Oggi il mercato del vino è in continua espansione tanto da far diventare questa bevanda un vero e proprio status symbol. Anche Hollywood non è rimasta insensibile a questo processo: basti pensare a Sideways o al documentario Mondovino, due grandi successi che ruotano attorno al mondo enogastronomico. Ma anche in un mercato florido come questo non mancano difficoltà: grande concorrenza, prezzi ridotti, nuovi paesi produttori, spaesamento del consumatore.
Per fronteggiare questi ostacoli e la nuova concorrenza, la tendenza è quella di riscoprire la storia, l’uvaggio, quel terroir particolare che rendono unico quel determinato vino. E’ proprio questa la sfida della Fondazione ProVinea ed il maestro del cinema Ermanno Olmi: attraverso l’audiovisivo promuovere l’operazione di “qualificazione”, come ama definirla il dr. Claudio Introini, Coordinatore della Fondazione, dei terrazzamenti in Valtellina; esempio di quella viticoltura “eroica”, di montagna, sempre più a rischio di scomparsa per vari motivi. Il dr. Introini ci spiega le difficoltà di questo territorio, che vanta terrazzamenti sostenuti da 2.500 chilometri di muretti a secco, in una intervista gentilmente rilasciatami. Oltre l’impossibile concorrenza con la grande distribuzione troviamo: un eccessivo frazionamento di questi appezzamenti, un’elevata età degli addetti alla viticoltura, e l’impossibilità di lavorazioni meccanizzabili quindi la necessità di una cospicua manodopera. Oltre a candidarlo, attraverso questo documentario, come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, Introini spiega le funzionalità di questo progetto:
“Confortare i nostri viticoltori della partecipazione e della vicinanza di tutta la comunità locale e regionale affinché rimanga immutato, e anzi cresca, il loro attaccamento alla vigna: in quanto percepita come elemento culturale, paesaggistico, storico e ambientale fortemente espressivo di tutto il territorio valtellinese. Concretizzare e potenziare un profondo ed indissolubile legame fra coloro che attendono alla coltivazione del vigneto ed il circuito commerciale produttivo e turistico che ne propone il vino in modo da creare una filiera virtuosa che guidi il consumatore ad individuare nella “vigna terrazzata di Valtellina” l’elemento emozionale aggiuntivo e specifico di valorizzazione delle qualità sensoriali e gustative dei nostri vini. Agire nei confronti dell’intera popolazione locale ed, in particolare, delle attività imprenditoriali presenti in provincia affinché il “territorio vitato terrazzato” venga interpretato e percepito come bene pubblico di enorme e qualificante immagine identificativa territoriale.” Ma soprattutto, sottolinea Introini, è importante “fare emergere il convincimento che il patrimonio viticolo terrazzato della Valtellina non è solo un bene da preservare per ciò che rappresenta del passato, ma è anche un “capitale in divenire” in grado di attivare un profondo e virtuoso processo di attenzione all’intero territorio comprensoriale”.
Sul perché la scelta di un film-documentario per aiutare questa causa enologica Introini dichiara:
“ I terrazzamenti sono una viva testimonianza di sapienza, di capacità produttiva e di valorizzazione del territorio per quanto di eroico è stato fatto nei secoli dall’uomo che in passato, per necessità, con diligenza e scienza, si è rapportato positivamente all’ambiente creando un’agricoltura che, ancora oggi, è esempio concreto di interazione fra l’uomo e la natura. Tale testimonianza può essere comunicata o con un percorso diretto sul territorio o con immagini e spunti narrativi che sappiano raccontare come si è creata e come continuerà la esemplarità distintiva dei terrazzamenti di Valtellina”.
La Fondazione ProVinea ha affidato il compito di raccontare questa realtà ad un grande regista quale Ermanno Olmi al fine di: “Esprimere  nelle immagini il concetto precedentemente esposto, per cui abbiamo bisogno di una sensibilità e una capacità artistica che prescinde dalla pura visione del territorio e del processo produttivo. In questo, è fuori da ogni dubbio che il Maestro Ermanno Olmi rappresenta uno fra i professionisti di più grande valore. Inoltre l’opportunità di una precedente personale conoscenza con un componente del nostro cda ha facilitato la scelta ed il successivo accordo.”
Dopo l’anteprima al Festival Internazionale del film di Roma del 2009, la distribuzione di “Rupi del Vino”, questo il titolo del documentario, prevede due specifici indirizzi di comunicazione, come precisato dal dr. Introini: “Uno di carattere provinciale, curato e organizzato dalla Fondazione Fojanini, nell’ambito del progetto di un ciclo di conferenze che si propongono di documentare la popolazione locale, in primis gli allievi delle scuole medie primarie e superiori, sulla particolarità territoriale, paesaggistica e viticola della zona terrazzata. L’altro di comunicazione fuori dalla Provincia attraverso la proiezione di “Rupi del Vino” in qualità di “evento speciale” nei festival e nelle rassegne cinematografiche sia nazionali che straniere”. Della lista delle rassegne internazionali in cui il film sarà presente prossimamente ne segnalo solo alcune: Stoccarda, Parigi, Montevideo etc.
Sugli aspetti peculiari del mercato del vino Introini così risponde: “Il consumo si è via via orientato verso prodotti di qualità, con specifica origine complessità organolettica. Si va evidenziando quindi la ricerca di vini che sappiano offrire le garanzie di una corretta etica sia aziendale che territoriale e che sappiano sollecitare nel consumatore ricordi emozionali singolari,sia nel territorio e sia nelle tradizioni che ne fanno la tipicità. Ed è per questo aspetto che i terrazzamenti in Valtellina sono motivi di interesse verso parecchie nicchie di mercato”.
Rubiamo una citazione del maestro Olmi alla fine del suo “Rupi del Vino”, per concludere: “Ci sono cinque buoni motivi per bere: l’arrivo di un amico, la bontà del vino, la sete presente e quella che verrà, e qualunque altro.” E proprio quel “qualunque altro” sono la tipicità del territorio che rendono unico e inimitabile la bottiglia di vino.