Intervista a Giancarlo Sciascia – ideatore e curatore del Non Festival  “Effimeri, Svegliati, Stavaganti. Metamorfosi dei Paesaggi Culturali

effimeri“Effimeri, Svegliati e Stravaganti”: questo il titolo scelto per l’evento che dal 29 giugno al 3 luglio si terrà presso la Villa ed il Parco di Corliano a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa. Con un nome così, è quasi d’obbligo chiedere “Ma chi sono in realtà questi “Effimeri, Svegliati e Stravaganti”?”
Gli “Effimeri, Svegliati e Stravaganti” sono una genie animata da sana curiosità.
Il nostro messaggio centrale è un invito ad aprirsi, a confrontarsi con gli altri attraverso la condivisione di un’esperienza estetica.
Un’esperienza che per sua natura è pubblica, capace di andare oltre le nostre aspettative e di trasformarci mentre si realizza con la nostra partecipazione. Un momento di protagonismo per tutti, un luogo d’incontro denso di ascolto e relazioni, con tutta l’ebbrezza propria del sentirsi insieme.
Allo stesso tempo, questa qualità dell’attenzione vogliamo che sia una specie di disinfettante in un’epoca, come la nostra, contusa e infelice per un uso massiccio di mezzi di distrazione di massa.
Sarà così possibile, nel nostro più profondo auspicio, riconciliarci anche, un passo per volta, con i luoghi che attraversiamo, il paesaggio dove viviamo, la bellezza del Paese dove abitiamo, una bellezza che ci ri-guarda e che gradualmente possiamo imparare a riconoscere e ad amare.

La manifestazione ha origine dalla valorizzazione della Villa di Corliano, dimora storica della prima metà del XVI secolo, ubicata a San Giuliano Terme. Qual è l’iter che vi ha portato dal recupero di un’antica dimora all’organizzazione di un evento interdisciplinare e poliedrico?
La Villa di Corliano, che ospita la manifestazione delle metamorfosi, è a suo modo fortunata. L’iniziativa si inserisce infatti in un percorso di valorizzazione già avviato, percorso che vede la Famiglia Agostini Venerosi della Seta impegnata nella tutela e apertura del sito da anni.
L’idea è nata da una piacevole conversione col Conte Agostino Agostini, un po’ per gioco e un po’ per amor dell’utopia, ossia per desiderio di ciò che non c’è…ancora.
L’immagine che ha acceso in me la più viva nostalgia del futuro è la suggestione di un momento di festa da ambientare nel suo luogo d’elezione, il giardino di verzura, anfiteatro naturale ai piedi del monte e circondato dal bosco, sospeso in un tempo silente ma non sopito, semmai da ridestare.
A completare il quadro sono bastati alcuni cenni da parte del Conte alla storia della Villa, già sede nei secoli delle Accademie, degli Svegliati e, in seguito, degli Stravaganti, i cui simboli (la lepre e la tartaruga) sono tuttora ben visibili sugli affreschi esterni del sec. XVII.
La predilezione per l’accostamento fra contemporaneo e storico, da un lato, e per il confronto fra diversi tipi di linguaggio, dall’altro, è una mia prerogativa, che ho sentito esaltata da questo luogo e dai suoi rimandi, votato fin dalle origini alla speculazione, all’innovazione e alla sperimentazione.
Perciò è maturata l’idea di ospitare lì attività culturali capaci di “ispirare” e mettere in moto la creatività, il “pensar sentendo”, motore di ogni innovazione culturale, economica, tecnica.

Sia nei comunicati stampa ufficiali, sia nelle varie presentazioni della manifestazione, si ribadisce più volte la natura “non festivaliera” dell’evento. Cosa intendete dire quando affermate che “Effimeri, Svegliati e Stravaganti” è un non festival?
Questa domanda mi da un gran sollievo, una gradevole leggerezza – conquistata non senza fatica.
Lo scopo del non sta tutto nella volontà di distrarre per liberare l’attenzione. Siamo partiti dalla considerazione della mancanza di attenzione come uno dei mali del nostro qui ed ora.
Il NoN che mettiamo davanti a tutto non è un “No”, non nega, semmai invita a chiedersi “cos’altro allora, se NoN?” Attraverso una domanda si apre il campo a una pluralità di narrazioni possibili.

Apparentemente, guardando il programma e la tipologia delle numerose iniziative proposte, anche il vostro non-festival, non sembra essere molto diverso dagli eventi che, al contrario, amano definirsi tali. Cosa è allora che differenzia “Effimeri” dalla galassia di festival, che animano l’Italia in ogni periodo dell’anno?
Il programma compone palesemente un’offerta di tipo festivaliero, è vero, ma non senza porre l’accento su quale sia il tipo di festival a cui ci riferiamo. Non si tratta però soltanto di una questione terminologica. Quel che ci sta cuore è recuperare l’attenzione di chi legge o partecipa, e costruire per questa via la maggior consapevolezza possibile, affermare e dar rappresentazione a quanti abbracciano un approccio critico nei confronti dei diversi modi di produrre cultura e/o aggregazione sociale. Per far qualche esempio, allora, non guasta distinguere una rassegna da un festival e ancor più un contenitore generalista da una proposta fortemente tematizzata o legata al suo contesto.
Altro aspetto fondamentale, legato al carattere di attivazione territoriale insito nella nostra formula, è la volontà di contribuire all’innalzamento delle competenze locali in fatto di valorizzazione culturali. Per questo abbiamo attivato il corso sperimentale Mediatori per festival ed eventi, riscuotendo l’attenzione da parte della Provincia di Pisa, che auspica la possibilità di creare in futuro  opportunità lavorative in tal senso a vantaggio di tutta l’area di sua competenza.
Ciò che distingue il nostro festival lo diranno tutti coloro che accetteranno il nostro invito.
La varietà delle esperienze che proponiamo è la nostra scommessa, tentiamo di unire persone diverse e lo facciamo a partire dalle loro storie, per questo abbiamo messo al centro la narrazione e ci auguriamo di aver lavorato alla creazione di un ambiente accogliente per ogni espressione.

Pensando nello specifico al format, pensate sia riproducibile in altri contesti territoriali?
Se doveste sintetizzare in poche parole chiave, quali direste essere gli “ingredienti” del non-festival “Effimeri, Svegliati e Stravaganti”?
Senz’altro il format è riproducibile in tutto o in parte. Anzi, devo confessare che fin dal principio è stato pensato per esserlo. La struttura modulare facilita questa possibilità. In questa direzione è stata stipulata, inoltre, la convenzione che ci lega all’Adsi (Associazione Dimore Storiche Italiane), consistente anche nella possibilità, per gli organizzatori effimeri, svegliati e stravaganti, di proporre interventi di valorizzazione presso altre residenze d’epoca appartenenti al medesimo circuito.
Per sintetizzare in poche parole chiave il senso di metamorfosi dei paesaggi culturali devo far riferimento a due dimensioni e mezzo che devono esser poste sullo stesso piano di importanza:
– la prima è riferita all’oggetto e lega l’esperienza estetica alla valorizzazione di un sito o di un aspetto che simboleggia caratteristiche distintive per il territorio (per noi le ville medicee cinquecentesche o quelle settecentesche da divertimento con lineamenti pellegriniani);
– la seconda riguarda gli scopi dell’iniziativa che si propone di attivare un processo di sviluppo locale che parta dalla costruzione di una rete territoriale fondata su trasparenza, costruzione di capacità e investimento in creatività diffusa;
– l’ultima mezza dimensione incarna le due precedenti nella modalità di produzione/partecipazione, in particolare considerando il gruppo di lavoro come una comunità di auto formazione e interpretando in modo esplicito e condiviso la propria proposta culturale come un’azione di negoziazione di senso nel panorama locale (l’opposto del low profile), che esprime la propria cittadinanza organizzativa, sulla cui base perdere o guadagnare consenso.

mostra-livornoIn che modo “Effimeri, Svegliati e Stravaganti” è un processo che parte dal territorio, lo attraversa e lo rielabora, per creare sviluppo locale?
Per esempio con gli eventi itineranti andiamo a illuminare un piccolo borgo antico e ne raccontiamo la storia in tre ore, alternando la narrazione con la partecipazione ad attività performative di arte contemporanea, per lasciare un segno profondo e personale attraverso l’esperienza diretta e l’emozione che suscita. Con questa proposta, oltre ad attraversare fisicamente il territorio, coinvolgiamo l’intero borgo e ci auguriamo d’indurre gli abitanti a prendersene cura, consapevoli dell’attenzione di cui il luogo in cui vivono è degno. Cerchiamo di creare fiducia e appartenenza.
La scelta delle località dove questi 2 eventi si svolgeranno il 29 e il 2 luglio è pensata per abbracciare idealmente l’intero arco dei monti pisani, da Calci a Molina di Quosa.
Fra i progetti artistici che abbiamo selezionato, abbiamo scelto di commissionare a Maria Chiara Calvani Storia e Geografia: terre narrate, parole osservate, un lavoro che si compone di grafica, video e interviste agli abitanti di San Giuliano Terme, per partire dalle persone e produrre una rappresentazione del luogo che abitano, provando cioè a dar forma e colore alle loro parole, alle immagini e perfino ai sogni, per poi restituirli con una video installazione durante il festival.
Forse, ci siamo detti, allenare l’immaginazione può esser un modo per invogliare ognuno a non abbandonare i propri sogni, e a mettersi in gioco.

A livello istituzionale quali risposte avete ricevuto rispetto a questa proposta di creare sviluppo locale, in termini di contributi economici, di partecipazione e di apprezzamento?
Quali attori sono stati più protagonisti e attivi? E quali sono state le principali difficoltà incontrate?
Gli enti locali hanno sostenuto a vario titolo la nostra iniziativa senza alcuna perplessità.
In particolare la disponibilità del Comune di San Giuliano Terme è stata fondamentale per abbattere i costi operativi con apporti in natura molto onerosi altrimenti.
Un aspetto interessante consiste nella decisione di assegnare strada facendo un contributo economico, possibilità inizialmente esclusa.
Ciò è avvenuto in virtù di una collaborazione sempre più intensa, sempre improntata alla massima trasparenza gestionale, un coinvolgimento che ha motivato l’amministrazione a darci più fiducia.
La Provincia di Pisa ha concesso il suo Patrocinio e ha mostrato un forte interesse nei confronti dell’attività formativa collegata al NoN festival, attività attualmente in corso e il cui monitoraggio sarà sottoposto alla valutazione dell’amministrazione provinciale per ispirare sviluppi futuri.
La Regione Toscana concede Patrocinio e promuove l’evento sul portale web dedicato al turismo.
Non mancano tuttavia le difficoltà. La lentezza nel dar risposte, la frammentazione degli interlocutori che comporta un tempo piuttosto lungo di orientamento per individuare i referenti opportuni, la circolazione delle informazioni mai omogenea, per cui occorrono diverse verifiche prima di aver la certezza che tutti abbiano inteso la stessa cosa e negli stessi termini.

In piena fase organizzativa, avete anche avviato anche una campagna di fund-raising per cercare di coinvolgere nel progetto alcuni attori privati, attivi soprattutto sul territorio toscano. Come è stata condotta questa campagna? E quali esiti ha avuto?
La campagna di raccolta fondi è stata avviata in primo luogo per far fronte alle esigenze di budget e in secondo per diffondere il più possibile una cultura della responsabilità sociale d’impresa – pienamente coerente coi nostri scopi. Una responsabilità sociale d’impresa emancipata dalla logica dei due tempi, prima produrre profitto e poi porre riparo alle esternalità negative scaturite.
I risultati sono stati soddisfacenti, se scontiamo due fattori critici quali la novità della nostra proposta e della nostra organizzazione, e la crisi in atto.
Se i contributi economici sono stati sporadici, abbiamo ottenuto un ampio successo in termini di sponsorizzazioni tecniche, innalzando enormemente la qualità della nostra offerta e riducendone in maniera significativa i costi.
Grazie alle sinergie attivate ad esempio per la mostra di tanta speme, che offriamo a titolo gratuito, saremo in grado di allestire un’esposizione assai evocativa a un costo minimo. Ben 4 i soggetti ingaggiati, per la stampa, l’allestimento, l’ambientazione sonora e la comunicazione.
Abbiamo fin dall’inizio puntato molto su questo aspetto, tanto da partecipare, senza fortuna, al primo bando per l’economia civile promosso alla fine dello scorso anno da Banca popolare Etica.
Più in generale, le banche hanno espresso sempre un forte imbarazzo a manifestare approvazione verso la nostra proposta. Da tutti i colloqui che ho sostenuto è emersa una tendenza di fondo volta a sfumare la diversità di una proposta rispetto alle altre espresse dal territorio, una politica che mira a non scontentare nessuno. La congiuntura economica negativa in cui versiamo ha fatto il resto e la risposta registrata è stata improntata a un atteggiamento cauto, peraltro giustificatamente, che in concreto ha significato l’assenza di alcun riconoscimento della bontà della nostra proposta e del merito di un sostegno, anche nell’impossibilità di erogare contributi.

Nella fase di progettazione dell’appuntamento, avete organizzato un corso di formazione per Mediatore per festival ed eventi, in funzione del non festival “Effimeri, Svegliati e Stravaganti”. Quest’anno anche la Biennale di Venezia Arte ha introdotto questa nuova figura professionale.  Che ruolo svolge e quali competenze pensate debba avere nello specifico?
Per il buon esito del festival quale importanza ha l’inserimento di questa figura professionale?
Il ruolo che le mediatrici per festival ed eventi svolgeranno (hanno risposto soltanto le donne al nostro bando di selezione) sarà di grande importanza perché articoleranno e arricchiranno in maniera sensibile i livelli di partecipazione alle varie attività prodotte e più in generale alla visita del Parco e della Villa. Saranno realizzati laboratori artistici per i bambini in fascia mattutina e percorsi attivi per gli adulti nel pomeriggio.
Anche in questo caso siamo partiti da una intuizione e da una scommessa. Osservando la mancanza o la rarità di servizi simili nella nostra zona, ci siamo proposti di sperimentare questa possibilità e abbiamo creato una sezione educativa che in maniera trasversale sarà in grado di mettersi a disposizione degli stili cognitivi ed emotivi dei partecipanti per ingaggiarli alla storia dell’arte presente in Villa e alle poetiche degli artisti coinvolti nelle varie esperienze in programma.
Anche se non mi nascondo che, trattandosi di una novità, potrà esserci qualche timidezza iniziale nell’accoglierla, sono convinto che le persone che verranno a vivere “Effimeri, Svegliati e Stravaganti – Metamorfosi dei paesaggi culturali” la troveranno molto utile e divertente.

Il sottotitolo della manifestazione è “Metaformosi dei paesaggi culturali”. Come è cambiato, dal vostro punto di vista, l’approccio alla cultura sia da parte del pubblico che del privato nel corso degli ultimi anni? E che contributo una manifestazione come la vostra è capace di offrire allo sviluppo di nuove dinamiche relazionali, incentrate sulla cultura?
Dal nostro punto di vista l’approccio alla cultura per quanto riguarda le scelte pubbliche si è andato caratterizzando sempre più nella direzione del sostegno ad attività festivaliere concentrate in un unico momento dell’anno, lasciando vuoti periodi dell’anno piuttosto prolungati.
Da più parti, dall’esperienza di una città turistica come Pisa, ho raccolto invece l’esigenza di un’offerta culturale di qualità medio-alta ma con un carattere continuo in ogni periodo dell’anno, senza la schizofrenica accensione improvvisa, cui segue una disillusione.
Ciò che più mi entusiasma dell’esperienza/esperimento che stiamo conducendo su noi stessi con “Effimeri, Svegliati e Stravaganti” è la possibilità di costituire insieme una comunità di apprendimento, che mentre mette al lavoro le competenze di ognuno, crea valore e intercetta bisogni al suo esterno.
Una formula cooperativa basata sulla condivisione della conoscenza sperimentata con successo a Berlino, una delle città più dense di creativi al mondo.
Un altro aspetto degno di nota è la scelta di un format composto da più moduli, ciascuno con un suo referente ma accomunati da una serie di principi e da una qualità dell’esperienza da proporre.
Ogni giorno sarà diverso dall’altro, ogni attività sarà unica, ma l’attenzione alle persone e ai luoghi sarà omogenea.
Una cosa che mi sento di poter affermare è la capacità che un’iniziativa come la nostra possiede di creare aggregazione intorno all’istanza della valorizzazione. Le forze attive localmente in ciascuna frazione hanno percepito nel nostro interesse un riconoscimento altamente motivante. Le persone che si dedicano nelle associazioni di base ad attività di cura e promozione del territorio hanno ricevuto una gratificazione importante pur nel mantenimento delle rispettive autonomie: ci piace pensare che il nostro lavoro teso a unire sia stato e sarà prezioso. Costruiamo legami che sono ricchezza perché aumentano le relazioni e la pensabilità delle potenzialità d’insieme.

Cosa vedete nel futuro di “Effimeri, Svegliati e Stravaganti – Metamorfosi dei paesaggi culturali”?
La storia di questa stagione di preparazione in vista dell’evento ormai imminente ci sprona a continuare, consolidando la proposta attorno ai suoi nuclei fondamentali: le ville del lungomonte pisano, il confronto fra linguaggi artistico-culturali e lo stimolo allo sviluppo locale.
Rispetto a questi assi stiamo raccogliendo importanti segnali di consenso sia dal basso che dall’alto e ci pare che l’azione di mediazione culturale e attivazione territoriale che stiamo svolgendo non sia  vana. Davvero è stata vinta l’inerzia? Ci sarà la volontà di continuare a definire insieme questo percorso?  Queste e altre questioni ci auguriamo animino il dibattito in occasione della conferenza convocata per il 30 giugno presso lo stabilimento Bagni di Pisa di San Giuliano Terme.