rapporto federculture 2009

La crisi economica sembra non aver lasciato indenne neanche il settore culturale. E’ quanto emerge dal sesto rapporto annuale di Federculture presentato martedì 15 dicembre presso il Museo Maxxi di Roma. Il turismo culturale dopo venticinque anni di continua crescita subisce per la prima volta nel 2009 una battuta d’arresto, e decresce contestualmente il numero di visitatori dei musei gestiti dallo Stato che fanno registrare un calo delle visite pari al 3,88%. Tra gennaio e aprile 2009 i turisti americani e russi sono diminuiti rispettivamente del 35% e del 30%, e gli scavi di Pompei, uno dei siti più visitati in Italia, hanno perso il 12% degli ingressi.
Stiamo parlando di settori niente affatto marginali per l’economia italiana. Il turismo culturale, ossia quella parte di viaggi la cui motivazione principale risulta essere la visita a città d’arte, musei ed aree archeologiche, ha mostrato dal 2002 al 2007 un andamento crescente per quanto riguarda gli arrivi e le presenze di turisti italiani e stranieri, che risultano essere oggi circa 33 milioni, rappresentando oltre un terzo degli arrivi totali. Il turismo complessivamente inteso genera, infatti, oltre il 10,5% del Pil nazionale e se si considerano l’economia turistica ed il settore culturale e creativo il contributo in termini di Pil arriva al 13%, con circa 203 miliardi di euro. Più di quanto riescano a fare importanti settori come il tessile e il chimico, il cui apporto in termini di Pil non supera il 3%.
Eppure lo Stato sembra non riconoscere il valore della cultura in Italia. Il bilancio di competenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha conosciuto a partire dal 2006 una progressiva riduzione. Da uno stanziamento medio di 2.171 milioni di euro nel triennio 2003-2005, si è scesi ad una media di 1.961 milioni di euro nel periodo 2006-2008. Come messo in evidenza da Federculture, nel 2006 le risorse assegnate al MiBAC avevano subito una riduzione rispetto agli anni precedenti del 15,49% con un impegno di 1.860 milioni di euro. Anche se nel 2007 e nel 2008 gli stanziamenti avevano mostrato alcuni segnali di una lenta ripresa, nel 2009 il bilancio del MiBAC è precipitato a quota 1.719 milioni di euro, pari a circa lo 0,23% dell’intero bilancio dello Stato, con una flessione rispetto al 2008 del 23%. Un dato che pone l’Italia in una situazione di forte ritardo rispetto al resto dell’Europa, dove nei Paesi del nord lo Stato arriva ad investire in cultura il 3% del Pil.
In una situazione certamente non rosea, un ruolo rilevante nel sostegno all’arte e alla cultura è giocato dalle amministrazioni locali, Regioni, Province, Comuni, che nel 2007 hanno speso in termini assoluti 2.477 milioni di euro a fronte dei 1.987 milioni del MiBAC. La regione che ha stanziato di più per la cultura è stata il Trentino-Alto Adige con 159 milioni di euro, seguita da Sicilia, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, che hanno speso rispettivamente 142, 111 e 107 milioni di euro. I Comuni dedicano mediamente alla cultura il 3,6% del proprio bilancio corrente e il 2,5 del proprio bilancio in conto capitale, mentre le Province riservano ai beni e alle attività culturali il 2,10% del bilancio. Un ausilio prezioso che rischia di vacillare a causa dei minori trasferimenti economici da parte dello Stato, dell’abolizione dell’Ici, degli stretti vincoli imposti dal Patto di stabilità interno, delle novità introdotte dalla Carta delle Autonomie Locali e del futuro assetto annunciato dal federalismo fiscale.
Ma gli italiani continuano a credere nella capacità della cultura di contribuire alla crescita economica e sociale. Dal 1998 ad oggi, la spesa delle famiglie nel settore culturale è passata da 48 miliardi annui a 64 miliardi, con un incremento complessivo del 34%, dimostrando come negli anni si sia progressivamente consolidato il rapporto tra cultura, territorio e popolazione. E’ soprattutto il teatro ad aver conosciuto l’incremento più forte, con un aumento dei fruitori di spettacoli teatrali del 28,7%, a fronte di un aumento del 13,5% del pubblico dei concerti e del 7,5% dei visitatori di mostre e musei.
Tra luci ed ombre, una strada per uscire dalla crisi e fare della cultura uno dei fattori capaci di trainare la ripresa la suggerisce Roberto Grossi, presidente di Federculture, che individua tre principali linee di intervento: la predisposizione di un piano di riforme che consenta di rilanciare la ricerca, la scuola e la formazione; lo stanziamento di maggiori risorse destinate alla cultura, connesso ad una profonda modernizzazione del sistema d’offerta; lo sviluppo di un piano pluriennale tra Stato, Regioni, enti locali e gli operatori del settore per uscire dall’attuale situazione di stallo ed elevare il potenziale di crescita della cultura.