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Era il 2007 quando la città di Torino lanciava per la prima volta l’iniziativa “ContemporaryArt Torino Piemonte”, con l’intento di promuovere le diverse espressioni artistiche legate all’arte contemporanea, riunendo in un unico grande contenitore gli eventi presenti in città durante i mesi di ottobre, novembre e dicembre. Da allora “ContemporaryArt Torino Piemonte” è diventato un appuntamento fisso dell’autunno piemontese, contribuendo a fare di Torino un punto di riferimento per il contemporaneo in Italia. Quest’anno la manifestazione si presenta ricca di novità, con la riapertura della Galleria d’Arte Moderna – dopo due mesi di chiusura per il rinnovo dell’allestimento -, l’ampliamento della programmazione su un arco temporale di dodici mesi ed il coinvolgimento del capoluogo lombardo.
La volontà di fare sistema intorno all’arte contemporanea espressa dalle realtà metropolitane di Torino e Milano, resa possibile grazie al coinvolgimento delle Camere di Commercio delle due città e stimolata dall’imminente inaugurazione della linea ferroviaria ad alta velocità, si concretizza con l’avvio di un progetto congiunto che si sviluppa intorno ad una politica di promozione comune, appositamente pensata per i due capoluoghi e confluita nella redazione di un opuscolo di 85 pagine stampato in 400mila copie, che sarà distribuito anche sui treni dell’Alta Velocità. Se durante l’autunno sarà Torino a dare visibilità agli eventi legati all’arte contemporanea offerti nello stesso periodo dalla città di Milano, in primavera sarà Milano ad ospitare all’interno dei propri palinsesti le iniziative torinesi, con la presentazione del programma di “ContemporaryArt Torino Piemonte 2010”.
Un tentativo per incentivare non solo i consumi culturali, visto che esiste la possibilità di ottenere uno sconto sul costo d’ingresso di numerose mostre per coloro che decidono di spostarsi da una città all’altra per visitarle, ma anche per favorire il confronto tra spazi urbani che hanno conosciuto percorsi di crescita differenti in rapporto all’arte contemporanea. Mentre Milano resta ancora in attesa del suo primo museo d’arte contemporanea, Torino grazie alla presenza di importanti istituzioni come il Castello di Rivoli, la GAM, la Fondazione Merz, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, e all’organizzazione di iniziative come Artissima, Luci d’Artista, la Notte delle Arti, ha fatto dell’arte contemporanea una risorsa intimamente legata alla città ed un asset strategico da cui ripartire dopo la crisi della Fiat e il suo declino come città industriale.
La decisione di gettare un ponte tra ambiti territoriali geograficamente più o meno distanti, che possiedono però punti di contatto dal punto di vista artistico e culturale, non riguarda solo Torino e Milano – che già hanno tratto beneficio da questo tipo di sinergie con l’organizzazione del Festival Internazionale di Musica MiTo -, in quanto sono molteplici le città che tentano di instaurare scambi culturali per la valorizzazione delle proprie risorse. Il Comune di Reggio Calabria, ad esempio, dopo aver siglato una serie di accordi con importanti realtà metropolitane come Mantova, Genova, e la stessa Milano, per lo scambio temporaneo di opere d’arte con il duplice scopo di promuovere il proprio patrimonio culturale e di rilanciare il turismo nel proprio territorio, ha firmato sabato 31 ottobre un gemellaggio culturale con la città di Roma. L’iniziativa “Roma e Reggio Calabria, insieme per l’Arte”, coinvolge due grandi istituzioni cittadine – i Musei Capitolini di Roma e la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria -, e prevede l’esposizione presso i Musei Capitolini di tre dipinti rappresentativi delle collezioni della pinacoteca calabrese, e del dipinto “Diogene e Platone” e dei due busti marmorei di Pitagora e Omero, provenienti dalla Sala dei Filosofi in Palazzo Nuovo, presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria. Sebbene contenga degli spunti interessanti, resta debole l’idea che fa da sfondo a tale gemellaggio, in quanto tre sole opere non possono bastare da sole a “sviluppare un processo di conoscenza e rispetto delle identità locali e dell’immenso patrimonio di arte e cultura posseduto”, essendo necessari ben altri strumenti e ben altre politiche.