L’8 e 9 aprile si è svolto il Workshop internazionale “Roma 2010-2020, nuovi modelli di trasformazione urbana”, promosso dal Comune di Roma, che ha coinvolto esperti di urbanistica e architetti di fama mondiale (tra cui Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Richard Meier, Santiago Calatrava, Zaha Hadid), con l’obiettivo di tracciare le linee di sviluppo della Capitale nei prossimi dieci anni. La conferenza ha incentrato il dibattito su due grandi tematiche: “La Città storica: le aree dismesse come provocazione di sviluppo” e “Periferie: dall’espansione alla ricostruzione dell’identità”. Entrambi i temi hanno offerto e offriranno importanti spunti di riflessione e daranno vita a progetti che inevitabilmente condizioneranno lo sviluppo e la vivibilità della città.
La prima tematica, in particolare, ha già punti di riferimento importanti, oltre che nel mondo, anche nella Capitale stessa, che possono indicare la strada da seguire per ottimizzare il processo di riconversione che si vuole attuare nella città. Roma, infatti, ha in parte saputo avviare, già da metà anni Novanta, un processo di riqualificazione urbana, attraverso il riutilizzo di aree dismesse, che ha coinvolto interi stabilimenti industriali (come l’ex-birreria Peroni divenuta sede del museo Macro, oggi in fase di ampliamento su progetto dell’architetto Odile Decq) e importanti zone della città, come ad esempio l’area Flaminio – Foro Italico e l’area Ostiense Marconi – Porto Fluviale, mirando a farne nuovi poli culturali, promuovendone così lo sviluppo economico e sociale e la maggiore frequentazione da parte di tutta la cittadinanza.
La prima area, infatti, è connotata dalla presenza dell’Auditorium Parco della Musica, imponente opera architettonica realizzata da Renzo Piano e centro affermato della vita culturale capitolina, e il MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, progettato da Zaha Hadid e realizzato sul grande complesso dell’ex-caserma Montello, che aprirà definitivamente al pubblico il 30 maggio 2010. Entrambe le soluzioni architettoniche si inseriscono nel tessuto urbano circostante, pur caratterizzandosi per la forte componente innovativa e creativa delle strutture che le rendono opere di per sé, e hanno contribuito a riqualificare un quartiere, connotatosi per il Villaggio Olimpico e relegato negli anni a quartiere dormitorio.
La seconda area, invece, caratterizzata da numerosi edifici di archeologia industriale (di cui il Gasometro è, forse, il più noto), è soggetta da anni ad un processo di trasformazione che mira alla riconversione in polo culturale dell’area di più antica industrializzazione: la Centrale Montemartini, il Teatro India, il Macro-Future e l’Università di Roma Tre, con l’utilizzazione di ex-strutture produttive (l’ex-centrale termoelettrica, l’ex-fabbrica Mira Lanza, l’ex-Mattatoio, l’ex-Alfa Romeo, ecc.), ne sono un esempio palese, e la realizzazione della Città dei giovani presso gli ex-mercati generali (progettata dall’architetto Rem Koolhaas), ne sarà il definitivo compimento.
Queste aree sono due dei migliori esempi, presenti nella Capitale, di riconversione funzionale e architettonica di complessi industriali ed edifici in disuso a fini culturali e rappresentano, dunque, una risposta eloquente ad una problematica ampiamente discussa quale è la questione dell’inserimento nella città abitata di un corpo ad esso estraneo, come può essere considerata una fabbrica, una centrale o una caserma. Infine, grazie al Dl n. 42 del 2009, che ha avviato l’acquisizione da parte degli enti locali del patrimonio demaniale dimesso, potrà essere riconvertita la destinazione d’uso di molti altri edifici, quali caserme, depositi, ecc., offrendo così un’ulteriore opportunità di rigenerare e valorizzare parti della città storica.