visita_guidata1Intervista a Francesca Duimich – Presidente della Confesercenti guide turistiche (Federagit Roma)

Il 10 e il 16 dicembre le guide turistiche italiane hanno manifestato contro il pericolo imminente che il governo modifichi la legislazione vigente nel settore istituendo una figura professionale della guida nazionale che sostituirà la guida provinciale. Sarebbe un adeguamento a recenti normative europee, nello specifico alla direttiva 2066/123/CE. Perché non siete d’accordo e qual è la proposta?
Nella direttiva europea 123 (la cosiddetta Bolkenstein) un articolo afferma che tutte le autorizzazioni devono avere validità nazionale. Ma è già stato dimostrato che la nostra professione non ricade sotto il regime delle “autorizzazioni” ma delle “abilitazioni professionali”. Noi ricadiamo sotto la direttiva 36 che riguarda le professioni ed è già stata recepita dall’Italia. La direttiva 36 ha regolamentato due diritti europei: il primo è il diritto di stabilimento, che consente ad una guida turistica europea di potersi stabilire in un altro Paese membro. L’Europa riconosce che la guida turistica è una professione caratterizzata da una specificità territoriale; si prevede quindi per la guida un’integrazione della formazione. L’altro diritto che la 36 riconosce è quello della prestazione temporanea. La 123 fa salve le misure della direttiva 36 sulle professioni, che non avevano abolito la competenza territoriale.
In un  paese come l’Albania o come l’Irlanda è forse possibile lo status di guida nazionale, ma in un Paese come l’Italia non è pensabile. Un recente censimento dei beni culturali ne ha enumerati oltre 200mila. In alcune Province, come quella di Roma per esempio, non basta una vita intera per conoscere compiutamente tutto il patrimonio culturale esistente. Estendere la competenza da provinciale a nazionale significa permettere che una guida turistica fornisca un servizio di scarsa qualità, che non sappia rispondere a molte domande, che la prestazione, da specializzata diventi generica. È per questo che ci opponiamo.
La direttiva 123 inoltre fa salvi quelli che sono chiamati “motivi imperativi di interesse generale”. Una sentenza della Corte di Giustizia europea del 1991 include tra questi “motivi” la valorizzazione del patrimonio nazionale storico e la corretta divulgazione delle conoscenze sul patrimonio artistico e culturale. Nella direttiva 123 sono anche salvaguardati principi quali la promozione delle diversità culturali regionali e la tutela dei consumatori, varie volte ripetuto e sottolineato. La direttiva prevede che alcune professioni presentino delle specificità. 
L’Europa, tramite il C.E.N. (Comitato Europeo di Normalizzazione) ha definito la professione di guida come avente caratteristiche territoriali. Vari atti europei riconoscono come diverse le professioni della guida e dell’accompagnatore. L’accompagnatore viaggia insieme al gruppo, ha  una formazione professionale che comprende competenze di tecniche turistiche, non gli è riconosciuta la competenza territoriale. 

Ci sono già stati tavoli tecnici con il ministro Brambilla o con Ronchi, per la discussione delle vostre motivazioni?
Nonostante numerose lettere inviate alla loro attenzione, non siamo stati mai ricevuti dai Ministri. Abbiamo avuto un incontro con  il vice capo gabinetto del Dipartimento Turismo, in settembre.  Solo con l’inizio della mobilitazione, c’è stato un orecchio più attento. E’ stato aperto un tavolo tecnico di confronto e il 22 dicembre siamo stai ricevuti dai funzionari del Dipartimento Turismo.

Entro quanto dovrebbe essere recepita in Italia la direttiva 123?
Dovrebbe esserlo entro il 28 dicembre, ma probabilmente il decreto legislativo di recepimento slitterà un poco. Siamo riusciti ad ottenere che nel decreto legislativo di recepimento della Direttiva 123 non sia scritto nulla sulle guide turistiche.
E’ stato presentato alla Camera dall’On. Fabio Granata un disegno di legge di riordino della professione, in cui ci riconosciamo.
Il Dipartimento Turismo ha deciso di avviare in tempi brevi il riordino della legge sulle professioni turistiche, non solo quella di guida. Abbiamo ricevuto garanzia che questo avverrà consultando le associazioni e i sindacati di categoria maggiormente rappresentativi a livello nazionale. I contenuti di tale legge di riordino sono tutti da stabilire. Noi siamo convinti che il diritto europeo non richiede cambiamenti sostanziali dell’ordinamento giuridico italiano in materia. Ma il Dipartimento delle Politiche Comunitarie afferma che l’Europa richiede delimitazioni diverse delle competenze territoriali delle guide. Il confronto è aperto.

guida_veneziaPensa ci siano dei motivi che possano generare una pressione dall’esterno affinché il recepimento della 123 possa indurre questo ordine di difficoltà per le guide turistiche?
I grandi Tour Operator europei, le grandi multinazionali del turismo, con le loro associazioni di categoria, dal 1986 premono sulle istituzioni europee ed italiane per far effettuare tutte le visite guidate non dalle guide, ma dai loro capo-gruppo di passaggio, non lasciando quindi alcun beneficio alle comunità locali, né versamenti fiscali o previdenziali. I Beni Culturali dell’Italia devono costituire una risorsa per il nostro paese.

Per capire l’ordine di grandezza dell’impatto sui lavoratori del settore in Italia, quante sono le guide turistiche nel nostro Paese?
Nel 2007, a seguito della legge 40 Bersani, è stato reso più facile l’accesso alla professione. Prima della Bersani eravamo circa 10mila. In questi due anni sono stati rilasciati molti nuovi tesserini. Posso stimare che siamo 15mila. Il rilascio del tesserino non garantisce tuttavia l’inserimento nel mondo del lavoro.

Quale percorso di formazione professionale è necessario per accedere alla professione?
Il percorso varia da regione a regione. Per lo più è previsto un esame di abilitazione provinciale. Alcune regioni hanno previsto un corso preparatorio all’esame, come in Toscana.
L’Europa, tramite il C.E.N., ha approvato nel 2008 uno Standard minimo di formazione delle guide turistiche (EN 15565 – 2008). Alla formazione concorrono numerose materie: una guida deve sapere illustrare il territorio di esercizio nei suoi molteplici aspetti che includono la storia, la storia dell’arte, l’archeologia, l’architettura, il paesaggio, le istituzioni sociali e politiche del paese visitato e tutte le manifestazioni che contribuiscono a formare l’identità culturale di un territorio. Il C.E.N. riconosce importanza alle tecniche di comunicazione, alla gestione dei gruppi, alle tematiche interculturali. In aggiunta alle conoscenze teoriche, largo spazio è dato al training tecnico-pratico. Il C.E.N. prevede, al fine di “creare comprensione reciproca”, una padronanza fluente e non meramente scolastica di almeno una lingua straniera.
La suddetta proposta di legge presentata dall’On. Granata recepisce tale Standard europeo.  Si  prevede la laurea in materie umanistiche come prerequisito. E’ previsto un esame di abilitazione, a seguito di un corso specifico sul patrimonio culturale del territorio dove si intende lavorare.
Il pubblico è molto vario ed esigente in termini di qualità, il 40 per cento delle visite guidate è richiesto da scuole e università. Già ora le guide attualmente abilitate sono quasi tutte laureate.

Praticando la professione, le guide turistiche sono dipendenti o liberi professionisti?
Siamo dei lavoratori autonomi, con partita Iva. Solo in rarissimi casi ci sono delle guide dipendenti. Il lavoro è precario, stagionale, privo di copertura in caso di malattia o infortunio. Per legge si devono versare contributi INPS. La pensione poi è proporzionale alle somme versate e spesso è molto bassa.
Quale futuro per il turismo secondo la percezione di un operatore del settore?
Nonostante la crisi dell’anno, c’è stata una certa ripresa a settembre e ottobre. La situazione sembra rimettersi in movimento. Un nodo cruciale è legato alla formazione, non solo degli operatori, ma anche degli amministratori. A lungo non è stata data importanza alla competenza specifica che occorre a chi prende decisioni in materia di turismo. Ormai il turismo è riconosciuto come un settore di attività fondamentale nel nostro paese. Per fornire servizi di qualità, è necessaria maggiore qualificazione a tutti i livelli, non meno.