il giornalismo culturale_giorgio zanchini carocciDare una spiegazione esaustiva di cosa si intenda per giornalismo culturale non è così facile se si pensa che il termine stesso di “cultura” è per definizione tra i più complessi e polisemici dell’intero vocabolario. In questo volume Giorgio Zanchini, giornalista e conduttore di Giornale Radio RAI, fornisce un’analisi interessante delle diverse anime del giornalismo inteso nell’accezione culturale, suddividendo la trattazione in sei capitoli che ne approfondiscono la nascita e l’evoluzione storica, sia in Italia che all’estero.
Fin dalle prime pagine emerge la complessità della professione di giornalista culturale, che, come si legge nei capitoli successivi, è cambiata nel corso degli anni, adeguandosi alle esigenze della società e divenendo una figura elastica, in grado di occuparsi di molteplici argomenti: “Insomma, quando si parla di giornalismo culturale è bene sapere che ci si muove su un terreno friabile, soggetto a smottamenti”.
Da sottolineare il ruolo importante assunto dal nostro paese nella storia del giornalismo culturale, visto l’itinerario “originale” intrapreso dall’Italia a partire dal 10 dicembre 1901, giorno di nascita della Terza Pagina. Prima di tale data, infatti, le informazioni culturali erano parte della densa massa di notizie quotidiane, senza una vera e propria dignità autonoma.  In seguito, l’ingresso della Terza e del simbolo stesso, l’Elzeviro, era motivo di lustro per il giornale, in quanto spesso veniva affidato a penne raffinate. Negli anni la Terza Pagina ha conosciuto una rapida ascesa, divenendo presto luogo in cui la letteratura e il giornalismo instaurano un rapporto particolare, non limitati alla pura e semplice cronaca culturale, ma ampliate al confronto, alla discussione, al dibattito e anche alla contestazione.
A partire dal terzo capitolo si analizzano i cambiamenti e le novità introdotte nel giornalismo culturale, a partire dall’incontro con la cultura di massa americana, embrione della cultura postmoderna, la stessa che ha segnato la commistione tra cultura alta e bassa, abbattendo le gerarchie che in Europa (e soprattutto in Italia) erano date per assodate.
Il panorama internazionale, e in particolare quello anglosassone, propone un modello opposto a quello italiano, fornendo, secondo l’autore, un servizio probabilmente più utile al lettore, che viene informato e arricchito di un giudizio sull’offerta culturale della scena attuale: molte più recensioni di spettacoli ma pochi articoli di giornalismo “culturale” in senso stretto, rispondendo all’accezione di cultura nel senso lato del termine. I quotidiani francesi e spagnoli, invece, ospitano nello spazio quotidiano riservato alla cultura suggerimenti per le cose da vedere, ascoltare e solo talvolta leggere, minimizzando lo spazio dedicato all’attualità, all’uso di libri o dibatti inerenti alle notizie pubblicate.
L’ultima parte del testo si occupa degli altri media, diversi dalla stampa scritta. Se nella prima metà del Novecento quest’ultima ha avuto un ruolo centrale nella storia del giornalismo culturale, nella seconda metà del secolo scorso a divenire protagonista è stata la televisione, così come all’aprirsi del millennio si è posto al centro della scena un nuovo attore, Internet.
Il web rappresenta una rivoluzione al pari di quella gutenberghiana, vista la sua potenzialità di sottrarre spazio agli altri media, assorbendoli.  In altri termini, esso incrina le classificazioni consolidate tra cultura alta e cultura di massa, imponendo l’utilizzo di siti, blog, nicchie e altri angoli virtuali che sfuggiranno sempre più alle maglie dell’informazione “ufficiale e gerarchizzata” in cui sono state abituate a vivere le generazioni formatesi prima di Internet.
Potendo il lettore utilizzare direttamente le fonti informative, viene anche meno la funzione di giornalista come mediatore che seleziona per l’utente notizie, idee e dibattiti culturali. Un progresso indubbiamente utile ma anche difficile se si pensa che un oceano così vasto di fonti può disorientare un occhio poco attento, in cui giocheranno a favore affidabilità, prestigio e gerarchia. Nelle ultime pagine si legge l’interpretazione che l’autore dà alla scena attuale. In questo spazio vuoto, dove il navigatore è chiamato alla ricerca, si inserisce il nuovo giornalista culturale, il cui modo di lavorare cambia, ma non la sua funzione: quella di produrre strumenti narrativi e interpretativi che siano in grado di ridurre la complessità.

Il giornalismo culturale
Di Giorgio Zanchini
Carocci Editore Euro 10,00
ISBN: 9788843051588
www.carocci.it