Si dice che gli opposti si attraggano. In genere si parla di storie d’amore ma pare che invece sia una formula di successo che va ben oltre le vicende sentimentali.
Quello che mi piace pensare è che “gli opposti” siano “opposti” solo per chi li osserva: in realtà sono uniti e legati da qualcosa che avvicina l’uno all’altra al di là di ciò che è comprensibile dall’esterno, qualcosa che caratterizza la loro vera essenza. Agli occhi dell’osservatore appaiono solo le due estremità, mille volte più lucenti del sottilissimo ma indispensabile filo che le unisce. Arte e impresa rientrano per definizione tra gli opposti: due ambiti che nell’immaginario collettivo (perché la realtà potrebbe essere ben diversa) si fronteggiano quanto cuore e mente nei romanzi d’amore: l’estro dell’arte e il rigore degli obiettivi aziendali; la sregolatezza degli artisti e la sistematicità dei processi produttivi …e il filo sottile e indispensabile dov’è?
La creatività, il gusto per l’eccellenza, la professionalità ed il rigore per la ricerca.
Questi sono i valori che l’arte condivide con il terziario avanzato che è settore il cui patrimonio risiede nella capacità, nella professionalità e nella creatività di chi vi lavora: società di consulenza, di ingegneria, di information technology, di comunicazione e marketing, servizi integrati, etc.
Dunque il terziario avanzato è il filo sottile e i valori che questi mondi condividono, sono la linfa vitale di cui entrambe si nutrono.
L’Unione Industriale di Napoli ha colto in questo legame un’opportunità e l’ha sfruttata in pieno con l’iniziativa “Imprese da talenti: le imprese del terziario avanzato investono nell’arte contemporanea”.
La Sezione Terziario avanzato dell’Unione Industriali di Napoli, presieduta da Paolo Minucci Bencivenga, ha puntato i riflettori su questo binomio con una bella iniziativa che ha visto come protagonisti 12 aziende internazionali, ed altrettanti artisti campani. Le aziende hanno ospitato, nei loro spazi, una o più opere create da uno tra gli artisti che il sorteggio gli ha affiancato. Tutte le opere sono state esposte presso il PAN (Palazzo Delle Arti di Napoli) in una mostra collettiva. Un bel progetto diretto e coordinato da Fabio De Felice e Aldo Carlotto per la parte tecnica, e da Maria Savarese per la parte artistica.
Che i riflettori si siano spostati dagli estremi del filo? Che si riesca finalmente ad andare oltre i luoghi comuni? Che la trasversalità dei valori vada ben oltre i libri di testo?
Intanto è un inizio, un bell’inizio! Un’iniziativa che ha tradotto alla perfezione il suo pay off : “Ogni azienda ha bisogno di un talento; Ogni artista ha bisogno di un’opportunità”.
I risvolti positivi della collaborazione arte- impresa sono citati in molti libri di testo, negli studi di organizzazione e gestione del personale e in quelli di comunicazione, ma l’Italia pecca un po’ di spirito di iniziativa; il passaggio dalla teoria alla pratica è ostile e visto con diffidenza.
Quindi oltre che l’iniziativa in sé, bella, ricca di stimoli e di possibilità, un plauso va al coraggio e alla sperimentazione degli organizzatori nonché alla riuscita di un triangolo aziende- arte- istituzioni ( il PAM è del comuni di Napoli) su cui pochi avrebbero scommesso.