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Intervista a Fabio De Chirico – Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria
La rinascita della Galleria Nazionale di Cosenza, riaperta da poco, passa soprattutto attraverso l’ultima iniziativa di cui è stato protagonista: l’acquisizione di ben 38 opere in comodato d’uso gratuito dalla collezione della banca Carime. Come è avvenuta la gestione dell’accordo e dell’operazione? Con quali finanziamenti?
Quando sono arrivato in Calabria, nel maggio 2008, la prima questione, di tutela e valorizzazione, che mi si è posta era di notevole importanza. La Galleria Nazionale risultava aperta anche se di fatto “chiusa” perché le opere erano stipate in deposito. Contestualmente mi si sono presentate alcune questioni già aperte in passato, tra cui questa della Banca Carime, per il trasferimento delle cui opere si parlava da anni. Ho avuto una sorta di colpo di genio, quando il mio direttore, Roberto Cecchi, che aveva l’interim (non essendoci il direttore ufficiale), ha nominato me ad interim alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici.
Come dovrebbe fare ogni soprintendente al momento dell’insediamento, sono andato fisicamente alla ragioneria a visionare i conti. Ho scoperto che c’erano una serie di finanziamenti destinati a palazzo Arnone: fondi sostanziosi derivanti dal Gioco del Lotto mai utilizzati, che risalivano addirittura al 1998. Va detto anche che una delle molle che mi ha spinto a muovermi in questa direzione è che palazzo Arnone, sede della Galleria, è oggetto di un intervento di restauro fin dal 1982, anno di acquisizione a patrimonio dello stato, per il quale si aspetta la consegna di tutta una serie di ambienti destinati a museo. Avevo l’ansia di capire a che punto fossero questi lavori e queste risorse. Questi fondi erano tenuti lì, in giacenza perché non decadono. L’ammontare era alquanto consistente: circa 1milione e 500mila euro.
La prima cosa che sono riuscito a fare è stata la richiesta di destinazione di alcune somme per l’occasione delle Giornate Europee per il patrimonio 2008. Il 27 settembre è stata quindi riaperta la Galleria. Nel frattempo ho ripreso l’iniziativa con la Banca Carime, convocando i responsabili per un primo incontro. In quella occasione ho scoperto che c’erano ben 38 dipinti custoditi nel loro caveau, e che da tempo avevano la volontà di destinare alla Galleria Nazionale. Delle opere di grandissimo valore che documentano un’area artistica prevalentemente meridionale.
Dopo il primo incontro il problema è risultato una mancanza di fondi. La banca poteva mettere a disposizione una somma decisamente esigua, di circa 30mila euro con la quale era impensabile creare un allestimento. Quindi il primo scoglio era sicuramente economico, ovviamente unito alla ripresa della trattativa e alla parte amministrativa. C’era stata infatti una precedente bozza di comodato condivisa a suo tempo dalla banca, ma per la quale non era mai iniziato un iter, mai sottoposta alla Direzione Generale. Grande fautore al tempo era stato il sindaco di Cosenza, Salvatore Perugini, ma l’ostacolo fu sia economico che diplomatico. Quindi mi sono personalmente armato di grande disponibilità e diplomazia e ho ripreso faticosamente i contatti. Per l’allestimento abbiamo ricevuto la destinazione di circa 500mila euro dei fondi “morti” , e abbiamo ricevuto un fondo di 1 milione, sia per le opere che per la sezione Boccioni. Grazie all’intervento del soprintendente BAP di quel momento, Stefano Gizzi, mi sono stati affidati i fondi. Da quello che si può intuire, la storia della collezione Carime è molto lunga e travagliata, ma anche oggetto dell’attenzione dell’opinione pubblica calabrese. Le opere sono state infatti acquistate con i contributi di questa regione, e più volte si è rischiato che i dipinti fossero destinati ad altre sedi (perché la banca ha cambiato configurazione nel corso degli anni, ora UBI, con conseguente spostamento dirigenziali e accorpamenti). Poi c’è stato anche un passaggio a Fondazione Carical ma la Carime è rimasta la banca di riferimento nella regione per la cultura. L’avv. Andrea Pisani Massamormile, il presidente, è inoltre molto attento alla valorizzazione del Sud essendo napoletano e persona di grande cultura. Altro elemento che ha favorito la trattativa accelerandola è stata la visita del presidente. La galleria infatti presenta un allestimento ultra moderno, con musica in diffusione e opere sospese, senza strutture che vadano a “minare” la fruizione dell’opera stessa o che siano invasive, insieme ad apparati didattici e multimediali.
Così si è iniziata l’attività dei lavori. Contemporaneamente sono stati lanciati i bandi di gara per l’allestimento, e la progettazione. Un momento problematico che avrebbe potuto provocare uno stop dell’operazione è stato il cambiamento dei due funzionari della sezione di Cosenza, poi passati al gruppo che fa capo a Bari. Si è quindi dovuto riprendere una contrattazione, per capire esattamente la vicenda. Si ventilavano anche le possibilità che le opere potessero andare a Bari ma con grande diplomazia abbiamo continuato la procedura con il MiBAC, compresa assicurazione, questione legali, e quanto altro.
Ora è una grossa soddisfazione essere ad ottobre inoltrato e avere tra le mani il progetto completo. Si prevedono lavori per alcuni mesi e ci auguriamo che a febbraio 2010 ci sarà l’apertura con l’allestimento completo.
Le 38 opere sono di altissimo valore. Ci cita qualche esempio?
Sono opere che documentano un’area artistica prevalentemente meridionale.
L’ opera più antica della raccolta è il dipinto di Giovanni Bellini con la collaborazione del fratello Gentile raffigurante Cristo al Calvario e il Cireneo, eseguito intorno al 1460. Rilevante il corpus di dipinti del Sei e del Settecento riferiti all’ area centro- meridionale, napoletana in particolare. Tra questi la monumentale pala d’altare raffigurante Santa Caterina d’ Alessandria di Innocenzo Tacconi, tra i più fedeli allievi di Annibale Carracci e il Sogno di San Giuseppe di Andrea Sacchi, esponente illustre della pittura classicista seicentesca. Ed ancora le pregevoli opere di Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera, degli olandesi Gerrit van Honthorst e Dirk van Baburen. Ancora nell’ ambito della pittura di area meridionale, di grande pregio e suggestione le tele pendants raffiguranti Santa Lucia e Sant’ Agnese di Francesco Guarino.
Arricchiscono la collezione il dipinto di Mattia Preti raffigurante Cristo e la Cananea, di evidente e forte suggestione reniana; le belle tele di Luca Giordano, eccezionale interprete della pittura barocca e per il Settecento le opere di Francesco Solimena, Paolo De Matteis, Francesco De Mura, Pietro Bardellino.
Di grande interesse le opere che costituiscono la sezione moderna e contemporanea, tra queste il Ritratto femminile di Silvestro Lega, tra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli, e l’ interessante Gisella di Umberto Boccioni del 1907, capolavoro prefuturista dell’artista. Quest’ultimo dipinto è davvero una punta di diamante. L’ingresso in Galleria di un Boccioni è molto importante perché palazzo Arnone possiede un corpus sostanzioso di opere grafiche di Boccioni, circa 65. Dopo la nostra collezione c’è quella di Milano. Era importante arricchire con un dipinto, oltretutto perché il pittore ha origini calabresi. Dal sito www.articalabria.it si può accedere a tutte le informazioni nel dettaglio.
Ha parlato di un ruolo importante della Galleria per la vita cittadina. Ci fornisce qualche indicazione sul flusso dei visitatori della Galleria Nazionale?
Lo scorso anno abbiamo ricevuto circa 3500 visite, chiaramente ad ingresso gratuito, considerando che in Calabria ancora non si è attivata l’assegnazione dei servizi aggiuntivi.
Quello che posso dire è che il flusso è alquanto incostante. A giorni abbiamo un affollamento di circa 200 persone. I visitatori sono prevalentemente scolaresche e turisti. Alcuni di questi vengono dalla Germania e altri paesi europei, ma anche da molto lontano, dal Giappone per esempio, perché nella galleria ospitiamo un pezzo unico, un manufatto di rara bellezza: si tratta della croce stauroteca in oro e smalti donata secondo la tradizione da Federico II al Duomo di Cosenza nel 1222. E’ un pezzo che abbiamo in comodato dall’Arcivescovo di Cosenza. Il flusso quindi non è omogeneo, né costante. Si susseguono picchi e momenti di stasi.
Rispetto ai nuovi progetti, si pensa ad aumento di flussi, di ricadute economiche positive, o si tratta di una attività prevalentemente per la valorizzazione del patrimonio?
Occupandomi anche di museologia, la mia idea è di unificare le diverse sezioni con un omogeneo e coerente criterio allestitivo, una strategia di valorizzaizone che spero abbia influenza anche sulle presenze. Considerando che abbiamo 40 opere del patrimonio, la collezione Carime, poi le opere di Boccioni (alle quali dedicheremo una sezione a parte), e poi altre opere nei nostri laboratori, depositate addirittura 30-40 anni fa in restauro, immaginavo questo museo composto da queste quattro sale espositive.
A proposito di cessione delle opere regionali del patrimonio, come avvengono e in che rapporto è la Soprintendenza con l’amministrazione regionale?
Il tutto si svolge nel quadro dell’APQ della regione Calabria. Questo Accordo ha previsto il finanziamento di 1 milione e 400mila euro, ma si consideri che sono per il territorio. il recente APQ specifico per i beni culturali è di ben 2 milioni, destinati al restauro di opere nostre, quelle dei laboratori. Le opere di cui parlo saranno in gran parte musealizzate e ne sarà curata la salvaguardia e la sicurezza, mentre le altre rientreranno nelle sedi di pertinenza.
Pensa che questo della Galleria di Cosenza sia un caso raro o che sia facile reperire fondi?
Penso che ci sia un problema di gestione dei fondi, in particolare quelli della comunità europea. Il problema che voglio segnalare è che vengono erogati a organi politici e non ai tecnici. La gestione dei fondi è politica e i tecnici sono interpellati solo nel momento dell’accordo, molto spesso con una tempistica del tutto sbagliata. È capitato di essere stati interpellati tre mesi prima per un restauro da 1milione 400 mila euro, perché c’era necessità di chiudere i bilanci. È una situazione veramente incresciosa: abbiamo tantissime risorse che purtroppo non possiamo gestire tecnicamente in termini di individuazione dei bisogni reali (esigenze e priorità conservative), cronologia della progettazione e di avvio dei lavori. Gli organi politici ovviamente non possiedono il ‘polso’ della situazione, in termini di mappatura del degrado, e quindi dovendo necessariamente ricorrere a noi (come previsto dalle norme) la fanno con i loro tempi, che spesso non coincidono con quelli della Soprintendenza.Ma si fanno tutti gli sforzi per non perdere queste preziose opportunità.
A proposito di fondi. Quale è il budget della galleria per il 2010?
Non abbiamo budget. Si parla tanto di una gestione virtuosa dei fondi per i direttori dei musei ma se il budget non esiste è evidente che siamo dinanzi ad un paradosso. Non c’è stato mai un euro destinato alla Galleria Nazionale (che risulta essere parte della Soprintendenza) se non per spese di funzionamento, che peraltro si riducono sempre di più. Solo quest’anno del 30%. È sempre più importante quindi l’utilizzo dei fondi regionali. Mi auguro di poter sfruttate al meglio questi spazi, proponendo negli spazi espositivi della galleria in via di acquisizione delle mostre temporanee anche di arte contemporanea o altre iniziative per valorizzarla, come abbiamo cercato di fare nei mesi scorsi. Oppure apriamo per concerti per fare in modo che possa essere un luogo di cultura della città. È che bisogna attivarsi per trovare sponsor. In questo contesto l’esperienza di Banca Carime si è rivelata molto positiva. Spero che questa operazione di comodato avrà una ricaduta molto positiva sulla galleria e sulla sensibilità del territorio.