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Si fa presto a dire L’AQUILA. Ma la tragedia, l’emergenza abitativa, i primi passi della ricostruzione oggi fanno da sfondo a sfaccettature della realtà post terremoto profondamente diverse tra queste la perdita degli spazi della cultura. Il terremoto ha tolto a 100 mila persone il centro storico, “fonte di riconoscimento identitario”- ci spiega Antonello Ciccozzi antropologo aquilano-“unico luogo scelto nei secoli da tutto il comprensorio come riferimento d’eccellenza per i dove della cultura. Il recupero delle attività culturali per questo ruota attorno alla perdita del centro. Era lì che avevano infatti sede istituzioni come associazioni culturali. Tutte realtà che si sono rimboccate le maniche e si sono fatte oggi più che mai ambasciatori della città e delle sue sofferenze.
All’Aquila oggi i teatri stabili non sono più stabili: per il TSA, L’Uovo e l’ATAM si apre una stagione di itineranza che sarebbe tipica delle più alte produzioni se non avesse oggi il sapore della necessità. Si è ripartiti questa estate con la produzione Uscita di Sicurezza, adattamento teatrale dell’opera di Silone. La prima nello splendido scenario dell’anfiteatro Amiternum, inserita nel cartellone “Campi Sonori”organizzato dalla Protezione Civile. Ma l’inverno è arrivato e gli spettacoli all’aperto non sono più possibili. Il teatro comunale, sede storica del TSA, è inagibile e con esso il teatro san Filippo, il sant’Agostino e altre decine di sale nella zona rossa del centro. Così diventa inagibile la fruizione del teatro per migliaia di persone. I maestri dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, dopo un’ estate di concerti in tendopoli a ricostruire le anime, sono in tournee, – tappa principe la Scala di Milano- per una raccolta fondi destinata alla ricostruzione del teatro.
All’Aquila la musica non crolla recita lo slogan scelto da Alessandro Mastropietro, direttore artistico della società dei concerti Barattelli, per inaugurare la 64esima stagione concertistica. IL Forte Spagnolo è inagibile e allora l’auditorium della Guardia di Finanza è l’unica scelta possibile per non tradire la città. All’aquila la musica è di casa e non solo lo testimonia la presenza di grandi istituzioni ma anche quel più 17% di iscrizioni al conservatorio“A. Casella” “che in una città terremotata segna la strada della rinascita”ci dice il direttore Bruno Carioti.
Non poteva non rendersi conto del forte identificazione che gli aquilani hanno con i loro beni culturali il poeta greco Titos Patrikios, ospite d’onore del premio internazionale di poesia città dell’aquila intitolato alla scrittrice Laudomia Bonanni. Senza bando, senza gara, senza vincitori l’ ottava edizione si è svolta nel difficile autunno aquilano per non far mancare quell’apporto simbolico che ogni anno la poesia dà alla città.
Sa molto più di un simbolo lo slogan “L’Aquila città universitaria”. Prima del 6 aprile i 27 mila studenti dell’ateneo rendevano la città vecchia più fresca e aperta di quanto una realtà di montagna potesse essere. Dopo il 6 aprile l’Università è ripartita. Un’ estate intensa ha permesso la riorganizzazione degli spazi e della didattica. Alcune facoltà per inagibilità delle sedi si sono riversate in riadattate strutture che sorgono nei nuclei industriali. Spazi questi ultimi in cui la cultura che rinasce si tocca con mano. A Bazzano l’Archivio di Stato, Biblioteca provinciale e Facoltà di Lettere dal martoriato centro storico hanno ricostituito il loro spazio della cultura.
Tanti sin qui i passi compiuti per la rinascita della cultura, ma non si va né avanti né dietro. Il senso lo spiega lo stesso Luciano Marchetti vice commissario per la ricostruzione: “sono tutti passi in diagonale, la cultura all’Aquila combatte per riconquistare il suo centro storico”.