agro_romano_vincoloIl 25 gennaio scorso, con decreto del Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha dichiarato l’ambito meridionale dell’Agro Romano compreso tra le vie Ardeatina e Laurentina come zone “di notevole interesse pubblico”, sottoposte pertanto a vincolo paesaggistico. Un provvedimento, questo, molto discusso, che riguarda direttamente una delle quattro aree del piano regolatore sotto osservazione da parte della soprintendenza per il vincolo di tutela, che interessano la zona di Roma nord e lungo l’Aurelia.
Da una parte troviamo la Soprintendenza statale, che dichiara, attraverso le parole dello stesso ministro Sandro Bondi, “la necessità di assicurare che la crescita e lo sviluppo della città di Roma non avvengano a scapito della qualità del suo territorio e con pregiudizio della sua identità paesaggistica”. A favore della decisione si schierano le associazioni ambientaliste, da Italia Nostra, Colle della Strega e Verde urbano, assieme ai proprietari dei parchi e la stessa Eur spa, società quest’ultima che destina più di 1 milione l’anno per i soli interventi di manutenzione ordinaria.
Dall’altra parte troviamo invece gli enti locali, Regione e Comune, che avevano destinato per quell’area la costruzione di un milione di metri cubi destinati all´edilizia residenziale e popolare; a questi si aggiunge l’indignazione dei costruttori titolari dei terreni, che reagiscono nei confronti del decreto, reo di frenare bruscamente lo sviluppo edilizio della zona, compromettendone i relativi interessi perché bloccati nella possibilità di espandersi a Sud.
In difesa del provvedimento risponde il sottosegretario Francesco Giro, autore della mediazione con tutti i soggetti interessati, che dichiara che il vincolo è “molto mediato, realistico, capace di coniugare in modo straordinario ed efficace le esigenze assolutamente legittime rappresentate dagli imprenditori per uno sviluppo della città con il diritto-dovere dello Stato e del governo di tutelare compitamente l’identità dell’Agro romano”.
Vincolo che non significa, infatti, impossibilità di costruire: il decreto, precisa Bondi, prevede piccole aperture ai costruttori, che potranno comunque continuare a edificare attraverso soluzioni rispettose dell’ambiente e della vita dei cittadini, con “un’attenta rilocalizzazione volta a lasciare libere zone verdi per riqualificare quelle aree già in parte compromesse da insediamenti abusivi”.
La linea seguita dal MiBAC accoglie le esigenze di tutela espresse in passato da più voci autorevoli, in vista delle numerose manifestazioni estive e degli allestimenti temporanei dei parchi promossi in quest’ area della città, come la recente proposta di realizzare un Gran Premio di Formula Uno proprio all’Eur il prossimo agosto.
Allo stesso tempo, la polemica scaturita dal provvedimento ha fatto emergere alcune lacune di comunicazione ai vari livelli della pubblica amministrazione, in materia di pianificazione paesaggistica, il cui risultato è un piano regolatore che ha recepito solo in parte le osservazioni della Soprintendenza in materia di tutela paesaggistica.
In questa prospettiva, proprio per la loro rilevanza nazionale, tali valori dovrebbero essere garantiti dal concorso di tutti i livelli territoriali di governo, accogliendo quelle osservazioni costruttive che siano in grado di preservare la qualità paesaggistica di un territorio, senza snaturarne l’identità.
Tali obiettivi, che il Ministero ha fatto propri, si pongono come tentativo di riaprire la collaborazione istituzionale con la Regione Lazio in vista del piano regionale, non ancora approvato.
Va da sé che se la strada da percorrere è quella della copianificazione, gli intenti dichiarati fanno ben sperare, nell’auspicio che il fine della tutela rimanga un principio ispiratore non solo nell’immediato, ma anche in vista delle future esigenze di sviluppo della Capitale.