spiaggia sguardoA sei mesi dall’istituzione del ministero del Turismo, un giudizio sull’operato della ministro Michela Vittoria Brambilla non può non considerare la moltitudine delle iniziative intraprese, in favore dei numerosi attori della filiera del turismo, dalle imprese turistiche fino al fruitore finale, il turista. Nel maggio 2009, la notizia della costituzione di un ministero che prendesse in carico le sorti del settore produttivo (che occupa quasi il 15% della forza lavoro e raccoglie annualmente 140 miliardi di euro di giro d’affari) era stata accolta favorevolmente dagli operatori. Era necessaria una struttura centralizzata in grado di orientare con lungimiranza una politica del settore.
Ma, aspettando un programma sistematico (il decreto in via di approvazione dovrebbe offrirlo?), numerosi “flashback” riportano ad osservare la linea di tendenza perseguita dalla suddetta struttura: promozione, immagine e imprese ne rappresentano una sintesi. Prima il ri-lancio del discutibile nuovo portale del turismo italiano, inserito in una campagna immagine di ampio respiro dell’Italia per ridare identità al sistema nazionale, fino alle iniziative per i turisti a 4 zampe. Motto del premier: “Se vuoi aumentarla quota di mercato devi aumentare la promozione”.E a supporto delle imprese quali misure? A memoria se ne individuano due, se di agevolazioni per le imprese turistiche possiamo parlare. Il primo è l’accordo con Trenitalia-Alitalia, che prevede una programmazione strategica mettendo a sistema le politiche turistiche nazionali con quelle delle due compagnie di trasporto, il tutto sotto la supervisione di un comitato ministeriale appositamente costituito. L’evidente frutto dell’accordo è risultato essere la pubblicazione dei loghi delle rispettive aziende nel sito Italia.it. La seconda è il progetto “Italia & Turismo”, che mette a disposizione del settore dell’ospitalità turistica un plafond di 3 miliardi di euro finalizzati agli investimenti, erogati dalle banche italiane. A giugno il progetto era partito con l’adesione di 5 gruppi bancari per un credito di 1,6 miliardi; all’inizio di novembre  si aggiungono alla lista delle banche “benefattrici” altre tre banche. La domanda spontanea è: chi ci guadagna?
Nel frattempo il turismo nei primi mesi del 2009 ha retto, seppur con un lieve calo. Le imprese, si deduce dal Rapporto sulla stagione turistica 2009 dell’Ontit – Osservatorio Nazionale del Turismo -, hanno dimostrato di essere riuscite ad affrontare l’emergenza crisi grazie alle messa in atto di politiche di ribasso dei prezzi. Un risultato, quindi,  frutto dell’impegno (e del pegno) delle imprese turistiche per meritarsi un credito maggiore per i propri finanziamenti per le ristrutturazioni e le modernizzazioni, o per “progetti pilota” per la messa i pratica di percorsi di eccellenza.
È pur vero però che sei mesi dall’istituzione del ministero sono pochi per poter rilevare gli effetti dei provvedimenti, ma rimangono delle perplessità: se il compito del ministero del turismo è quello del regista nel quadro nazionale delle politiche del settore, coordinando e svolgendo funzioni di indirizzo generale, con che modalità interagisce (o prevede di interagire) con gli attori locali ai quali, nella riforma costituzionale del 2001, era stato attribuito il compito di definirle in modo autonomo, assolvendo alle funzioni amministrative e legislative? Hanno ancora valore i Sistemi turistici locali, e il ministero provvederà a potenziare e agevolare le azioni previste da questi strumenti?
Aspettando risposte, visto che c’è crisi, potremmo intrattenerci interrogando almeno la fortuna con un giro di roulette in uno dei casinò di un albergo di lusso, come previsto da proposta di decreto.