Sarà un fine settimana destinato a sancire l’ingresso di Roma nel mondo dell’arte contemporanea. L’evento trainante è l’inaugurazione del MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, che per l’occasione ha organizzato tre diversi appuntamenti nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, prima di aprire ufficialmente al pubblico domenica 30 maggio. A completare un calendario già ricco di iniziative ci sono anche l’apertura straordinaria dei nuovi spazi del MACRO, il museo di arte contemporanea del comune di Roma, e la fiera “Roma. The Road to Contemporary Art”, che ospita 67 gallerie nazionali ed internazionali nei padiglioni dell’ex mattatoio di Testaccio.
Il clima che si respira in questi giorni è di fermento e di grandi aspettative, ma anche di polemiche e perplessità nei confronti di una struttura che nel corso degli anni ha dimostrato di non essere sempre all’altezza della situazione. Per costruire il MAXXI sono stati necessari, infatti, undici anni – durante i quali si sono succeduti sei ministri della cultura -, e 150 milioni di euro, ai quali si sommano i soldi spesi dal Ministero per i Beni Culturali per l’acquisizione delle quasi 300 opere che costituiscono il nucleo iniziale della collezione permanente del museo. Francesco Bonami, direttore della Biennale di Venezia del 2003, ed oggi direttore artistico della Fondazione Sandretto Re Rebaundengo, ha pubblicamente dichiarato di essere preoccupato e allarmato per la gestione a suo parere “catastrofica” del MAXXI, esponendo i suoi dubbi anche sul valore qualitativo delle opere comprate dal Ministero e sui criteri di scelta delle stesse. Contenuti a parte, i veri problemi di questo grande museo progettato dall’archistar anglo-irachena Zaha Hadid, sono legati alla scarsità delle risorse finanziarie con cui dovrà presto fare i conti per assicurare l’espletamento delle sue attività correnti. Con lo scopo di offrire al nascente museo una struttura gestionale più solida il 29 luglio 2009 è stata istituita la Fondazione MAXXI, presieduta da Pio Baldi i cui organi principali sono il Consiglio d’Amministrazione – di cui oltre allo stesso Baldi fanno parte Roberto Grossi, presidente di Federculture e Stefano Zecchi, professore ordinario di estetica a Milano -, ed il Comitato Scientifico, a cui partecipano Baldi, Anna Mattirolo – direttrice del settore arte del MAXXI -, Margherita Gruccione – direttrice del settore architettura del museo -, insieme a Carlos Basualdo, Jean-Louis Cohen, Beatrice Buscaroli e Peter Greenaway. Ma secondo quanto affermato dal presidente Baldi per il momento il MAXXI “cercherà di andare avanti con fondi ristrettissimi” pari a 10 milioni di euro l’anno, dei quali 2,5 milioni derivano dai contributi ministeriali, un’altra parte è messa a disposizione da Arcus Spa, ed i restanti dovranno essere reperiti direttamente dal museo.
Parlando di una struttura che aspira a diventare un punto di riferimento per il contemporaneo a livello internazionale, il confronto con l’estero appare inevitabile. Per costruire la Tate Modern, attualmente tra i primi cinque musei d’arte più visitati al mondo con 4.747.537 visitatori, di anni ne sono bastati cinque anche se il progetto è costato in tutto 134 milioni di sterline. Il museo inglese nei suoi primi cinque anni di vita ha generato un impatto economico sull’intera città di Londra tra i 75 e i 140 milioni di sterline, creando tra i 2.000 e i 4.000 nuovi posti di lavoro, la metà dei quali localizzati all’interno dell’area in cui sorge il museo. La Tate Modern che annovera tra i suoi finanziatori società come UBS, Unilever, Bloomberg, Fujitsu Services, Access Industries e Nissan, negli anni passati è riuscita ad ottenere quasi il 60% delle entrate da fonti private, guadagnando 5 milioni di sterline dai soli servizi di bookshop e catering.
Una volta passata l’euforia iniziale, il MAXXI dovrà affrontare la prova più difficile: dimostrare di essere un museo capace di apportare valore aggiunto a se stesso, alla città che lo ospita e al settore culturale in generale.