’incrocio fra questi due aspetti è nata l’idea di una mostra fotografica e di un sito web – entrambi interattivi – che propongono al pubblico reale e virtuale tutte le immagini d’archivio che raffigurino persone ritratte in momenti di lavoro o del tempo libero. Nelle mostre itineranti abbiamo invitato le collettività dei paesi limitrofi agli stabilimenti dell’impresa – finora è accaduto a Dalmine e a Costa Volpino, in provincia di Bergamo – a riconoscere se stessi, i propri amici, parenti, conoscenti, partecipando così alla costruzione di una storia più ampia che non è solo quella delle tecnologie, del prodotto, del mercato, ma è quella delle persone. Nel sito web qualsiasi visitatore può ripercorrere la mostra, riconoscere le immagini e inviare attraverso una mail commenti o altre immagini che si aggregano al progetto. Il progetto “faccia a faccia” – nato nel 2006 e ancora in corso – risponde anche all’obiettivo di avvicinare i singoli individui all’archivio di una grande industria, coinvolgendoli e stimolandoli a partecipare alla conservazione e valorizzazione della memoria dell’industria e del lavoro donando eventualmente anche loro immagini. Ma destinatari del progetto non sono solo le persone che nel corso del tempo hanno lavorato all’interno dell’impresa: attraverso workshop e incontri con studenti o abitanti del territorio stiamo coinvolgendo gruppi diversi non solo sull’incremento dell’archivio e sulla costituzione di un nuovo nucleo di documentazione, ma anche su una riflessione sui meccanismi della memoria del lavoro e dell’industria.
Con la mostra “A ferro e a fuoco” realizzata nel 2006 in occasione del centenario di costituzione dell’azienda abbiamo messo in scena la storia e l’attualità di una grande azienda siderurgica, presentando i risultati di una ricerca svolta da un pool di studiosi sulle carte del nostro archivio. Se il territorio è uno dei punti principali di destinazione delle nostre attività, va detto che la Fondazione Dalmine si rivolge più in generale a studi e ricerche legate non solo alla storia della nostra azienda ma più in generale a quella dell’industria.
Le mostre e gli eventi hanno sino ad ora avuto un bacino d’utenza di livello provinciale e regionale e sono state allestite sia all’interno degli spazi industriali che in musei o spazi espositivi pubblici. Dal 2008 organizziamo insieme alla Gamec – Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, Bergamo Film Meeting e la Fundación PROA di Buenos Aires la rassegna cinematografica “Cinelatino, nuovi film dall’America Latina”, promossa da TenarisDalmine.

Un’altra importante caratteristica della Fondazione Dalmine è l’attenzione rivolta alla formazione. Quali sono le principali attività che portate avanti in questo campo? Avete rapporti con università e centri di ricerca?
La Fondazione Dalmine ospita con regolarità stage di formazione e tirocini, in virtù di convenzioni con vari enti formativi e università italiane che abbiano al loro interno corsi di archivistica, valorizzazione dei beni culturali, storia d’impresa, patrimonio industriale. Nella nostra struttura svolgiamo molte attività legate al trattamento, conservazione e catalogazione  dei documenti e possiamo così offrire a molti studenti diplomati, laureati o specializzandi la possibilità di effettuare un’esperienza pratica su tematiche strettamente tecnico-archivistiche. Ma anche il fronte delle molteplici attività di valorizzazione consente ai tirocinanti di affiancarsi all’organizzazione di ricerche, mostre, progetti e di sperimentare aspetti legati alla gestione e organizzazione di progetti culturali. Oltre agli stage, la Fondazione Dalmine partecipa con una certa regolarità a corsi e master legati alla valorizzazione dei beni culturali del mondo industriale effettuando interventi e seminari o ospitando visite e workshop. Una nuova collaborazione, che inaugureremo il prossimo 18 novembre 2009 con il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, apre nuovi settori di sviluppo delle attività didattiche sui temi dell’industria e della tecnica. Per quella data, infatti, TenarisDalmine donerà al Museo un modello di colonna di perforazione petrolifera, realizzata con tubi Tenaris, che troverà collocazione nella Sala petrolio del Museo.

Che rapporto esiste tra la Fondazione e TenarisDalmine, l’impresa siderurgica che nel 1998 ha deciso di dar vita alla Fondazione? La Fondazione rientra nelle politiche di responsabilità sociale dell’impresa? E se sì, in che modo?
La Fondazione Dalmine è uno dei tanti progetti attraverso cui TenarisDalmine – socio fondatore – promuove o dà il proprio sostegno ad attività culturali. Superata la logica della sponsorizzazione estemporanea di eventi culturali, si è optato per la decisione di creare un’istituzione che opera a livelli diversi. C’è in primo luogo il territorio provinciale e regionale. Si pensi agli interventi di didattica che effettuiamo nelle scuole elementari, medie, superiori fino alle università del territorio. E ancora, agli utenti dell’archivio e della biblioteca, che possono accedere – previo appuntamento – in modo libero e gratuito ad un’istituzione culturale privata che offre spazi, strutture e assistenza specializzata. O al pubblico delle mostre e degli eventi, che fruisce di prodotti culturali di qualità. In questo senso, pur specificamente culturale, l’impresa sostiene e promuove servizi offerti al pubblico, alla comunità, alla collettività, e quindi al sociale. Riferendoci invece agli studiosi e specialisti o al network di istituzioni culturali che studiano e valorizzano la cultura d’impresa il bacino di riferimento dei servizi e delle attività della Fondazione è decisamente nazionale ed è composto da comunità più ristrette di specialisti. In questo ambito rientrano anche gli interventi della Fondazione a seminari e corsi universitari.

Da parte dell’azienda vi è anche un’attenzione al mondo dell’arte contemporanea, attraverso il sostegno alla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo…
Esatto. Oltre alla storia e alla cultura industriale, valorizzata dalla Fondazione Dalmine, TenarisDalmine investe in cultura sul territorio sostenendo l’arte contemporanea. Anche in quel caso c’è stata la precisa volontà di dar luogo ad un organismo continuativo nel tempo, una istituzione, piuttosto che un interesse generico per una sponsorizzazione di mostre o eventi culturali. La scelta di divenire, insieme al Comune di Bergamo, socio fondatore di una associazione per la gestione della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e delle sue attività risale al 2000 e da allora l’Associazione per la GAMeC ha fatto molta strada.
Documenti d'archivio
In che modo viene gestita la Fondazione?
La Fondazione Dalmine è un ente no profit con una propria struttura, un consiglio di amministrazione, un direttore, uno staff di dipendenti e di collaboratori specializzati in conservazione dei beni culturali e nella loro valorizzazione. Questa attività per così dire di lungo periodo si concentra sull’archivio e sulla ricerca e ha un carattere di continuità e di regolarità che non ha però grande visibilità. La ricerca e gli studi che sviluppiamo e promuoviamo con la collaborazione di specialisti e studiosi trovano spazio nella nostra collana dei Quaderni. La struttura della Fondazione, che è piuttosto flessibile, promuove e gestisce anche le iniziative di divulgazione che, oltre ai calendari di volta in volta definiti, si inseriscono in genere con una certa regolarità nella Settimana della cultura d’impresa, l’appuntamento annuale che, nella terza settimana di novembre, vede numerosi archivi e musei d’impresa italiani impegnati in mostre, progetti ed eventi. Quest’anno la Fondazione Dalmine parteciperà alla Settimana con l’evento al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, con il workshop sulle biblioteche e l’industria a Dalmine, e con una edizione della mostra “faccia a faccia” presso il Museo del Territorio di Verdello (BG).

Lei prima ha messo in evidenza lo stretto rapporto che esiste tra la Fondazione ed il territorio. Potrebbe declinare le modalità attraverso cui si esplica questo rapporto?
Ci sono livelli diversi che, di fatto, corrispondono alle nostre aree di attività. Il primo livello è rappresentato dall’accesso completo e diretto ai nostri documenti: siamo presenti sul territorio perché offriamo un luogo dove le persone possono venire a studiare, a documentarsi, a ricercare, ricevendo l’assistenza di personale specializzato su tutte le tematiche legate alla storia e alla cultura d’impresa. Un secondo livello è il rapporto con le scuole: abbiamo in corso vari progetti e programmi didattici e, da quest’anno, anche in virtù della collaborazione con il Museo  della Scienza e della Tecnologia incentiveremo i contatti già stabiliti con le scuole secondarie superiori. Fino ad ora con le secondarie abbiamo approfondito i temi delle fonti, dei documenti, della ricerca e della metodologia della ricerca per la storia locale, del territorio, della città e dell’impresa. Il terzo livello è quello del rapporto con i dipendenti e gli abitanti dei paesi limitrofi agli stabilimenti che trovano nel nostro archivio molto materiale d’informazione anche sulla città e il territorio.
Va detto inoltre che l’accesso on line all’archivio attraverso il nostro sito, l’ingresso nel sistema bibliotecario nazionale con il catalogo della nostra biblioteca, ma anche i rapporti di network con istituzioni culturali che operano nel nostro campo – ad esempio Museimpresa – ci mette in relazione con un altro territorio, quello virtuale, che ci pone in contatto con una comunità più ampia di specialisti, addetti ai lavori, e tutti coloro che sono interessati ai temi della memoria e della cultura industriale.

La Fondazione si occupa anche di organizzare attività dedicate in maniera esclusiva ai dipendenti dell’azienda?
La Fondazione custodisce l’archivio e quindi la memoria dell’azienda. I dipendenti sono parte integrante di questa memoria e storia e in questo senso sono destinatari naturalmente interessati. Giovani neo assunti hanno visitato e visitano la Fondazione, così come alcuni ospiti dell’azienda fanno tappa presso la Fondazione. Nel 2006, in occasione del centenario della società, abbiamo realizzato mostre e pubblicazioni in primo luogo rivolte ai dipendenti. Ma le nostre iniziative sono aperte e destinate sempre al pubblico più ampio.

Quali sono, infine, le aspettative e le prospettive future della Fondazione Dalmine?
Sintetizzando in uno slogan direi che se i dieci anni trascorsi dal 1999, data di apertura e avvio delle nostre attività, ci sono serviti per offrire ad un pubblico vario e vasto la ricchezza del nostro archivio, i prossimi dieci anni ci serviranno innanzitutto per estendere i percorsi tematici di approfondimento all’interno di questi ricchi documenti. I punti di vista con cui guardare alla storia di un’industria e al significato più ampio dell’esperienza industriale sono tantissimi: c’è la letteratura, il cinema, le arti visive. C’è poi la novità della biblioteca, che ci mette nelle condizioni di offrire sul territorio un cospicuo patrimonio che non riguarda più solamente la storia della nostra azienda o delle aziende a noi collegate, di un nome, di un marchio, di un prodotto, ma anche materiale legato più in generale all’industria e al lavoro: a quel mondo industriale che continua ad esistere.

Foto:
Dalmine. Mostra “faccia a faccia”, Photo studio U.V., 2006. © Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Bergamo. Mostra “A ferro e a fuoco. Dalmine 1906-2006”, Altaluce, 2006. © Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine
Una selezione di documenti dell’Archivio,Photo studio U.V., 2005. © Dalmine Spa. Archivio Fondazione Dalmine

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