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La missione di ICOM – International Council of Museum è sicuramente ambiziosa:
“ICOM is the international organisation of museums and museum professionals which is committed to the conservation, continuation and communication to society of the world’s natural and cultural heritage, present and future, tangible and intangible”.
Con i suoi 28.000 membri concentrati in 137 nazioni del mondo, ICOM è riuscito a creare sul territorio una vasta rete di rapporti tra professionisti museali che a loro volta si sono raccolti in 115 National Committees, 30 International Committees e 17 International Associations.
Come ogni grande famiglia, esso soffre dell’eterogeneità dei suoi affiliati. Si va dall’Europa agli Stati Uniti dove la cultura ha assunto un suo ruolo e una sua fisionomia presso la società civile, a paesi come la Cambogia dove il traffico di opere d’arte è il più alto al mondo.
A fronte di tale disparità, l’importanza di ICOM è quella di permettere l’incontro tra professionisti museali e addetti ai lavori al fine di creare una visione e un modo d’agire comune. Questo è significativo soprattutto se si considera che ciascun paese ha al suo interno normative e leggi differenti in materia.
Se da un lato il confronto è sempre proficuo e permette lo scambio di esperienze e buone pratiche, dall’altro esso comporta spesso la difficoltà di comunicare e comprendersi. Il rischio, infatti, è che ICOM sia considerato come portatore di un expertise che per certe nazioni è assolutamente superato, mentre può essere all’avanguardia per altre.
Non è estranea a tali considerazioni l’Italia, dove realtà diversissime co-abitano e si confrontano su uno stesso territorio: da un lato musei di grandi e medie dimensioni, con una storia, un percorso, un pubblico consolidato; dall’altro collezioni di piccole o piccolissime dimensioni che non potrebbero neanche essere considerate musei. Tali strutture, che si presentano come delle autentiche Wunderkammer i cui collezionisti sono spesso le stesse comunità locali, hanno comunque un valore e ricevono un riconoscimento da parte delle Istituzioni.
Non bisogna inoltre trascurare che in Italia, oltre al patrimonio museale, è necessario confrontarsi con il patrimonio diffuso. Proprio recentemente, a seguito del terremoto in Abruzzo, è emersa la necessità di individuare sul territorio delle “responsabilità” e capire quale debba essere il ruolo di ICOM Italia con i suoi relativi compiti.
Questi, insieme ad altri spunti, sono emersi in occasione dell’assemblea di lunedì 15 febbraio, svoltasi a Torino per l’elezione del Presidente e del nuovo Consiglio Direttivo.
In tale sede si è sottolineata la necessità di strutturare maggiormente ICOM Italia sia da un punto di vista giuridico sia da un punto di vista amministrativo, consolidando la struttura permanente già esistente e attribuendole maggior capacità d’azione.
Le recenti elezioni hanno visto la vittoria di Alberto Garlandini alla Presidenza e del nuovo Consiglio Direttivo (Daniele Jalla, Paola Marini, Vito Lattanzi, Maria Vittoria Marini Clarelli, Alberta Campitelli, Tiziana Maffei, Marianela Pucci e Luigi Maria Di Corato) e hanno rappresentato un momento di scontro tra due visioni diverse e spesso contrastanti del panorama museale italiano, quella dello stesso Garlandini e quella di Mario Bucolo.
Il dibattito ha offerto spunti di discussione interessanti, primo fra tutti quello sulla comunicazione.
ICOM Italia, che ha recentemente investito notevole impegno nel miglioramento del sito web. Molti sforzi devono però ancora essere fatti, con il duplice scopo di diventare un mezzo per fornire informazioni corrette ed autorevoli in merito allo stato dell’arte, della museografia e della museologia, ma anche per promuovere sé stesso e la sua missione. Troppe persone che operano nel settore non conoscono ICOM ed il suo potenziale. Tra queste i ragazzi, che primi fra tutti utilizzano assiduamente internet e i social network, devono diventare il primo obiettivo di tale campagna.
A ciò si aggiunge la difficoltà per gli stessi giovani di trovare spazio all’interno delle professioni intellettuali. E’ necessario, quindi, incentivare la meritocrazia e parallelamente permettere ad essi di affacciarsi al mondo del lavoro in ambito culturale facendo esperienze al suo interno. Ciò potrebbe essere possibile istituendo accordi con l’Università o attivando scambi con l’estero.
Oltre ai giovani, un’altra risorsa è rappresentata dalle nuove figure professionali che operano già da tempo nell’ambito della cultura e dei musei, ma che hanno ancora difficoltà ad inserirsi e ad essere riconosciute. Esse possono fornire un contributo significativo ad ICOM che ne deve diventare portavoce.
Nei confronti del pubblico, invece, è necessario promuovere e sostenere una maggiore partecipazione e co-operazione in modo da avvicinare i musei alle comunità locali: sviluppare programmi di educazione per bambini e famiglie.
In ultimo va sottolineato che, nella prospettiva di realizzare un programma coerente di interventi, è necessario operare nella logica della sussidiarietà che attribuisce un ruolo complementare a pubblico e privato in base alle proprie caratteristiche e specificità.