bookshop

Sono passati più di dieci anni da quando con l’emanazione della Legge Ronchey, nel gennaio del 1993, è stata introdotta la possibilità di affidare ai privati la gestione dei servizi aggiuntivi dei musei e dei siti archeologici dello Stato. Una legge che, a scapito delle aspettative, non è riuscita a creare un vero e proprio mercato intorno a tutte quelle attività, che vanno dalla vendita di libri alla ristorazione, dall’accoglienza alla didattica, e che si presentano quale indispensabile corollario alle funzioni di tutela e conservazione, storicamente svolte dalle istituzioni museali.
Secondo un censimento condotto dal ministero per i Beni e le attività culturali, i circa cento musei statali italiani dotati di un bookshop, hanno fatturato nel corso del 2006 poco più di 22 milioni di euro, a fronte dei 20 milioni di euro incassati dal Louvre, e dei 64 milioni di euro fatti registrare dal Metropolitan Museum di New York.
Dati che preoccupano, se si considera che il 50% di tale fatturato è realizzato solo da quattro dei più importanti musei italiani (la Galleria degli Uffizi e l’Accademia di Firenze, il Colosseo e la Galleria Borghese di Roma), e che rimettono in discussione le modalità attraverso cui la Legge Ronchey e i successivi decreti Buttiglione e Rutelli, hanno cercato di disciplinare una materia tanto delicata, per le implicazioni di carattere etico legate ai timori di una eccessiva e svilente “privatizzazione” della cultura, quanto fondamentale per la sopravvivenza delle stesse istituzioni museali, che incontrano non poche difficoltà nell’adottare criteri gestionali basati sull’economicità, capaci di prestare una maggiore attenzione alle entrate e alle uscite, secondo una logica di programmazione e controllo.
Una situazione che reclama e richiede un’imminente risoluzione, in un momento in cui le vecchie concessioni sono in scadenza e le gare pronte a partire sono state bloccate da una circolare del ministero per i Beni e le attività culturali, a seguito della sospensione del bando di gara della regione Campania per il mancato rispetto dei criteri ministeriali.